L’attacco arriva nel momento di maggiore debolezza istituzionale del Comune di Sulmona e forse non a caso. Senza giunta e con il sindaco dimissionario. Ed è un attacco, quello fatto ieri da sedici sindaci del comprensorio, tutti del centrocivicodestra, che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluta incapacità di ragionare in termini di territorio e come il Cogesa sia, per questo, nel baratro in cui è piombato.
I sedici, rispondendo alle lamentele delle ormai ex assessore Catia Di Nisio e Katia Di Marzio sull’eliminazione del ristoro ambientale ai Comuni di Sulmona e Pacentro per il fatto di ospitare la discarica, da una parte negano e omettono, dall’altra scaricano le responsabilità sul Cda (che loro hanno voluto e difeso).
Omettono di dire, i sedici, sostenendo che “il ristoro ambientale non è più dovuto per legge da tempo” che la sentenza della Corte Costituzionale che bocciò nel 2011 una legge della Regione Piemonte, era riferita alla valutazione del ristoro come tributo e, quindi, non di competenza della Regione, ma dello Stato. La Regione Abruzzo, che nel 2007 aveva stabilito un principio di calcolo sul riconoscimento del ristoro ambientale, aveva per questo eliminato quel metodo di calcolo, che sarebbe stato un tributo, ma senza abolire la legge sulle compensazioni.
Al di là dei cavilli giuridici, però, i sedici (alcuni dei quali al tempo erano già sindaci) omettono di ricordare come proprio dopo la sentenza della Corte Costituzionale il Controllo analogo del Cogesa (sovrano sulla Regione e sullo Stato, perché organo di controllo e indirizzo di una società per azioni) approvò all’unanimità di riconoscere una compensazione per il disagio ambientale ai due Comuni. “L’ordine del giorno venne da me proposto – ricorda l’allora sindaco di Sulmona, Peppino Ranalli – e venne approvato all’unanimità, perché era ed è evidente come la presenza della discarica sul territorio sia un detrattore ambientale”.
Non regge, poi, la teoria della “responsabilità”, ovvero del fatto che loro, i sindaci, sono stati accusati di aver cancellato il ristoro solo perché hanno responsabilmente approvato il bilancio di previsione 2023 della partecipata, proposto dal Cda, e che conteneva questa misura. Non regge perché, a parte per il fatto che questo Cda loro lo hanno voluto e difeso anche per vie legali, durante l’assemblea che ha approvato il documento contabile, loro, e non altri, hanno bocciato la proposta del sindaco di Pacentro, Guido Angelilli, che mirava proprio a ristabilire quella voce in bilancio. Una voce che valeva circa 250mila euro in tutto, a fronte dell’utile di 440mila euro con cui Cogesa ha chiuso il previsionale 2023. Non regge, dunque, neanche dal punto di vista economico.
L’incoerenza si fa farsa, però, quando i sedici sindaci di centrocivicodestra sostengono che “faziosamente viene imputato solo alle ultime due gestioni” il difficile periodo della partecipata, che al contrario viene da lontano e sarebbe dovuto principalmente alla mancanza di investimenti sul TMB e ai debiti non pagati dai Comuni, “primo fra tutti Sulmona”.
Che il disastro della partecipata sia iniziato nel 2017, quando cioè iniziò la prima delle ultime due gestioni, dal centrocivicodestra volute, è nelle carte: nei verbali e in quelle della Corte dei Conti, nei due bilanci consecutivi chiusi con buchi milionari (il terzo evitato solo grazie alle misure Covid che permettevano di scalcolare l’ammortamento), in quello – consuntivo 2022 – che deve ancora essere approvato e che viaggia sui 2 milioni di perdite, nelle spese di consulenza da milioni di euro, nell’incontrollata politica delle assunzioni, nel contratto suicida fatto con Asm che per cinque anni ha permesso di scaricare rifiuti indifferenziati nella discarica di Sulmona ad un prezzo irrisorio e fuori mercato. Nelle carte sono anche l’assenza di investimenti, pur finanziati dalla Regione, con l’impianto di separazione della plastica, per fare un esempio, in magazzino dal 2018 e attivato solo dalla breve gestione Gerardini.
Responsabilità, già. Ci vorrebbe qualcuno che prima o poi si assuma la responsabilità di tutto questo. Con onestà, senza omissioni e scaricabarile. Che di scarichi, Sulmona, ne ha avuti fin troppi.
… ecco, appunto, con onestà e in punta di piedi che si facessero da parte tutti, ma proprio TUTTI, in quanto proprio TUTTI “ centrocivicodestra “, e visto che qualcuno lo dimentica, e non li nomina quasi mai, “ centrocivicosinistra “ compresi, hanno contribuito nel tempo a creare questo grande “ Detrattore Ambientale”… tutti, ma proprio tutti, si sono attovagliati intorno alla grande torta alimentata senza fine dai soldi delle bollette pagate dai cittadini Utenti, chi con le consulenze, chi per i famigli, chi con le progettazioni, chi per i posti di lavoro sponsorizzati e favoriti.
Debiti fatti per mala gestione da TUTTI LORO, ma che chiamati a ripianare, saremmo TUTTI NOI cittadini (e fessi ) Utenti con il salasso degli aumenti sulle bollette.
E ora parlano e strepitano… ma nessuno ha fiatato quando hanno consentito di far pagare lo scarico dell’immondizia indifferenziata degli Aquilani, e forse non solo aquilana, a prezzi addirittura inferiori a quanto ci veniva fatturata a Noi poveri fessi che la differenziata la facevamo e la facciamo.
E si, eh, forse il prezzo di favore era per contribuire alle spese di trasporto ( stanno lontani da Noce Mattei e il gasolio è aumentato) e se non scaricavano LORO il Cogesa si ridimensionava, addirittura dimezzato… e di conseguenza meno progettazioni, meno consulenze, meno posti di lavoro sponsorizzati… vedi come siamo ridotti nella Valle delle lacrime… bisogna farsi raccomandare anche per fare il netturbino… o operatori ecologici a dir si voglia.
La chiamano la più “ grande ed importante azienda pubblica” di questo territorio… SI, ma realizzata e costituita su un grande “ DETRATTORE AMBIENTALE “… senza alcun dubbio e ombra di smentita visto che ne hanno chiesto e continuano a chiedere denari per il ristoro…
DETRATTORE AMBIENTALE, inquinante e impattante, che per almeno trent’anni anche dopo la sua eventuale chiusura continuerà a pesare sulle tasche dei cittadini per la sua manutenzione e smaltimento del percolato.
Chiudetela adesso, che a noi cittadini ci conviene pagare 175 € a tonnellata, anche 200€ se necessario, piuttosto che mantenerla in vita a spese nostre.
E senza andare lontani, prendete esempio dagli AQUILANI, questo problema loro non ce l’avranno… lo stanno scaricando sul nostro portafoglio e sulla nostra salute.
La pur breve “gestione Gerardini’ è stata la dimostrazione plastica di come andrebbe condotta una società di servizi, sia pur pubblica, partecipata dai Comuni soci del comprensorio.
La vicenda di cui ci si sta occupando, viceversa, dimostra come il COGESA sia solo terreno di scontro politico e strumento di lotta per il prevalere di interessi di bottega.
Il tutto sulle spalle di cittadini inconsapevoli chiamati solo a ripianate debiti su debiti….
Domanda, consultando la pagina amministrazione trasparente sezione bandi di gara e contratti, ci sono affidamenti diretti che non riportano l’importo di aggiudicazione. Come mai?