Dopo mesi di missive, attese e reiterate richieste, arriva l’agognata determina dirigenziale. Cipa (Centro di Informazione e prima accoglienza) e Anfass (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con disabilità intellettiva e/o relazionale), avranno finalmente il contratto, le carte in regola per procedere alle progettualità previste dalla delibera regionale e dar vita così agli impegni presi.
Animi stanchi dopo un anno di avanti e dietro dagli uffici comunali, oggi speranzosi che tutto sia risolto e concluso, perché il rischio che la presidente dell’Anfass Emanuela Pasquali portasse la cosa in Procura e si riservasse di tutelare i propri ragazzi in virtù della convenzione sui diritti delle persone con disabilità, era davvero dietro l’angolo.
Il progetto Anfass è finanziato da una delibera regionale che ha stanziato 216mila euro per la realizzazione, il completamento e la messa in sicurezza della struttura per l’accoglienza e assistenza di soggetti con disabilità, in cui Comune ed ente sono entrambi partner. Progetto partito da un bel po’, il trasloco e l’ingresso nei locali dei ragazzi con disabilità nell’edificio di Santa Rufina, affidato come da accordi dal Comune di Sulmona in comodato d’uso, invece si è arenato perché per entrare nella struttura mancava il famoso pezzo di carta richiesto più volte: il contratto. E i ragazzi insomma a rischio di rimanere senza sede, ospitati qua e là dalla generosità, in particolar modo, della Unitalsi.
Una vicenda costata fatica e stress a causa di un inghippo, a bloccare l’accesso agli edifici una certificazione di agibilità risultata mancante per l’ufficio del patrimonio ma che nella realtà c’era “eccome”, aveva ribadito e spiegato la Pasquali anche lo scorso 21 dicembre.
Perché dell’agibilità se n’era occupata direttamente l’Anfass, chiamando un tecnico e procedendo all’autocertificazione. L’ufficio patrimonio però avrebbe rimandato ai colleghi dell’ufficio tecnico il compito di produrre la certificazione, questi ultimi invece avrebbero spiegato che la pratica era completa con il documento autoprodotto, insomma tutto era in ordine. Peccato che però il contratto non arrivasse e si ripresentasse il solito intoppo “Gli uffici non comunicano, a due passi si scrivono per lettera” raccontava sbigottita la Pasquali. Sottolineando “un lassismo e disinteresse inconcepibile”. Una situazione “surreale” che dopo esortazioni e riserve, sembra aver finalmente imboccato la via della conclusione, resta però il ritardo sull’ingresso degli utenti e la partenza delle loro attività.
Perché insomma dopo un anno, dopo carte, mail, corse annunciate in Procura, per le associazioni e soprattutto per la serenità di 18 ragazzi, rimane incomprensibile e poco tollerabile aspettare i tempi di una burocrazia letargica.
A.S.
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