Sono 78 le pagine con cui la Corte dei Conti ricostruisce e censura la gestione del Cogesa tra il 2018 e il 2022, oggetto di uno dei tanti filoni di indagine che si sono accesi sulla partecipata, soprattutto all’indomani del suo dichiarato stato di crisi. Una fotografia impietosa di una gestione del tutto fuori controllo che ripercorre cinque anni nei quali questa testata, spesso sola e isolata, ha puntualmente denunciato nei suoi articoli e nelle sue inchieste: dalle assunzioni senza freno, agli incarichi, alla totale assenza di controllo da parte dei soci del bello e più spesso cattivo tempo che le governance che si sono avvicendate a Noce Mattei hanno fatto. Ora in virtù delle “gravi criticità sia attinenti alla gestione della società che all’esercizio del controllo da parte delle amministrazioni pubbliche socie – scrive la Corte dei Conti -, con possibili ricadute anche sull’affidamento dei servizi alla società” la Corte dei Conti ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura dei giudici contabili, affinché cioè i rilievi fatti si trasformino in azioni giudiziarie e risarcitorie dove se ne riscontreranno le condizioni.
E a tremare, ora, sono in molti: i sindaci che in quel periodo dovevano controllare e non lo hanno fatto, le governance che hanno portato la società al collasso, ma anche i dipendenti con posizioni apicali che hanno firmato l’affidamento di incarichi per centinaia di migliaia di euro “nella quasi totalità conferiti in via diretta e senza esplicitazione delle motivazioni inerenti non solo le motivazioni del conferimento – scrivono i giudici -, ma anche quelle giustificanti l’assenza di procedure comparative – in contrasto con i principi di finanza pubblica applicabili in subiecta materia”. Incarichi e consulenze affidati spesso senza la necessarie e obbligatoria trasparenza, senza un solo link sul sito istituzionale, cosa che determina, ricorda la Corte dei Conti, “la responsabilità disciplinare di colui che ha disposto il pagamento del corrispettivo, accertata all’esito del relativo procedimento, il pagamento di una sanzione pari alla somma liquidata, sempre a carico di colui che ha disposto l’erogato compenso, fatto salvo il risarcimento del danno ingiusto derivante dal mancato esercizio dell’attività obbligatoria”. E non si tratta di briciole: nel solo anno 2021 (ovvero prima delle elezioni amministrative) la spesa sostenuta per incarcihi e consulenze è stata di oltre 624mila euro, in aumento esponenziale così come lo era stato nel 2018 (ovvero prima delle elezioni regionali) quando la cifra assegnata a destra e manca è stata di oltre 230mila euro.
La Corte dei Conti ha poi bacchettato il Comune di Pratola sul mancato accantonamento del fondo perdite e tutti i Comuni soci, in particolare Sulmona che ne ha la presidenza, per il mancato controllo sulla società, senza neanche aver istituito un ufficio apposito come è previsto. Così come l’aver sostituito la figura dell’amministratore unico con un Consiglio di amministrazione, senza che questo abbia portato alcun vantaggio in termini operativi alla società e per aver lasciato che convenzioni e debiti dei Comuni restassero per anni sospesi, determinando la crisi finanziaria della società.
I rilievi più pesanti, però, oltre che sugli incarichi, sono sul personale e i suoi metodi di reclutamento e più in generale su una gestione della partecipata che non risulta conveniente tanto da far venir meno il principio e le condizioni per l’affidamento in house del servizio, passaggio questo che potrebbe evolversi con la chiusura del Cogesa. Non si è poi così lontani, d’altronde, considerando lo stato di crisi, i 12 decreti ingiuntivi fatti, i 4 pignoramenti presso terzi per un valore di quasi mezzo milione di euro.
“Dai dati e dalla documentazione sopra riportati emerge come i macro-fattori, che appaiono aver determinato l’attuale stato di crisi finanziaria della società – scrivono i giudici -, sono da individuarsi, a partire dal 2018, a scelte gestionali adottate dalla governance societaria senza, ancora una volta, un adeguato presidio da parte dell’organo deputato all’esercizio del controllo analogo e in contrasto con le direttive rivolte, come si è visto, da alcuni dei Comuni soci richiedenti specifiche misure di efficientamento”.
Tutto si spiega..
Cogesa : Sulmona = Sulmona : X
I comuni devono pagare, troppi debiti da parte loro.
Ora la colpa di chi deve essere?
bene,benissimo,alla Procura della CdC non si scherza,Giudici rigorosi,attenti,severissimi,chi sbaglia paga, e si paga davvero,immediatamente,non fanno sconti,eventuali danni erariali sono da pagare subito,non sono ammessi ritardi,si prendono tutto,tranne: chiacchiere e tabacchere e’ lignamm o’ Banco ‘e Napule nun ne ‘mpegna…Legalita’ diffusa per uscire dalla palude,o no?
Uomini talmente piccoli che la stupidità è una cosa grande.
Game Over. Lo schema Ponzi è finito!