Il supercarcere di Sulmona non sarebbe un modello da seguire per quanto riguarda la questione organico. A ribadirlo è Mauro Nardella, segretario della Camera Sindacale Territoriale Adriatica-Gran Sasso. Una situazione, come spiega, da tempo sarebbe “allo sbando” ma prosegue “mai ci saremmo aspettati che una contrattazione sulla rivisitazione del’organizzazione del lavoro potesse avere così sterili, per non dire nulle, conseguenze”. Sono solo 246 gli agenti attualmente in servizio su 267 previsti dalla pianta organica, frutto di una decisione unilaterale presa dall’amministrazione, “mai accettata ne condivisa dalla Uil”.
Un quadro da completare poi con un sovraffollamento di detenuti che supera le 100 unità, “senza considerare che, di per sé, seppur a pieno organico, gli uomini al servizio della Casa di Reclusione sono troppo pochi per rendere garantibile ciò che di fatto non lo è più da tantissimo tempo”.Turni straordinari divenuti ordinari, ferie inizialmente concesse puntualmente disattese, che per subentrate inderogabili esigenze, non vengono fatte fruire, servizi massacranti, stress, un lavoro a dura prova psicofisica.Per Nardella si assiste al “tracollo di qualsiasi tentativo di adempimento in materia di riassetto organizzativo del carcere di piazzale vittime del dovere, si è puntualmente verificato ieri allorquando i dirigenti Uil Christian Leone e Barbara Scudieri altro non hanno potuto fare che gettare la spugna dinanzi alle proposte avanzate dalla Parte Pubblica”.
Il sindacalista parla di “sordità” ed “incoscienza di chi ci amministra”, che avrebbe condotto ad un’esasperazione tutti gli uomini di polizia penitenziaria. Non ce la fanno più i poliziotti penitenziari di stanza al penitenziario di via Lamaccio, non ce la fanno a sostenere ritmi di lavoro divenuti non più sostenibili.“La condizione nella quale è venuta a ricadere il personale della Casa di Reclusione di Sulmona non può essere ulteriormente procrastinata attraverso una politica di raschiamento che ha troppo condizionato in negativo il diritto di tutti i poliziotti ivi operanti, nessuno escluso”.
Il messaggio è chiaro: o applicazione in toto delle regole sancite dal contratto e dall’ Accordo Quadro Nazionale oppure la UIL non firmerà mai più accordi, un invito a rivedere, con il necessario intervento del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, l’organizzazione del lavoro investendo su quanto di buono previsto dalle normative vigenti.
Turni a sei ore, assenza di accorpamenti di più posti di servizio, rispetto delle funzioni e dei ruoli del personale di Polizia Penitenziaria, garanzia incondizionata della fruizione del congedo ordinario senza l’assillo di dover essere richiamato in servizio,sono solo alcune delle richieste che la UIL chiede per offrire il suo contributo. Questo l’obiettivo, la battaglia portata avanti e da mettere nero su bianco. Nardella va dritto al punto e dice “basta alla soppressione del diritto continuamente calpestato da una politica di assottigliamento dell’organico frutto di una spending review che sta portando al massacro un personale ultra cinquantenne e troppo debilitato per sostenere ritmi che neanche un ventenne riuscirebbe ad assorbire; basta alla trasformazione dell’ordinario in straordinario”.
“E’ finito il tempo delle deroghe all’ordinario”, la Uil fa sapere che discuterà con la Parte Pubblica e sottoscriverà accordi solo ed esclusivamente in presenza della certezza del diritto
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