Dal marzo scorso, data inizialmente fissata per le prove del concorso e poi rinviata per il Coronavirus, qualcosa è cambiato, perché nel frattempo la riorganizzazione della macrostruttura, quella dei “pieni poteri” insomma, ha messo in capo al dirigente del primo settore anche la delicata delega delle partecipate, oltre agli affari legali, i servizi alla persona, i servizi alla collettività e il personale.
Le prove, però, saranno le stesse e anche i candidati: quarantasei in tutto che martedì e mercoledì prossimi saranno chiamati a concorrere per ricoprire il ruolo di dirigente al Comune di Sulmona, in un settore che da anni ormai ne è sguarnito.
Le prove scritte si terranno nella palestra del liceo Ovidio martedì e mercoledì, appunto, anche se già da lunedì i candidati dovranno consegnare i testi non commentati che serviranno da supporto allo svolgimento del compito.
La prima prova scritta prevede la stesura di un elaborato in cinque ore su argomenti che riguardano l’ordinamento degli enti locali, il rapporto di lavoro nella pubblica amministrazione, diritto costituzionale, amministrativo e regionale, mentre la seconda prova scritta chiederà ai candidati di trovare soluzioni gestionali in riferimento alla prima prova.
Passa agli orali, la cui data però non è stata ancora fissata, chi riuscirà ad ottenere un punteggio minimo di 21/30, in base ai parametri definiti dalla commissione che vanno dalla coerenza e competenza dell’elaborato, all’analisi e l’inquadramento legislativo del problema, fino alla capacità organizzativa e di programmazione.
Lo slittamento di tre mesi del concorso, ritarda ulteriormente l’insediamento del nuovo dirigente che, a questo punto, diventa essenziale per la futura sostenibilità amministrativa di palazzo San Francesco. Pur volendo accelerare i tempi di nomina del dirigente, infatti, il nuovo arrivato avrà pochi mesi (tra prove scritte e orali, valutazioni e graduatorie) per prendere le redini di un Comune che potrebbe facilmente trovarsi orfano di memoria storica e amministrativa. La segretaria comunale, su cui sono stati accentrati di fatto quasi tutti i poteri, e il dirigente del terzo e quarto settore (ex art 110), sono infatti nomine di tipo fiduciario, destinate cioè ad andare via con l’insediamento di una eventuale nuova amministrazione comunale che, salvo crisi dell’ultima ora, dovrà comunque essere rinnovata la prossima primavera. L’unico dirigente titolare che risiede oggi a Palazzo, Filomena Sorrentino, è stato infatti depotenziato nelle competenze e questo, al di là dei risvolti legali e sindacali, avrà ripercussioni sullo scheletro amministrativo del Comune.
Ma vi pare normale che:
– il Segretario comunale è Presidente di una commissione che deve giudicare anche personale già dipendente dello stesso Comune;
– a cinque giorni dalla prima prova scritta con un semplice “avviso” si integra il bando, prevedendo che il requisito per l’accesso all’orale sia la conoscenza della lingua almeno di livello B2 (requisito non previsto nel bando).
Vi pare normale?
Non sarei così sicuro che questo concorso possa svolgersi.
Caro Massimo, è normalissimo. Nel bando è specificato che ci sarà l’accertamento della conoscenza della lingua “in modo da riscontrare un’adeguata padronanza degli strumenti linguistici”. Sta alla commissione la specificazione dei criteri per l’accertamento, e quindi il Comune semplicemente pubblica il verbale nel quale si riportano i criteri stabiliti dalla Commissione. Poi si può discutere se sia giusto e ragionevole aver specificato il livello B2 come requisito minimo. Immagino esista una prassi in proposito, ma comunque chi ritiene che il criterio non sia, nella forma o nella sostanza, legittimo può fare ricorso (ora, non al termine del concorso). in tutta sincerità, a me pare che per un DIRIGENTE amministrativo il B2 sia il minimo sindacale.