La scena è quella di una nave pirata alla deriva che sta affondando nel freddo buio di una tempesta. Il capitano scaltro e solengo è già su una scialuppa, abbondantemente a largo da non essere risucchiato dal mostro di legno, vele e cime di canapa che vanno a picco. Al timone ha lasciato un navigato nostromo che sa già che la situazione è disperata e che al meglio delle sue possibilità riuscirà a fare al massimo una morte dignitosa. E poi ci si sono i marinai che immaginano già – senza troppe metafore – quello che li aspetta; e i naufraghi che non sanno a quale scoglio aggrapparsi.
Ora fermiamoci un secondo e facciamo un passo indietro, torniamo a qualche giorno fa. Il 5 marzo è da poco cominciato e qualcuno già spera che passi via presto, infliggendo meno dolore possibile. Sono le 4 inoltrate, il sole fra non molto sorgerà come ogni mattina e sullo schermo freddo di una televisione accesa in un salotto di una villa in Abruzzo appaiono i risultati delle elezioni, impietosi e tragici. Il telefono non smette di squillare e ciò che sostengono dall’altro capo è, se è possibile, ancora più sconfortante. “Debacle, tonfo, disfatta” sono gli aggettivi più usati dai fedelissimi inviati nelle sezioni, ovunque il partito sta perdendo, ma non perde come nel resto d’Italia, perde male e peggio che nel resto del Paese.
Il padrone di casa ha un sogno. Un pallino, un obiettivo, una meta che l’accompagna da quando ha iniziato a fare politica seriamente. Il padrone di casa vuole diventare ministro, ma non un ministro qualunque bensì il ministro delle Infrastrutture. Il piano è stato semplice e si è articolato su due punti: guadagnarsi la fiducia cieca del “leader”; apparire come un amministratore capace di costruire cose e così giù a fare ponti, strade, gallerie, rotatorie. Pertanto il padrone di casa è stato candidato alle elezioni, perché lui non è un uomo qualsiasi, lui è il presidente della Regione.
Se le elezioni finiranno in pareggio, il partito del padrone di casa presidente della Regione si vedrà costretto a fare un governo insieme all’acerrimo nemico, il rivale di tutta una vita: il padrone delle televisioni. Ma i dati che arrivano dalla televisione – ironia della sorte – parlano chiaro: il pareggio c’è, ma per loro è una sconfitta senza appello. Quello che è peggio però per il padrone di casa è che sta facendo una figura barbina agli occhi del leader al quale aveva promesso un risultato sensazionale, sopra le righe, gli sarebbe bastato lasciar fare a lui. Di questo passo, una volta eletto, al padrone di casa divenuto ormai senatore, lo metteranno su un banco a votare a favore o contro senza nemmeno più diritto di parola. È una giornata dura per lui, meglio farsi una camomilla e provare a chiudere per qualche ora gli occhi.
Questa storia si chiude definitivamente l’8 marzo, è la festa della donna ma a fare la festa al padrone di casa senatore è il braccio destro del leader, un tipo silenzioso con un viso angelico ma dotato di una freddezza micidiale. Si fa chiamare Elle Elle e quando parla, non ammette appello. Il suo giudizio conta quanto quello del leader soltanto che lui non usa giri di parole e non lascia scampo. Alle ore 16.43 pubblica un’analisi post-voto rivolta a quelli del suo partito e dichiara lapidario: “Avremo modo di parlare di come è andata in alcune regioni governate dal Pd in cui il risultato è stato inferiore alla media nazionale con i governatori che hanno fatto tante interviste ma hanno perso tutti i seggi della loro regione”. Detto da lui poi che al braccio e alle labbra aveva appeso il governatore.
Ecco qui si chiude, almeno per un po’ la storia politica del padrone di casa, il senatore Luciano D’Alfonso, uno a cui probabilmente proibiranno di entrare a Firenze per le prossime tre decadi. Il governatore della Regione Abruzzo tanto sciagurato da credersi capace di combattere la lotta politica delle elezioni legislative da solo, con i suoi fedelissimi e la “fama” delle sue scelte politiche pronto a precederlo. Per un po’ D’Alfonso abbasserà la cresta e verrà messo in disparte, giusto il tempo di rigenerare la sua verginità politica e ritornare in corsa come avviene per tutti i politici italiani. Sì ma è ancora presidente di Regione, allora che si fa?
Adesso ritorniamo alla nave pirata alla deriva. Sull’imbarcazione due marinai più degli altri sono preoccupati per la sorte che li attende e sgomitano per trovare una soluzione, non sono mica due mezzi mozzi loro. I due marinai durante i mesi di navigazione sono stati sempre cauti osservanti della direttive del capitano. Certo a volte la rotta tracciata era a dir poco ardita, incomprensibile ai molti, ma si sa che su una nave pirata o si fa quello che dice il capitano o si finisce a fare da cibo ai pescecani. Oggi a vedere la nave che sta per sprofondare per colpa della navigazione sconsiderata del capitano, e questo in fuga su una scialuppa, i due marinai proprio non ci stanno, così dando luogo all’ingegno più puro arrabattano una zattera, la gettano in mare e provano ad inseguire la rotta per la salvezza dell’ingrato condottiero.
Ce la faranno i due marinai? Non possiamo dirlo, ma fra qualche mese sapremo molto probabilmente dare una risposta.
E sì perché i due marinai in fuga potrebbero essere Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo che dimettendosi da assessori, non fanno altro che marcare le distanze dalla fallimentare amministrazione D’Alfonso sperando di non esserne travolti. In ballo c’è il posto da consigliere regionale da confermare e al più tardi fra un anno, le elezioni che decreteranno il successore di D’Alfonso. Nel centrosinistra il nome che va per la maggiore è quello del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, unico nome nel panorama politico abruzzese capace di contendere lo scranno più importante di palazzo Silone ai 5 Stelle e al centrodestra. Così a naso l’impressione che si ha è che con Legnini il centrosinistra potrebbe giocarsela, con chiunque altro il tonfo potrebbe essere ben più sonoro delle politiche pertanto è necessario essere allineati e coperti in vista della prossima campagna elettorale regionale ed avere un parafulmine – da potersi giocare con gli elettori – che potrebbe suonare pressappoco così: “Eh, ma io mi sono dimesso!”
Certo la mossa di Gerosolimo e Di Matteo lascia in molti basiti, non fosse altro che i due hanno condiviso quasi nella sua totalità l’azione del governo regionale. Gerosolimo ad esempio può rivendicare fra i suoi più importanti risultati tutti provvedimenti sui quali aleggia la longa manus di D’Alfonso: il ridimensionamento del presidio ospedaliero – non più di primo livello – strappando a suo dire la migliore contrattazione possibile; il Masterplan che concentra la maggior parte delle risorse sulla bretella ferroviaria – fortemente discussa in Valle – e sulla trasformazione dell’Abbazia celestiniana in polo fieristico regionale, sacrificando però con questi due interventi altre importanti criticità infrastrutturali presenti nel nostro comprensorio; il ricorso della Regione sul provvedimento che autorizza la centrale Snam di Sulmona – senza però aver messo in campo una vera opposizione politica all’opera e non meramente di carattere amministrativo.
A questo punto resta da capire cosa l’ormai ex assessore alle Aree interne reputa ancora condivisibile degli anni passati in giunta regionale e cosa invece critica al punto da ritenere necessario rassegnare le dimissioni e chiedere con una buona dose di sfacciataggine “l’azzeramento della giunta con contestuale avvio di una fase che possa portare a comprendere se ha ancora senso andare avanti”.
E poi ci sono i naufraghi, quelli che da tutta questa tempesta rischiano di affondare definitivamente. L’ultima ruota del carro, le zavorre che per prime finiscono tra le onde.
Anche se chi non sembra minimamente preoccupata per l’assestamento in corso negli equilibri regionali è la sindaca di Sulmona: “Noi abbiamo avuto come amministrazione comunale un punto di riferimento in questi anni in consiglio regionale che è stato Andrea Gerosolimo, ma le sue dimissioni non condizionano il nostro lavoro, certo adesso non avremo più un assessore ma un consigliere regionale. Le scelte politiche dell’ormai ex assessore Gerosolimo sono del tutto personali e non hanno alcun tipo di riflesso sulla nostra amministrazione”.
Nonostante le rassicurazioni e l’aplomb della sindaca, restano in sospeso però alcune questioni cruciali che hanno permesso al capoluogo peligno di essere privilegiato nelle possibili soluzioni vista l’intermediazione esistente con Gerosolimo. Il marinaio che ha abbandonato il capitano che a sua volta ha abbandonato la nave. Parliamo dell’inserimento di Sulmona in Casa Italia, dell’aiuto che Abruzzo Engineering sta dando all’ingolfata macchina amministrativa comunale e del suo disastrato ufficio sisma e dell’Agenzia di promozione culturale per la quale non è ancora stata trovata una soluzione definitiva. Solo per citare qualche esempio, qualcuno dei salvagente lanciati dalla Regione a cui Sulmona si è aggrappata finora per non affondare del tutto. E che ora, chissà, il capitano risentito per il “tradimento” dei marinai potrebbe ritirare a sé.
Infine resta da capire se questa mossa regionale avrà ripercussioni sugli equilibri in consiglio comunale. Se da un lato l’allontanamento dall’amministrazione regionale potrebbe normalizzare i rapporti con gli insofferenti Fratelli d’Italia, dall’altro consiglieri come Roberta Salvati, molto vicina al presidente D’Alfonso o Fabio Pingue, che durante la campagna per le politiche si è speso in prima persona per Federica Chiavaroli, potrebbero iniziare ad esternare possibili malumori e prese di distanza. Perché ognuno, ora, si troverà a decidere su quale scialuppa salire.
Il mare è in tempesta e all’orizzonte non sembra esserci nessuna schiarita.
Savino Monterisi
bene ,lucida profonda riflessione…nessuna schiarita,le previsioni sono pessime,anzi dragiche…la tempesta e’ in arrivo con mare forza 9….le mappe non segnalano isole,dunque assenza di rifugi….mare aperto,uragano in arrivo e tantissimi pesci a dir poco pericolosi..
nessuna speranza,o no?
Bellissimo quadro della realtà contemporanea e nn solo abruzzese…l’unico mio dubbio : ma siamo sicuri di avere a che fare con dei marinai?? O sono solo dei mozzi gonfiati..