Niente da fare, per il momento in via Mazzini non si torna. I locali non hanno le necessarie autorizzazioni, manca l’agibilità in particolare, e non basta assolvere alle prescrizioni fatte dal Nas e che erano alla base del ricorso con cui la Asl si era presentata davanti al Tar chiedendo la sospensione dell’ordinanza con cui il sindaco Annamaria Casini ha chiuso il 13 novembre scorso il Centro di salute mentale e il Centro diurno.
Il tribunale amministrativo ha infatti rigettato la richiesta avanzata da Tordera con un decreto presidenziale inaudita altera parte (senza cioè confronto tra le parti), ritenendo non sufficienti gli elementi portati a motivo del ricorso, ovvero il relativo peso delle prescrizioni fatte dal Nas che Tordera diceva essere superate in base ad una relazione fatta dai suoi uffici di prevenzione.
“L’ordinanza sindacale impugnata è basata, oltre che su quanto rilevato a seguito di ispezione del comando carabinieri per la tutela della salute Nas di Pescara del 23 ottobre 2017 – si legge nel decreto -, anche sulla riscontrata mancanza di efficacia della segnalazione certificata di agibilità del secondo piano dell’immobile in cui sono ubicate dette strutture”. Insomma mancano le certificazioni e senza di queste la struttura non può essere utilizzata, o meglio non potrebbe perché, senza cercare il pelo nell’uovo, in quell’edificio, affittato dalla Asl dall’agosto scorso, c’è ancora e continua ad operare il servizio di Neuropsichiatria infantile che, a rigor di logica e di legge, dovrebbe essere anch’esso chiuso.
Né, tra l’altro, sono fondate le accuse lanciate dal manager dell’azienda sanitaria, lì dove afferma che la documentazione e la certificazione che manca è responsabilità del Comune che non le ha rilasciate. In realtà la richiesta di agibilità non è stata rilasciata perché manca il collaudo finale dei lavori e di conseguenza il deposito al Genio civile.
Insomma la Asl ha fatto il trasloco pur non avendo tutte le carte pronte e questo nonostante la gara espletata per il reperimento dei locali fosse stata chiusa alla fine dello scorso anno con l’impegno, stabilito dal bando, di consegnare locali e certificazioni entro tre mesi.
Le responsabilità della chiusura dei due Centri, insomma andrebbero ricercate altrove: tra chi, verosimilmente, ha consentito al trasloco e ha avuto responsabilità nell’attuazione del procedimento.
Il Tar ha fissato ora l’udienza di merito al prossimo 20 dicembre, ma il decreto è già di per sé un atto forte e che mostra una direzione precisa dei giudici amministrativi che, è molto probabile, tra tre settimane, se la situazione dovesse rimanere la stessa, rigetterà nel merito il ricorso della Asl.
La soluzione, dunque, potrebbe arrivare solo con l’adempimento da parte della Asl o degli appaltatori delle prescrizioni oltre che sanitarie evidenziate dal Nas, anche di quelle urbanistiche. Incombenze che, dicono gli addetti, potrebbero essere evase nel giro di una decina di giorni.
Fino ad allora il Centro di salute mentale e il Centro diurno continueranno ad essere nei fatti sospesi, limitati alle sole emergenze. Con in più la minaccia di essere completamente interrotti dalla prossima settimana, quando il 7 dicembre, stando alle direttive interne, Csm e Centro diurno dovrebbero restituire i locali a Medicina nucleare.
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