C’è chi si è già organizzato, chi sta aspettando l’autorizzazione di Comune e Asl e chi ci ha rinunciato. A poco più di una settimana dall’apertura dei campi estivi (il 15 giugno), una cosa è certa: la prova generale di ritorno alla socialità non sarà né facile, né economica per ragazzi e famiglie.
Le misure anti Covid prevedono d’altronde un protocollo molto stringente, il cui passaggio principale è rappresentato dalla riduzione del numero dei bambini per ogni educatore-responsabile. Si tratta di una riduzione pari ad un terzo di quella che era prevista lo scorso anno, che in termini di costi si traduce per i gestori dei campi nel triplo della spesa per il personale e, di conseguenza, per molte realtà, nell’aumento, non proporzionale ma comunque importante, delle rette.
In attesa di sapere se la possibilità dei campi estivi sarà aperta anche ai bambini sotto i 3 anni, infatti, al momento le linee guida stabiliscono che ci sia 1 operatore ogni 5 bambini per gli ospiti dai 3 ai 5 anni (lì dove, prima, il rapporto era di 1 ogni 15/18); e ancora di 1 operatore ogni 7 bambini per la fascia di età dai 6 agli 11 anni (prima era di 1 ogni 20/25) e di 1 operatore ogni 10 adolescenti per la fascia di età dai 12 ai 17 anni (prima era di 1 a 30).
Regole che si accompagnano ad una serie di prescrizioni che prevedono la presenza di un triage all’ingresso per “smistare” i bambini, la misurazione della temperatura, la continuità di gruppo e operatori (cioè lo stesso gruppo con lo stesso operatore per la settimana di campo), l’igienizzazione continua delle attrezzature e dei bagni e la sanificazione quotidiana degli ambienti, l’ingresso scaglionato ogni 5/10 minuti.
A Sulmona il campo estivo “pubblico”, quello gestito dalla Nos all’Isola Felice, è ancora in attesa dell’autorizzazione da parte del Comune e della Asl: il progetto, come previsto dalla norma, è stato presentato, e si attende una risposta anche per organizzare attività e prezzi. “Probabilmente saremo costretti ad aumentare un po’ la retta che prima era di 50-60 euro a settimana o 160 euro al mese – spiega la responsabile Giusi Di Genova – il nostro è soprattutto un servizio sociale ed è importante, soprattutto dopo il lungo lockdown, dare un po’ di respiro ai ragazzi e alle famiglie”.
Si sono già organizzati invece i privati che hanno già avviato le campagne di iscrizioni: la palestra Top Club sarà costretta quasi a raddoppiare la retta passando da 35 a 60 euro settimanali. “Non possiamo fare altrimenti – commenta il gestore, Marcello Cifani – anche con l’uso di volontari non ci stiamo dentro alle spese”.
Aumento più modesto “di qualche 5 euro” sarà quello invece della Cittadella delle Arti di Torrone-Cantone: “Avremo una quarantina di bambini fino agli 11 anni – spiega Ada Di Ianni – e il campo sarà diviso in quattro macro aree: percorsi motori, laboratori di pittura e legno, danza e teatro. Abbiamo presentato un progetto al Comune, anche se come privati non era necessario, attendiamo ora di incontrare la Asl e dobbiamo decidere se possiamo garantire i pasti o se gli ospiti dovranno portarselo al sacco”.
Cambierà poco, invece, nei campi dell’Incoronata, dove il ritocco delle 50 euro settimanali sarà minimo: “Anche prima lavoravamo con gruppi piccoli – chiarisce Giancarlo Bonasia – le nostre attività sono soprattutto di tipo sportivo, anche se non si sa ancora se si potrà fare calcetto e volley al momento vietate. Di solito abbiamo una cinquantina di iscritti l’anno, ma molti genitori quest’anno hanno paura del contagio, quindi non è detto che arriveremo a questi numeri”.
Facciamo un pò di conti:un centro estivo abbastanza grande ospita minimo 100 bambini per un incasso mensile quindi di 24.000 Euro. Supponiamo l’impiego di 30 operatori a 400 euro (cifra quasi inverosimile come anche il numero di operatori)per un importo di 12.000 Euro rimanenza per i Gestori 12.000 Euro. Qualcuno può dirmi chi oggi guadagna nella nostra città 12.000 al mese affermando di non rientrare nelle spese?
Costi per un campo estivo solo gli operatori? E le assicurazioni ai bambini? Così tanto per citarne uno soltanto. Quando non si sa di cosa si parla, tacere sarebbe d’uopo.