Era considerato il supermarket della droga della “Sulmona bene”: avvocati, imprenditori, commercianti. C’erano un po’ tutti nella lista dei clienti che, la cocaina soprattutto, la acquistavano con metodi ormai collaudati: squilli di telefono variabili per quantificare le dosi, codici per ogni tipo di sostanza (dalle “tazze” alle “mignotte”), posto dove ritirare il pattuito che, di solito, era davanti al cimitero di Sulmona.
Un’organizzazione ben oliata, insomma, gestita da un gruppo di albanesi residenti a Sulmona e che si era dotata anche di radio trasmittenti per le sentinelle che, posizionate tra Campo di Giove e Sulmona, avrebbero dovuto guidare i carichi in arrivo.
Oggi il tribunale di Sulmona ha condannato tre dei cinque imputati finiti agli arresti nel giugno del 2013 dopo una lunga e meticolosa indagine dei carabinieri che si avvalsero di quattro telecamere, di intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti per oltre cinque mesi.
La condanna più dura è stata per Rolandi Hyso, 44 anni, al quale oltre a decine di episodi di spaccio, erano stati ritrovati sotterrati in un terreno di una cava nella sua disponibilità nei pressi di Case Pente, circa 60 grammi di cocaina, oltre ad una decina di grammi tra hascisc e marijuana. A lui i giudici hanno riconosciuto l’attività di spaccio vera e propria e la pena inflitta è stata di sei anni di reclusione.
Alleggerita, invece, è stata la posizione degli altri due albanesi, parenti di Rolandi, finiti sotto processo: Dhimitraq Hyso, 49 anni, e Florenc Hyso, 36 anni, ai quali il reato è stato derubricato in “lieve entità”, per una condanna rispettivamente di sei e otto mesi di reclusione.
Florenc Hyso, che era stato ritenuto a suo tempo il deus ex machina dell’organizzazione, è stato poi assolto dall’accusa di tentata estorsione: la procura gli contestativa di aver picchiato un cliente per farsi pagare 1.200 euro che gli doveva per l’acquisto di droga.
Nell’inchiesta erano finiti anche altri due giovani albanesi: Redijan Strave, 34 anni, e Samir Hyso, 33 anni, i quali però sono stati nella sostanza prosciolti per aver accettato e superato il cosiddetto periodo di messa alla prova.
Gli imputati erano difesi dall’avvocato Alessandro Margiotta.
Non mi pare si possa parlare di “Sulmona bene”, io più propriamente parlerei di “Sulmona depravata”. Ricordo ,non senza un beffardo sorrisetto,quando i soloni italiani del pensiero debole,agli albori della diffusione delle droghe,si chiedevano :”DROGA CHE FARE”? E si sedettero intorno ad un tavolo pensando a mille soluzioni,naturalmente con le buone e non con le cattive. Quando mai il bene ha sconfitto il male? Quando mai le pecorelle hanno convinto i lupi, sedendosi intorno ad un tavolo e pensando a convincerli con le buone? E così è stato per anni ed anni. Vi dirò di più. La parola tossicomane fu cambiata,perché sembrava troppo avvilente per la persona e si passò a tossicodipendente,considerato poi dai più buonisti dei buonisti, anime belle e perdoniste anche del più macabro reato, un MALATO. Ecco un malato che va ad acquistare la sua malattia. Come se un povero malato di cancro andasse a perorare di ottenere un bel cancro che lo devasti. E che dire delle grandi chiacchiere, sulla diversità tra droghe leggere e droghe pesanti? Come se i loro effetti si pesassero su una bilancia,anziché sulle turbe cerebrali e psichiche che la sostanza produce. Provate a fumare cannabis per sei sette volte al giorno, poi vedremo su cosa consista la sua leggerezza. E così, mentre LORO fanno chiacchiere abbaiando alla luna, il fenomeno ormai è sfuggito di mano. Sono più coloro che usano sostanze stupefacenti di coloro che le evitano. Nessuno si permetteva di usarle, tranne in pochi ed in alto bordo, artisti e gente straricca in cerca di nuove sensazioni. Ogni tanto ne parlavano le cronache,ma chi incappava nella rete dello spaccio o del consumo,passava un brutto quarto d’ora. Altro che adesso, dove le pene sono una bazzecola. Ho letto che un giudice ha assolto uno che aveva in casa cocaina e cannabis, motivando la sentenza in quanto l’accusato aveva fatto solo una scorta per le vacanze di Natale.Capito? Si era procurato le strenne di Natale. Ora c’è un solo ultimo passo da fare , in questa epoca di mxrda putrescente, rendere legale l’uso delle droghe,in ogni sua forma, come da sempre predicano certi partiti, ed il gioco è fatto. Tutti liberi di fare quello che gli pare e piace come accade in una democrazia impazzita ed ubriaca.
Mariano a ruota libera… Paragonare la cocaina alle droghe leggere poi
Lei Elzeviro ha capito fischi per fiaschi. Allora le spiego il concetto da me espresso che è stato questo: “E che dire delle grandi chiacchiere, sulla diversità tra droghe leggere e droghe pesanti? Come se i loro effetti si pesassero su una bilancia,anziché sulle turbe cerebrali e psichiche che la sostanza produce. Provate a fumare cannabis per sei sette volte al giorno, poi vedremo su cosa consista la sua leggerezza.” Allora caro Elzeviro dove ravvisa il fatto che io ho paragonato la cocaina alle droghe leggere? Invece io ho cercato di far capire che non esistono droghe leggere E DROGHE PESANTI,come tanti cercano di far capire, ma la droga è droga e basta. E l’effetto che sortisce dipende dalla quantità, dalla dose consumata. “E’ CHIARO ‘STU FATTU”?(VASTANO). Certo la cocaina sortisce i suoi effetti molto prima della cannabis ed è diversa nella sua farmacocinetica. Lei mi considera da subito un ignorante ,non sapendo nemmeno chi sia io e che cosa faccio di mestiere. Debbo arguire che è un superficialone per non dire altro che termini in ..ONE.
PS Poi gentilmente mi spieghi dove sta la mia ruota libera, ne possiamo parlare, confrontandoci. Lei accusa me di ruota libera e non si accorge che a ruotare liberamente è la società che la circonda. COMUNQUE OGNUNO E’ FIGLIO DEL SUO TEMPO ED OGGI I TEMPI SONO QUESTI. NON MI RESTA CHE DIRE: O TEMPORA O MORES!