
Il “rumoroso silenzio”, come lo ha definito il Conaratos un paio di giorni fa, Alessandro Grimaldi, presidente dell’Ordine provinciale dei medici e capo dipartimento alla Asl, decide di romperlo sul Germe. “Perché – dice – volevo lasciar perdere, ma vedo che questo comitato continua nel travisare il concetto che volevo esprimere nella mia intervista, che anzi muoveva in direzione esattamente opposta”. E non esclude, Grimaldi, anche di adire le vie legali.
L’intervista è quella rilasciata a fine febbraio alla testata Abruzzoweb e nella quale, “facendo un paradosso” spiega Grimaldi, il presidente dei medici sosteneva in merito al deficit della sanità che ora costringerà la Regione ad aumentare le tasse, che “basterebbe smantellare gli ospedali di Castel di Sangro e di Sulmona… Ospedali che, conti alla mano, per come sono strutturati, costano molto di più di quanto producono in termini di prestazioni erogate. E così i conti tornerebbero, il deficit sarebbe ampiamente risanato”.
Un “paradosso” e una “provocazione” che è stata presa alla lettera dal Conaratos, pronto ad indire un referendum per passare sotto la provincia di Pescara o di Chieti.
“Questi signori non hanno capito niente o fanno finta di non capire – dice Grimaldi – ho detto Sulmona e Castel di Sangro, come avrei potuto dire L’Aquila e Avezzano: il concetto espresso è chiaro, ovvero che non ci si può basare sui numeri per garantire una sanità equa e che, al contrario, bisogna investire sulle aree interne più di quanto si faccia altrove. La Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila copre metà del territorio della regione, ma viene finanziata in base al suo peso demografico, e questo è insostenibile: ‘Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi’, come diceva Don Milani”.
Non ci sta Grimaldi a passare come nemico delle aree interne, lui che la sua carriera l’ha iniziata proprio all’ospedale di Castel di Sangro e che ha voluto convocare la prima riunione dell’Ordine, il 18 gennaio scorso, “con 30 cm di neve”, proprio a Castel di Sangro: “Volevo che tutti toccassero con mano cosa vuol dire vivere ed operare in una zona montana – spiega – e neanche a farlo a posta mentre salivamo un’auto medica è finita fuori strada per la neve”.
E rivendica, soprattutto, la pressione fatta sulla Regione per aumentare il budget della Asl provinciale: “Un +1,5% del budget ottenuto – spiega – che equivale a circa 13 milioni di euro, con l’obiettivo di aumentarlo ancora di 1 punto percentuale. Sono soldi che serviranno a coprire le lacune e le carenze di un territorio che conta 6 ospedali e 73 punti di erogazione e che soffre per la sua estensione, la sua orografia e per l’oggettiva carenza di medici”.
Problema enorme, quest’ultimo, perché a Sulmona e a Castel di Sangro, dice, “i medici non vogliono venire, perché attratti da strutture più grandi o dai privati che pagano di più”.
Ci vogliono più investimenti sulla sanità, insomma, specie nelle aree interne che, senza, rischiano la desertificazione.
“L’Italia spende per la sanità il 6,2% del Pil, sotto la media Ocse che è del 7,5%. Ci sono Paesi come Francia e Germania che dedicano alla sanità l’8/9% del Pil. Quasi tutte le regioni italiane sono in difficoltà – continua Grimaldi – e zone interne come le nostre, con bassa demografia e territori vasti e difficili, vengono ulteriormente penalizzate perché i trasferimenti sono su base capitaria”.
Rivendica gli sforzi che sono stati fatti a Sulmona, per garantire con la turnazione di 5 medici, lì dove prima ce ne erano 2, il reparto di Oncologia. A Medicina, dove a breve dovrebbe arrivare una nuova dottoressa e dove si sta cercando di implementare il personale giovane ed evidenzia come ci siano problemi di reperimento del personale a Dialisi, Radiologia, Nefrologia.
“Per avere medici bisogna specializzare le vocazioni degli ospedali – spiega Grimaldi – e sfruttare il fatto che presidi come Castel di Sangro, ma anche Sulmona, siano in posizione strategica, anche per attirare mobilità attiva da altre regioni. Bisogna puntare sui giovani talenti, ma per invogliarli bisogna specializzare i presidi e dotarli di strumentazione adeguata. Senza contare che oggi, specie per la diagnostica, è possibile con le nuove tecnologie e con l’intelligenza artificiale superare il limite delle distanze”.
Le aree interne, ribadisce, non possono essere però abbandonate: “Anche perché c’è una popolazione anziana e il 20% sono famiglie monocomponente. Per questo Sulmona potrebbe puntare sulla Lungodegenza, sull’assistenza e cura agli anziani, o Castel di Sangro specializzarsi in settori che pure prima erano di richiamo, come l’ortopedia, tanto più che si trova in una zona turistica invernale”.
Tutto, tranne che chiuderli. Giusto per chiarire.
Amico degli amici……
Da Sulmona ci mandano in giro per l’Abruzzo per fare una visita o degli esami specialistici, e poi dicono che l’ospedale non è produttivo. Mah!
E’ da anni che, a tutti i livelli, ci si riempie la bocca di zone interne.
La verità è che, di queste ultime in realtà, continua a non fregare un bel niente a nessuno. Lo dicessero esplicitamente e la smettessero di fare gli ipocriti. Le attenzioni sono sempre per gli ospedali maggiori quelli situati nei capoluoghi di provincia tanto per intenderci, quelli cioe’ che usufruiscono continuamente di nuove risorse e dove si viene sistematicamente dirottati per la maggior parte delle prestazioni.
Fauzoni..
Questo signor Grimaldi, individuo espressione di combriccole di potere, ben conosciuto negli ambienti sanitari (e non) per il suo cinismo e le sue sfrenate ambizioni politico-amministrative e comunque di potere, ha impiegato dieci giorni per raccogliere parole sparse e rabberciare cifre per giustificare parole sfuggite ad arte ad anticipare quello che sta accadendo in questi giorni, la stangata sulle tasse, frutto dell’incapacità di gestire un settore importante, quello sanitario, che è il baluardo delle azioni che la città dell’Aquila utilizza per depotenziare Sulmona ed i territori interni. Il suo atteggiamento e le conseguenti insipienti giustificazioni, non fanno altro che alimentare l’insofferenza dei territori interni verso l’egemonia aquilana dando vigore alle molteplici spinte secessioniste che da tempo covano nelle popolazioni peligno-altosangrine le quali vivono con insofferenza i comportamenti razziatori del capoluogo. Per cui ben venga il referendum e tutti coloro che lo sostengono. JAMM’ MÒ
Capo dipartimento asl ……………….
bene, quali le competenze,capacita’,abilita’,perizia,esperienza,maestria,meriti per riconosciuti raggiunti risultati ? Il servizio sanitario e’ a dir poco gestito da incompetenti,tranne le poche eccellenze, il resto e’ da Paese in via di sviluppo,purtroppo i partiti e loro indicati hanno portato il Sistema Sanita’ al fallimento,i politici indicano di tutto di piu’,primari ( chiusure) compresi,quali i meriti,valore,pregi,qualita’ del signore in parola? E basta, o no?