Centro storico, se il conflitto avvelena la soluzione

E’ un percorso lungo e scientifico quello indicato ieri sera dalla professoressa associata del dipartimento di Scienze Umane dell’università dell’Aquila, Lina Calandra, nel corso dell’incontro organizzato da Sbic su “Partecipazione e centro storico”.

Un appuntamento a cui la città di Sulmona ha risposto bene, gremendo la sala della Comunità montana peligna e intervenendo attivamente nella discussione che ha coinvolto pro e contro la chiusura del centro alle auto, ma anche associazioni, professionisti e semplici cittadini, sul tema, più che della viabilità e dell’area pedonale, della partecipazione e del metodo con il quale approcciare il problema.

“Perchè – ha detto la Calandra – se di questo argomento si discute da trenta anni, vuol dire che è un problema mal posto o meglio che il problema è tutt’altro”. La professoressa Calandra ha portato l’esempio delle sue esperienze come consulente del Parco nazionale Gran Sasso, quello della Majella, ma anche del Comune dell’Aquila per cui ha curato il bilancio partecipato nella fase post-terremoto: “Il nostro è un metodo scientifico che si basa su una fase di ascolto molto accurata e ramificata – ha detto – perchè è solo così che si riesce ad andare all’origine del conflitto, superare lo stallo, trovare soluzioni. Che siano giuste o sbagliate, insomma, l’importante è come si arriva alle scelte, che non devono essere imposte, ma condivise”.

Accapigliarsi tra tifoserie o ancora dare una soluzione dall’alto per poi valutarne il gradimento, insomma, non serve a niente: “Abbiamo fatto un lavoro con il Parco del Gran Sasso-Monti della Laga molto importante – ha ricordato la Calandra – nel quale dovevamo venire a capo del conflitto che c’era tra gli allevatori e il Parco stesso sulla gestione dei lupi. Dopo centinaia e centinaia di interviste, abbiamo capito che il problema non era il lupo, ma il fatto che gli allevatori avevano perso il controllo del loro territorio per la gestione dei pascoli. Quella che ultimamente è stata definita la ‘mafia dei pascoli’, insomma, era l’origine del conflitto tra istituzione e persone”.

L’introduzione politica è stata affidata ai consiglieri comunali Maurizio Balassone e Fabio Pingue (in sala anche il presidente del consiglio Katia Di Marzio e la consigliera Elisabetta Bianchi, oltre ad alcuni sindaci del territorio), che poi hanno lasciato spazio ai diversi interventi in sala: dal commerciante che reclama parcheggi e infrastrutture prima di chiudere il centro, all’operatore turistico che cita i feedback dei turisti che si lamentano del troppo traffico; dall’architetto che dà la sua ricetta sulla viabilità, all’associazione culturale che ipotizza delle soluzioni d’urto.

L’abbandono, lo spopolamento, le esigenze per i residenti, la necessità di tornare a vivere il centro ed apprezzarlo con lo stesso sguardo dei turisti, l’obiettivo di riportare scuole e uffici nel cuore pulsante della città, sono solo alcuni degli spunti venuti da questo nuovo corso promosso da Sbic: “Contiamo di ripetere iniziative simili – ha detto Balassone – anche su altri temi, perchè il confronto e la partecipazione, ci ha confermato oggi la Calandra, è l’unica strada da intraprendere per risolvere conflitti e problemi di questa città”.

“Ma attenzione – ha concluso la professoressa – deve essere il decisore politico a promuovere questo percorso, perchè il rischio è poi che ci si fermi all’ultimo gradino, quello cioè che, dopo la soluzione del conflitto e l’indicazione dei bisogni, deve trasformare lo studio scientifico in azione amministrativa”.

1 Commento su "Centro storico, se il conflitto avvelena la soluzione"

  1. Dice bene la professoressa Calandra, è il decisore politico che deve avere il coraggio di promuovere il percorso. Altrimenti restano solo buoni propositi…come da 20 anni a questa parte

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