Cogesa, alla Corte dei Conti per strade diverse. I distinguo dei tre Comuni chiamati in causa

Andranno per strade separate davanti alla Corte dei Conti i tre Comuni-soci chiamati in causa dai giudici contabili sul disastro del Cogesa. Una scelta inevitabile per posizioni che sono state sempre nettamente diverse e divergenti tra i tre attori chiamati in causa, ovvero Sulmona, Pratola Peligna e Raiano.

Entro mercoledì dovranno essere depositate così le rispettive memorie e il 20 settembre ci sarà l’audizione dei Comuni, con i sindaci, in particolare quelli di Sulmona e Pratola Peligna, che ci tengono a presentarsi di persona davanti alla Corte per spiegare la loro posizione.

Senza macchie si sente in particolare Pratola Peligna che ha sempre votato contro nel corso degli anni ai bilanci della partecipata e in particolare quelli interessati dall’inchiesta della Corte dei Conti e riferiti alla gestione compresa tra il 2018 e il 2022. “Non solo abbiamo votato contro – spiega la sindaca Antonella Di Nino – ma abbiamo anche invitato più volte, nero su bianco, le governance a rispettare il controllo analogo e a tenere sotto controllo i conti. Non siamo stati ascoltati, ma certo non si può attribuire a Pratola la causa di quanto accaduto al Cogesa”.

Una linea un po’ diversa è quella di Sulmona che, a differenza degli altri due Comuni chiamati in causa, ha visto nel mezzo il cambio della gestione amministrativa e con essa anche quella della politica nei confronti della partecipata. Per la continuità amministrativa, però, il sindaco attuale si troverà a dover spiegare quello che è stato fatto dal suo predecessore, ovvero la sindaca Annamaria Casini, con il fardello, ulteriore, di aver ricoperto, come Comune capofila, per prassi e nei fatti il ruolo della presidenza del Controllo analogo, organismo la cui funzionalità – ovvero non funzionalità – è uno dei principali temi contestati dalla Corte dei Conti.

“Da quando mi sono insediato a fine 2021 – spiega il sindaco Gianfranco Di Piero – la mia amministrazione ha cambiato sostanzialmente la politica sulla partecipata: come prima cosa abbiamo costituito l’ufficio del controllo analogo che, seppur previsto dal 2014, non era stato mai costituito. Siamo stati i fautori e sostenitori della nomina di un amministratore unico – che oggi ci richiede ancora una volta la Corte dei Conti – anche se poi la vicenda è finita in tribunale. Abbiamo fatto accantonamenti superiori a quanto dovevamo e il Pef lo abbiamo modificato una sola volta. Il Comune di Sulmona dal 2022, su Cogesa, non è lo stesso che c’era prima e questo vorrei spiegarlo chiaramente ai giudici”.

Più difficile da spiegare ai giudici contabili sarà la posizione, invece, del Comune di Raiano, il cui sindaco Marco Moca è stato sempre un sostenitore delle governance che si sono avvicendate nel quadriennio, compresa la battaglia legale per far tornare il Cda al posto dell’amministratore unico.

Dopo i sindaci, d’altronde, toccherà probabilmente agli amministratori della società rispondere ai quesiti della Corte dei Conti, visto che poi, controllo analogo a parte, le briglie del carro le hanno avute loro in mano.

Subito dopo l’audizione davanti ai giudici, il Controllo analogo tornerà a riunirsi con la convocazione già fatta dal sindaco di Sulmona per il 22 settembre, nella speranza che, questa volta, non ci sia il fuggi fuggi registrato nell’ultima convocazione. Anche perché, con o senza stato di crisi, c’è un bilancio di previsione da approvare. Quello 2023: e siamo già a settembre.

7 Commenti su "Cogesa, alla Corte dei Conti per strade diverse. I distinguo dei tre Comuni chiamati in causa"

  1. Si chiude una porta si apre un portone, specialmente se si è già aperto le gambe dal 2019.

  2. … l’unica strada da percorrere è il ridimensionamento del Cogesa, il sito di Noce Mattei ormai è saturo e oltre non si può andare, altrimenti il consumo del suolo nonché l’inquinamento derivante comprometterebbe l’intero territorio con pesanti ripercussioni ambientali per il futuro, nocive per la salute dei suoi abitanti.
    Il tempo di dire basta è ora… ridimensionare l’impianto al solo trattamento dei comuni del circondario com’era in principio… rottamate il giocattolo ormai rotto… spese e costi del servizio sono arrivati al limite dell’umana sopportazione da parte degli Utenti, chiamati agli aumenti, per “ alimentare “ una macchina decotta che arrancando è arrivata al capolinea.
    Bisogna ripensare la politica del ritiro e conferimento dei rifiuti recuperabili come carta, vetro, plastica e metalli, creando piccole isole ecologiche di stoccaggio allocate in ogni Comune, che apposite ditte di riciclo provvedono a ritirare direttamente… si avrebbe un notevole risparmio per la circolazione di mezzi inquinanti e stipendi per addetti al servizio di raccolta, con passaggi ripetuti e “ INUTILI” sotto ogni aspetto funzionale e di economicità… come tra l’altro impartito e ribadito più volte dalle Disposizioni emanate dall’ ARERA.
    Raccolta con passaggi ravvicinati, deleteri, antieconomici, impattanti e inquinanti, per le piccole comunità di poche decine di abitanti.
    Ma da queste ‘recchie la politica non ci sente…

    • Concordo pienamente, ma avendo fatto assunzioni spropositate la vedo dura ridimensionare.
      Questi sono i danniincalcolabili della politica e di alcuni suoi illustri rappresentanti

  3. Sulla questione pagamenti io controllerei anche la veridicità sugli occupanti delle abitazioni. Siamo sicuri che tutti dichiarano il numero esatto? Meno occupanti equivale a meno tari da pagare!

  4. Ma Cornelio in tutto ciò?

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