Rischio spanciamento e crollo, per il quartiere di Dentro la Terra si tratta un po’ di una decisione già nell’aria. Cuore del paese e vero centro storico che oggi ha visto la chiusura di uno dei tratti più a rischio a seguito del degrado, dell’abbandono, dei sisma che negli anni si sono susseguiti.
La segnalazione è partita dal commissario dell’aggregato che insiste proprio in quell’area, preoccupazione confermata poi dai tecnici e dall’ufficio sisma che hanno condotto la sindaca, Antonella Di Nino, a firmare l’ordinanza di chiusura questa mattina. Così i vigili del fuoco hanno proceduto a chiudere effettivamente il tratto in pericolo fino ai prossimi controlli necessari a proseguire con le procedure per la messa in sicurezza. L’accesso al quartiere Dentro La Terra è, ora, garantito da via Luigi Meta e vico Sportello.
“Siamo intervenuti rapidamente controllando la situazione e chiudendo la strada per garantire l’incolumità dei cittadini – commenta Antonella Di Nino-. Quello che ci rammarica è la constatazione dei ritardi accumulatisi negli ultimi anni, che oggi stanno imponendo a questa amministrazione una vera e propria corsa ad ostacoli per mettere in sicurezza il paese”.
S.P.
Uno dei fatti genitori di questo problema, a monte di questa problematica è che Pratola nei decenni, ha avuto politiche urbanistiche d’arrembaggio e di rapina. Con un consumo di suolo, territorio e paesaggio paurosi. Ciò ha portato non solo alla cementificqzione delle migliori campagne, delle paludi e delle pendici fluviali. Ricordate perfino le voci su una presunta volonta di urbanizzazione perfino alla Casa delle Vacche? Politiche che hanno prodotto problemi di dissesto idrogeologico, instabilità, ma anche all’imbruttimento estetico e alla perdita di un tessuto urbano caratteristico. Inoltre ha portato anche al logoramento del suo patrimonio edile, poichè la gente si spostava verso le nuove colate di cemento, dimenticando il patrimonio esistente. E il problem descritto nell’articolo non è che un figlio, un frutto di tale politiche scellerate verso il territorio. A caccia solo di tornaconti personalistici quali consensi elettorali o soldi ad esempio.
e anche le voci di chi voleva o vorrebbe urbanizzare ancora larghe fette di cio che rimane, fosse anche nell’area della Polviera di San cosimo o sforando sui territori dei comuni limitrofi? Un cancro economico-urbanistico-politico che oggi comincia a dare i suoi frutti. COsa si sta facendo per ridurre od eliminare il problema? onde evitare ulteriori colate di cemento e disboscamenti urbani e non urbani?