Una ‘taglia’ di 50 euro ai cacciatori per ogni cinghiale abbattuto. É questa la provocatoria proposta contenuta in una lettera che il presidente dei giovani agricoltori di Confagricoltura L’Aquila Erminio Pensa ha indirizzato al vice presidente della giunta regionale e assessore all’agricoltura Emanuele Imprudente e al presidente dell’ATC (Ambito Territoriale Caccia) Roveto Carseolano per trovare una soluzione al problema della fauna selvatica. Interamente stanziata dalla cooperativa agricola La Villa di Villa San Sebastiano a Tagliacozzo di cui lo stesso Pensa è presidente, più che un taglia, la somma di denaro vuole essere un premio.
Se da una parte infatti le misure finora adottate sono risultate insufficienti per il contrasto di quella che è oggi è diventata una vera priorità, dall’altra le stesse misure hanno finito per provocare effetti indesiderati tra i cacciatori che, animati da spirito corporativistico, hanno creato riserve di caccia private allo scopo di contenere i danni provocati dai cinghiali. Come la distruzione dei foraggi e dei cereali, danno che “negli ultimi anni è passato dal 20% a oltre il 90%” e che i ristori non riescono a coprire con il conseguente indebitamento degli allevatori per l’approvvigionamento di foraggio. Una situazione drammatica che, per la cooperativa La Villa e le altre aziende specializzate, significa anche pensare alla chiusura.
Ad evitare “l’inesorabile declino” cui le aziende delle aree interne sembrano destinate di certo non valgono le proposte avanzate dagli ambientalisti di recintare i terreni coltivati; centinaia di ettari destinati a foraggio, cereali e legumi di fatto impossibili da controllare per chi si occupa di allevamenti specializzati di grandi dimensioni. E allora, per contrastare un fenomeno che oggi è diventato una vera e propria emergenza ambientale, la soluzione di “stanziare una somma e dare un premio ai cacciatori per ogni animale abbattuto nella nostra zona di coltivazione perché – come recita la lettera – bisogna avere la forza di essere dalla parte degli agricoltori” e di quanti oggi rischiano il fallimento.
Un premio che Pensa vede gestito dagli allevatori insieme all’ATC che, in qualità di ente incaricato della gestione della caccia nel nostro territorio, potrebbe invogliare i cacciatori ad abbattere i cinghiali “il cui abbattimento non comporta nessun danno agli ecosistemi”. Una proposta che, unitamente ad altre misure quali il selecontrollo attuato con l’ausilio di cani durante tutto l’anno, rappresenta l’ultima speranza per allevatori e agricoltori, disposti a finanziare tutte le iniziative i cui costi sarebbero comunque sempre inferiori ai danni finora subiti.
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