Le peschiere della villa comunale hanno raddoppiato la loro “portata”, riempiendosi anche negli spazi dedicati alle sedute, le strade come in via Gorizia e in via stazione Introdacqua si sono aperte come fossero di burro, negli angoli della città, marciapiedi e carreggiate, sono sommersi dall’acqua, mentre il traffico, per quanto traffico ci possa essere a Sulmona, è andato in tilt. Non è stata la pioggia, né il dramma vissuto in altre città d’Italia: dalla tragedia di Livorno, agli allagamenti della capitale; ma quanto accaduto a Sulmona nella giornata di oggi restituisce il senso della inesistenza di manutenzione di una città che, a differenza di tante altre, in passato non ha mai sofferto particolarmente del drenaggio delle acque piovane.
Eppure un po’ d’acqua, e neanche tanta, è stata sufficiente per far accendere la spia dell’allarme, nella speranza che quanto accaduto serva da lezione per le prossime precipitazioni, che non mancheranno in questo clima impazzito e che minacciano ben altre emergenze ai piedi del Morrone ridotto in cenere.
Pensare che c’era chi, appena ieri, aveva avvertito il sindaco Casini, con tanto di documentazione fotografica, sul pessimo stato di manutenzione di tombini e caditoie: piogge che “potrebbero determinare una nuova fase di emergenza anche per la città di Sulmona, alle prese già con tanti altri problemi ed in vista della riapertura degli istituti scolastici – scriveva Massimo Di Cesare ieri mattina sulla bacheca della Casini -. Molte strade della città risultano ancora in uno stato di abbandono con ostruzione completa dei pozzetti delle acque pluviali. Nonostante le ripetute segnalazioni ai competenti uffici comunali, niente si muove ma soprattutto nessuno si sforza di comunicare e rassicurare i cittadini”.
Come non detto, tutto è andato come previsto: la città allagata, abbandonata, inascoltata. A fare i conti con i danni e con il pericolo di incidenti più gravi, solo per ora evitati.
Povera umanità. Sta sempre a piangersi addosso. Prima piange e si dispera perché c’è la siccità e sono mesi che non piove.E’ tutto secco, i raccolti soffrono, le sorgenti languono ed i rubinetti rischiano di restare a secco. Qulcuno invoca la pioggia e prega affinché la supplica raggiunga il Padreterno. Intanto la secca divora il Morrone causa incendio. Dopo tutta questa disperazione, arriva la tanto agognata pioggia. Di nuovo doglianze dalla martoriata umanità. Piove, maledizione! Allagamenti, fiumi che straripano, morti, strade allagate,tombini che saltano, asfalto che si sbriciola, strade che crollano, buche che diventano voragini, giardini ed orti invasi dalle acque etc.etc. Poi ,passata la tempesta,odo augelli far festa(on fait pour dire),ecco che ognuno torna alle vecchie abitudini,si spegne la profluvie di chiacchiere..tornano i furbetti del cartellino, i certificati medici, e tutto quanto non va in questa sgangherata repubblica. Ricordo che una volta a badare ai fiumi c’erano i guardiafiume con il loro manipolo di operai. Pulivano gli argini, decespugliavano i sentieri, evitavano che si formassero barriere naturali. C’era chi ripuliva i fiumi, ogni tanto. Poi vennero i verdi, guai a toccare i fiumi e la vegetazione che li circonda. L’unica cosa dove dovevano opporsi e non l’hanno fatto con convinzione, la cementificazione, che è avvenuta in tutta la sua esiziale opera. Si è cementificato a volte persino l’alveo fluviale. Insomma,signori, non la voglio fare lunga, a cosa serve il famigerato tavolo dei “plenipotenziari” se poi ognuno fa quello che gli pare? Tutto ciò che prima funzionava è stato distrutto dai maitres a penser,tutto. Non la voglio mettere in politica, ma molti dovrebbero battersi il petto,mirando bene sul proprio,invece di battere il petto altrui.