Il bilancio è pronto, dice l’amministratore unico di Cogesa Vincenzo Margiotta, “lunedì sarà depositato e inviato agli organi di controllo, oltre che ai soci, per i relativi pareri e quindi per l’approvazione in assemblea che presumo possa tenersi prima della metà di settembre”.
Arriverà dunque con due mesi e mezzo di ritardo, rispetto ai termini di scadenza, il voto sul consuntivo della partecipata che, a detta dell’amministratore, ha superato le criticità grazie alla perizia commissionata dalla società di revisione che sostanzialmente gli ha dato ragione sull’accantonamento del fondo per la chiusura e bonifica della discarica.
Nella conferenza stampa di oggi Margiotta ha voluto tirare in qualche modo le somme della sua gestione che ormai sembra a conclusione “e che è stata non senza difficoltà, perché ho trovato quasi 2 milioni di euro di problemi pregressi”. Lunedì infatti il controllo analogo voterà per la trasformazione della governance della società per la quale dovrebbe essere scelta la formula del consiglio di amministrazione, anziché quella dell’amministratore unico.
“Serve una pacificazione societaria – dice Margiotta – perché sono state troppe le pressioni subite in questi anni. Io sono d’accordo ad un Cda, ma a patto che la società si doti di un dirigente e un direttore generale, perché altrimenti con il Cda sarebbe ingestibile. Ci vuole insomma qualcuno che si assuma le responsabilità di firma”.
Per arrivare alla pacificazione, probabilmente, l’agnello sacrificale sarà proprio lui: difficile che i sindaci che hanno criticato la governance negli ultimi anni, possano accettare una sua riconferma. L’accordo, secondo voci di corridoio, prevederebbe un consiglio di amministrazione a cinque: tre espressi dai gerosolimiani e due rispettivamente, uno per area politica, dai sindaci “ribelli”. In particolare un membro sarà scelto dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi e uno da quello di Pacentro Guido Angelilli. L’accordo, però, non è un accordo politico, perché Pd, Lega e Fratelli d’Italia, hanno già detto che loro non ci stanno e che Margiotta e i gerosolimiani devono assumersi la responsabilità di una gestione fallimentare.
Margiotta, dal canto suo, si dice stanco: “Voglio lasciare – ha spiegato – se i soci mi chiederanno di rimanere ci penserò, ma io preferirei tornare alla mia attività, perché in questi anni oltre al lavoro mi sono dovuto assumere responsabilità anche giudiziarie”.
C’è, ad esempio, l’inchiesta sui miasmi e il sequestro del centro raccolta che lo vede indagato, la violazione delle norme ambientali per le quali è stato già rinviato a giudizio e poi l’inchiesta sui rimborsi, che è la più pesante, che vede a suo carico indagini per ipotesi di reato che vanno dalle false comunicazioni sociali, al peculato. A tal proposito Margiotta ha smentito oggi di aver ricevuto un avviso di conclusioni indagini, voce che si è fatta però sempre più insistente negli ultimi giorni.
E brav enzucc
Quando uno e’ stanco lascia…per il riposo….non aspetta che arriva l’uragano…e poi dice sono stanco….
Ma se è stanco perché non lascia?
A saperlo xk nn lascia…..ma condivido il commento di Tommy …..forse ha fatto centro
Ci si vuol (anzi vorrebbe) e si deve ricostruire una nuova e fresca “verginità politica” laddove si è stuprato tutto e di più nella spudoratezza dell’impunità più perversa, una manifesta impunità che nei fatti fortunatamente non si è avverata. Difficile che qualcuno abbocchi all’amo, direi eccezion fatta per L’Aquila che ulteriormente colonizzerebbe Sulmona, ma i gerosolominiani possono cedere qualcosa e devono cedere qualcosa pur di rimanere a galla nello scacchiere peligno, laddove negli altri contadi sono già andati totalmente persi potere e credibilità. L’accettazione da parte di Angelilli sarebbe un vile asservimento al sistema equesto dopo tante battaglie… ne uscirebbe tritato.. e ben lo sa! Inutile sempre tirar fuori la stanchezza, se ne è parlato e commentato tante volte, l’obbligo non esiste e quantomeno non dovrebbe esserci, fare atto di pentimento per propri errori è puerile, come lo è affermare il doversi prendere “assumere responsabilità anche giudiziarie”, certamente questo non era nel suo mandato di Amminstratore Unico, ma non lo era nemmeno l’assumere (in ogni sua declinazione) azioni dalla torbida trasparenza, anche se indotta e obbligata dalla cupola del sistema!!!