Tutto da rifare, anzi da fare: il Centro per l’impiego di Sulmona resta dov’è, per il momento. In un cantiere aperto, coinquilino di una scuola semi sventrata, con l’acqua che in questi giorni di temporali improvvisi ha allagato la sede e i topi che circolano liberamente in giro.
Il trasferimento, annunciato e previsto, con tanto di delibera di giunta, nella palazzina verde del Contratto di Quartiere, non si può fare. La Regione, infatti, oltre agli aggiustamenti tecnici (la sostituzione dei bagni e la creazione di uffici), ha richiesto al Comune il cambiamento di destinazione d’uso dell’immobile. Che, in realtà, è nato – con soldi pubblici – per ospitare l’edilizia convenzionata, ma che di famiglie in casa ne ospita meno dei dipendenti pubblici: gli uomini della guardia di finanza, prossimamente quelli dei carabinieri-forestali, le maestre e gli scolari delle scuole materne. Tutti tecnicamente “illegali”, nel senso ospitati in un edificio che ha una destinazione d’uso abitativa e non per uffici. Particolare su cui la Regione non è disposta a soprassedere.
Il tentativo già fallito di sistemare il Centro per l’impiego in via Matteotti (ex liceo scientifico e Centro celestiniano) per l’assenza del certificato di agibilità e la sede futura, nel vicino ex asilo di via Cornacchiola, dove ci sono i soldi (in parte già erogati) da anni, ma dove manca ancora il progetto preliminare (c’è solo uno studio di fattibilità), non sono state insomma le ultime tappe dell’infinito pellegrinaggio. Saltata l’ipotesi della palazzina verde (dove è impensabile un cambio di destinazione d’uso), si sta ora pensando ai locali dell’Inps, edificio che già ospita la biblioteca. Ma la trattativa con l’ente è ancora tutta da imbastire e deve essere il Comune a garantire gli spazi secondo la convenzione. Insomma, c’è chi cerca lavoro e chi lo offre che cerca casa.
Problema, in realtà, che non si esaurisce nei disagi del Centro per l’impiego, ma che mette a serio rischio anche il nuovo asilo di via L’Aquila (Celidonio), finanziato dal Pnrr e i cui lavori sono fermi da otto mesi, in attesa proprio di trovare una sistemazione al Centro per l’impiego. Il rischio che il cantiere non chiuda nei tempi previsti dall’Europa per il suo abbattimento e ricostruzione, è concreto a questo punto, con oltre 1,6 milioni di euro che rischiano di tornare nelle casse della Comunità europea e i bambini dell’asilo di restare nella palazzina verde.
Storie di ordinaria sulmonesita’.