“E’ disperato, possibile che siano così abbandonati?”. A sfogarsi è Marina, pratolana, parente di Roberto Di Mattia, vittima della crisi socio-economica che sta affliggendo il Venezuela di Maduro. Da Caracas le immagini non sono affatto rassicuranti (guarda il video – Frammenti dal Venezuela – nella sezione “de visu”), tutt’altro. Supermercati vuoti e lunghe file per comprare anche un solo chilo di farina, file anche al bancomat per ritirare soldi che non ci sono, qualcuno rovista tra la spazzatura sperando di trovare qualcosa di cui nutrirsi. “Si chiama iperinflazione, un giorno le cose costano 1 euro, il giorno dopo 5” spiega Roberto che dopo lo sfogo su Il Germe ha raccolto qualche immagine a testimonianza del suo racconto, mentre andava a lavoro nella speranza di reperire anche un minimo di connessione internet per inviarle. Il suo quartiere è stato derubato dai cavi, “Un quartiere di classe media” sottolinea.
La sua esigenza è quella di andare via da lì, il suo problema e il non riuscire ad ottenere un appuntamento al consolato per regolarizzare alcuni documenti per sua moglie, priva della doppia cittadinanza e quindi impossibilitata a trasferirsi. “Ho cercato per quasi una settimana di prendere questo appuntamento per lui tramite il sito del consolato italiano online – racconta ancora Marina – ma è impossibile veramente, puoi accedere solo a mezzanotte in punto, è assurdo. Qui stiamo parlando di cittadini italiani. Una volta dentro il sito non vai da nessuna parte”.
Le spiegazioni del consolato non lasciano dubbi all’apparenza: “Ogni 24 ore (alle ore 00.00 ora italiana), il sistema apre automaticamente la disponibilità di nuovi appuntamenti avanzando di giorno in giorno (es. Il 12 gennaio si aprirà la disponibilità per il 12 marzo successivo)”. Di 60 giorni in 60 giorni e con l’aria che tira in Venezuela le probabilità di ottenerlo a breve sono scarse. Qualcuno, dicono, ci ha fatto la cresta facendosi passare qualche bustarella e promettendo finalmente l’incontro. Anche l’ambasciata ed il consolato lo fanno presente evidenziando la loro assoluta estraneità perché “il servizio è gratuito”, invitando gli utenti a segnalare eventuali episodi. “Tali servizi – è spiegato sul sito – non sono una soluzione alle difficoltà di prenotazione, bensì ne sono spesso la causa principale. Essi occupano infatti decine di spazi per le prenotazioni e impediscono ai singoli utenti di accedervi”.
Ma comunque la prenotazione non arriva e tutto resta esattamente come il giorno prima, imbrigliati in una società dalle presunte idee socialiste che non sembrano avere un riscontro reale, dove la miseria è diventata l’effetto più eclatante. Chi non ricorda le varie manifestazioni di solidarietà in Valle Peligna in favore dei propri parenti oltreoceano. Le raccolte di medicinali e beni di prima necessità a lunga scadenza. Da allora non è cambiato nulla.
Simona Pace
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