Il piano di risanamento di Cogesa dovrebbe essere depositato oggi dagli advisor, anche se il suo contenuto resta un mistero. Indiscrezioni parlano di una “transazione” richiesta ai creditori del 65% del debito, che è una cifra comunque alta di cui dovrà farsi carico la partecipata.
Alcuni soci, però, non riuscendo neanche loro ad avere indicazioni su come si pensa di risanare la società, hanno messo sul chi va là advisor e consiglio di amministrazione, perché i debiti del Cogesa potrebbero lievitare in prospettiva di un’azione di responsabilità che alcuni Comuni pensano comunque di fare nei confronti della governance.
Così alcuni sindaci, principalmente quelli che si erano battuti ad inizio anno per un cambio di governance, hanno diffidato con una lettera chi sta facendo il piano, affinché tra i debiti consideri anche l’azione di responsabilità nei confronti del consiglio di amministrazione. Un risarcimento, insomma, ai Comuni-soci che, come le governance, sono finiti nel mirino della Corte dei Conti.
“Stando, segnatamente, alle norme contenute nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, si evidenzia che la società proponente deve indicare, nel piano di concordato preventivo – scrivono i sindaci -, le ‘azioni risarcitorie e recuperatorie esperibili nonché le azioni eventualmente proponibili solo nel caso di apertura della procedura di liquidazione giudiziale e le prospettive di realizzo’ (così l’art. 87, comma 1, lett. h) del d.lgs. n. 14/2019). Di tutto questo dovrà altresì darsi conto all’interno della relazione attestativa, che l’esperto attestatore deve rilasciare per il deposito del piano e della proposta, assumendosene le conseguenti responsabilità, anche penali, in caso di falsa attestazione”.
I sindaci, insomma, avvertono: non saremo solo noi, eventualmente, a pagare alla Corte dei Conti e appena il piano per uscire dalla crisi d’impresa sarà depositato, si adopereranno per costituirsi in un’azione di responsabilità nei confronti della governance, tenuto conto, anche, che questa governance, è stata sfiduciata e poi riammessa dal tribunale.
“In definitiva, i Comuni chiedono al Comitato per il controllo analogo di farsi carico di valutare, all’esito del deposito del piano e della proposta di concordato preventivo (e della relazione del Commissario giudiziale) – si legge nella missiva -, l’inserimento delle azioni risarcitorie – sub specie dell’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori – tra quelli idonee a incrementare l’attivo concordatario, anche al fine di adottare le opportune e tempestive iniziative”.
Nel frattempo dalla partecipata è iniziato il fuggi fuggi: il Comune di Pratola Peligna porterà il prossimo 28 dicembre in consiglio l’ipotesi di uscire dalla società. Azione avallata dagli uffici e che muove dalla considerazione che, con le nuove tariffe, non ci sono più i presupposti di convenienza per il Comune continuare a stare nella società: le tariffe 2023, contro cui Pratola ha votato, prevedono infatti che i Comuni, anche se soci e virtuosi come Pratola, pagheranno solo 3 euro in meno di chi sta sotto i parametri di differenziata stabiliti dalla legge (come L’Aquila), con un incremento che arriva al 41%. “In più – spiega la sindaca Antonella Di Nino – noi abbiamo finora portato avanti una linea che è sempre stata contraria all’attuale governance. Non vedo perché dovremmo continuare a stare in una società che non gestisce il servizio da anni per noi, con in più il rischio di dover coprire i debiti accumulati da una gestione mai condivisa”.
brava Antonella DI Nino….
un altro livello
Un genio, siccome 3€ a tonnellate sono un risparmio esiguo preferisce pagare di più, tanto paga pantalone. Poi sarei curioso di sapere dove conferirebbe i rifiuti ma soprattutto a che prezzo. E infatti col cavolo che si prende la briga di dirlo o spiegarlo. Ps al di là delle percentuali di differenziata lei paga di più perché pur essendo socia fa svolgere il servizio ad altri e non al Cogesa.
Ps non è che se esce non paga i debiti per la gestione di cui ha fatto parte.
Carissimi assessori o dirigenti del Comune di Pratola…ma è vero che dalle vostre parti la cenere viene esposta nel mastello come se fosse organico?
… ed è cosa “ buona e giusta “… infatti la cenere può essere ritenuta un rifiuto organico, si può mettere benissimo nella compostiera per arricchire il compost prodotto che poi viene usato come fertilizzante del terreno… e dalla notte dei tempi la Sapienza dei contadini la usa per concimare le piante in campagna arricchendole di potassio, magnesio e calcio, oltre a contenere molti altri elementi chimici per combattere le malattie e attacchi parassitari delle piante, disinfestandole.
Comunque, cenere a parte, e tornando ai contenuti dell’articolo… ma quant’è che questa classe politica si decide a chiudere questo “ Grande e inquinante Detrattore Ambientale” della Valle Peligna?
Cornelio è il top
I rifiuti oggi sono una cosa seria ma soprattutto sono diventati un incredibile affare.
Lo scopo dovrebbe essere solo quello Ecologico ed Ambientale: differenziare, recuperare, economia circolare, trasformare in combustibile solido, discarica zero.
Che c’azzeccano allora i bilanci e debiti per 2 mln di euro, dirigenti, presidenti, dipendenti, sindaci, apparati burocratici, ecc…, ecc…, ecc…
ESS QUISS, hai perso l’occasione per fare bella figura non scrivendo niente, potevi risparmiare questa figura di m……a, a Pratola rispetto a voi di Sulmona, siamo avanti anni luce ed anche se non ho votato per Antonella Di Nino condivido appieno la decisione e soprattutto la volontà di un’azione di responsabilità nei confronti di chi ha amministrato alla carlona una società che era il fiore all’occhiello dell’Abruzzo nel campo dei rifiuti e, sottolineo, allora amministrata dal Centro Destra e lo dico con onestà intellettuale data la mia appartenenza politica esattamente dalla parte opposta.
Ecco le più importanti voci del bilancio 2021:
Ricavi €. 18.210.046
Costi €. 18.047.347 (senza oneri e imposte)
Utile €. 162.699
I RICAVI sono ottenuti dalla vendita dei rifiuti e dai servizi ecologici credo pagati dai comuni.
I COSTI sono vari e tra i più rilevanti ci sono:
-per materie di consumo €. 1 mln
-per godimento beni terzi €. 2 mln
-per i servizi €. 5 mln
-per il personale €. 8 mln
-oneri di gestione €. 1 mln
I Costi per personale sono circa il 50% del totale, personale che si aggira intorno alle 200 unità.
Il COGESA è stata trasformata in SpA, ha 65 comuni soci e si muove come tale, vende cioè i suoi prodotti, eroga servizi ecologici, ha ricavi, Costi, Utile.