È inutile nascondersi: ci spiano, ci braccano e ci controllano. Sanno tutto delle nostre vite.
Veniamo sorvegliati, fin da neonati, con i “Baby Control” puntati sulle culle. Ci osservano nei negozi e negli uffici, tanto che siamo costretti a metterci perennemente in tiro, anche per andare a fare la spesa o a pagare una bolletta. Ogni giorno veniamo ripresi da decine di telecamere di sorveglianza, mentre annusiamo flaconi di bagnoschiuma al supermercato o mentre facciamo una danza propiziatoria davanti alla macchinetta tagliacode dell’ufficio postale, affinché ci venga assegnato un numero fortunato in uno sportello veloce, dato che è quasi ora di pranzo e abbiamo molta fretta.
Ci scrutano mentre guardiamo una vetrina e, ignari di trovarci in un’area sottoposta a videosorveglianza per ragioni di sicurezza, ci grattiamo il naso e chissà cos’altro.
Ci immortalano a nostra insaputa con la “Google car” e tutti possono sapere dove abitiamo e come sono belli i nostri gerani al balcone della sala.
Ci fotografano mentre viaggiamo in automobile, distratti da pensieri e chat, e poi ci spediscono le multe a casa: molte multe.
Ci monitorano attraverso gli smartphone collegati ad internet: è come se ognuno di noi avesse una piccola Mata Hari sempre addosso, in borsa o in tasca. Ogni volta che rispondiamo “Sì” alla domanda “Accetti le condizioni generali di utilizzo?” di un’app, apriamo le porte della nostra vita agli spioni. È così bello e facile scaricare un’applicazione gratuita, utile o dilettevole, che ci consenta di messaggiare, fotografare, giocare o conoscere le previsioni del tempo! Ebbene, l’app è gratuita perché non è lei il prodotto da comprare: siamo noi.
I nostri dati, preferenze, gusti, abitudini e interessi vengono raccolti e venduti alle grandi aziende a fini pubblicitari (nella migliore delle ipotesi). Ecco perché, magicamente, Facebook ci propone la pubblicità di un frigorifero, proprio oggi che in un post ci siamo lamentati di quanto sia eccessivamente vetusto e pieno di calamite quello che possediamo. Non si tratta di fortuite coincidenze, ma di precisi algoritmi.
Ci spiano!
Ai tempi della nostra infanzia, venivamo sorvegliati solo dall’uccellino, che andava prontamente a riferire ai nostri genitori ogni marachella: -Mi ha detto l’uccellino che oggi hai preso cinque in storia.
Ora che siamo adulti è molto più difficile preservare la nostra privacy: non basta sperare nell’apertura della stagione venatoria, per liberarsi del pettegolo volatile.
Si interessano a noi i vicini di casa, sempre pronti alla finestra per un “Dove vai a quest’ora?”. Ci controllano i ladri, per sapere quale sia il momento propizio per poter entrare indisturbati in casa nostra e metterla a soqquadro giocando alla caccia al tesoro (come se non bastassero i nostri figli a farlo).
Chissà perché, però, vicini e ladri non si sorvegliano mai a vicenda: le vittime dei furti siamo sempre noi e i vicini non chiedono mai ai ladri: -Dove vai a quest’ora?
Ci spiano!
Ho letto che, fra pochi mesi, monitoreranno anche l’immondizia che produciamo, tramite dei tag presenti sui sacchetti per i rifiuti: chi smaltirá bene pagherà solo la salata bolletta, chi sbaglierà pagherà anche l’amara multa. Col tag.
In teoria, dovrebbe esserci uno sconto per coloro che produrranno poco secco indifferenziato, perché vorrà dire che avranno differenziato bene e molto.
Ma temo che a pagare l’ammenda saranno i distratti: quelli che getteranno gli oggetti di gomma nel mastello della plastica e gli scontrini in quello della carta.
Tanto, a non pagare davvero, saranno i soliti furbi che conoscono l’angolo giusto della città in cui abbandonare, indisturbati, un anonimo sacchetto pieno di monnezza variegata.
E io pago.
Dov’è l’uccellino quando serve?
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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