Oltre sei milioni di euro, 6,2 per l’esattezza, per i prossimi tre anni per evitare di riempire la discarica di Noce Mattei e superare, come accaduto negli ultimi due anni, il limite delle 20mila tonnellate da conferire nel buco, come imposto dall’assemblea dei sindaci soci del Cogesa.
E’ questo quanto è emerso ieri nella riunione del controllo analogo della società partecipata dove è stato depositato (ma non ancora discusso e approvato) il bilancio di previsione della società pubblica.
Di fatto con la previsione in bilancio il Cogesa ha recepito quella che era stata una precisa richiesta dei sindaci, preoccupati per il riempimento repentino della discarica sulmonese dovuta anche e soprattutto all’ingresso dell’Asm, ovvero della città dell’Aquila, tra i Comuni soci. Ingresso che negli ultimi due anni ha portato al conferimento nella discarica di Sulmona di 40mila tonnellate l’anno di rifiuti.
Il consistente stanziamento in bilancio, però, non dovrebbe portare ad un aumento delle tariffe, ma neanche ad un loro abbassamento, e questo grazie al maggiore fatturato previsto nei prossimi tre anni: dai 18,7 milioni di euro ai 22 milioni di euro.
Resta il problema, comunque, della produzione eccessiva di rifiuti (altro che rifiuti zero): il sistema Refolo che dovrebbe dimezzare la quantità di quelli da conferire in discarica producendo Css (combustibile per inceneritori e cementifici), non è stato ancora autorizzato dalla Regione, nonostante le promesse che si succedono ormai dall’estate scorsa.
Nel frattempo per evitare di essere sommersi dai rifiuti, bisognerà pagare per trasferirli in altri siti e, si spera, aumentare e soprattutto migliorare la qualità della raccolta differenziata: per questo il Cogesa a partire da oggi avvierà una campagna di informazione anche attraverso uno spot (guarda nella sezione “de visu”).
Irrisolto resta anche il problema dell’organico, che poi è quello che in fase di stoccaggio produce i miasmi contestati l’estate scorsa dai residenti delle frazioni. La trattativa con Navelli per aprire un impianto di trattamento sul suo territorio va avanti, ma sarà difficile convincere il sindaco a cedere. “Se l’operazione Navelli non andrà a buon fine – commenta l’assessore alle Partecipate di Sulmona, Stefano Mariani – bisognerà chiarire la sorte dei 50mila euro che abbiamo versato come caparra a Biofer. Non escludo un’azione risarcitoria nei confronti di chi prima ci ha dato il via libera e poi si è rimangiato la parola”.
Il piano B, d’altronde, non è di quelli che tranquillizza il dibattito, perché si tratterebbe comunque di trovare un nuovo sito per installare l’impianto che, almeno dal punto di vista olfattivo, è molto impattante.
Il controllo analogo di ieri, nel quale non sono mancati momenti di accesa discussione sulla vicenda giudiziaria del falso verbale, si è aggiornato ora al prossimo 16 marzo, quando il bilancio sarà discusso nel merito prima di essere sottoposto all’assemblea per l’approvazione.
allora, scrivo per tutti per chiarire questo aspetto: il REFOLO tanto decantato non è un sistema che riduce i rifiuti , ma un sistema che lavora l’organico, separandolo dai possibili metalli pesanti (e qui dovrebbero controllare che quel pentolone lo faccia davvero e sempre!) e trasformando quello che è classificato come rifiuto in un materiale codificato CSS (combustibile solido secondario). poiché in Italia il CSS non può essere usato per la combustione se non in centrali termoelettriche superiori a 20 MWp mi spiegate cosa cazzo lo costruiscono a fare? è chiaro che è solo un tentativo di utilizzo di una tecnologia al solo scopo di lavorare un maggiore quantitativo di organico! a mio avviso si chiama “elusione”. poi sulla tecnologia REFOLO, vecchia di quasi 10 anni, ho i miei legittimi dubbi. non vorrei che fosse solo una grossa pentola vecchia.
Allora Torniamo alle vecchie discariche, ogni paese individua un’area nel suo territorio lontana da sorgenti e si costruisce il “ buco” impermeabilizzato e tombiamo tutto li dentro. Quando riempito il buco, lo ricopriamo con un metro di terra, piazziamo due tre dispersori di biogas e ci piantiamo sopra un bosco.
Il servizio di raccolta differenziata costa molto, con vari passaggi degli operatori in base alla tipologia di rifiuto, e lo paghiamo noi tutti. Per chi ha la sfortuna di possedere una casa grande e ci vive da solo, sono uccelli paduli amari, praticamente buona parte delle sue entrate se ne vanno per pagare le utenze e le tasse “imposte” dai vari Enti. Poi se hai ereditato vecchie case che non riuscirai a vendere e nemmeno a regalarle, perché le seconde case non le cerca più nessuno proprio per via delle tasse “imposte”, allora finisci in povertà.
La distruzione della proprietà, che fa girare l’economia, per ingrassare questi famosi Enti di gestione: Comuni, Saca, Cogesa e compagnia cantante.
Se vivi da solo paghi per tre, in base ai metri quadri posseduti. Una legge sui rifiuti prevedeva che gli stessi dovevano essere PESATI al momento della raccolta, in modo che ogni famiglia pagava per quello che produceva.
È sotto gli occhi di tutti che si scannano per fare i Sindaci, anche di un minuscolo Comune, anche per piazzare parenti e amici nei vari posti lavorativi di questi Enti, prendersi i gettoni di presenza.
La denuncia alla Procura per il “ falso Verbale” del Cogesa, che è stata archiviata in questi giorni, è stata partorita per fare pressione da chi aveva ed ha ancora interesse a fare entrare un congiunto nel Cogesa come ingegnere.