Caccia al cervo: non c’è la Valutazione ambientale strategica. Ricorso contro la delibera regionale

“Ho inviato una richiesta alla Regione di revoca o almeno di sospensione in autotutela della delibera di agosto che non a caso richiama nelle premesse la Valutazione di incidenza ma non la Valutazione ambientale strategica e i relativi obblighi”.

Torna sulla delibera con cui la giunta regionale ha disposto l’abbattimento di circa 500 cervi Augusto De Sanctis attivista di Forum H2O che alla Regione Abruzzo ha chiesto di ritirare un atto adottato sulla base di una “grave inadempienza”. Quella relativa alla Valutazione ambientale strategica del Piano faunistico venatorio, valutazione che, sottolinea l’ambientalista, è rimasta inattuata “nella parte relativa al Piano di monitoraggio delle specie protette e dei danni da fauna a cui la Regione si era auto vincolata nel 2020”.

La Regione Abruzzo dunque, spiega De Sanctis già componente per un decennio per associazioni ambientaliste della consulta regionale sulla caccia, non avrebbe rispettato quanto previsto dall’Unione Europea che con due distinte direttive assoggetta il Piano faunistico regionale a due diverse procedure di valutazione, quella di incidenza e quella ambientale. Quest’ultima con lo scopo di “assicurare la gestione adattiva dei processi pianificatori nel tempo” ovvero, continua il rappresentante di Forum H2O, per garantire che i Piani non siano statici ma dinamici seguendo i valori assunti dagli “indicatori variabili ambientali” che il Piano stesso individua.

Ma, aggiunge Augusto De Sanctis, di attività di monitoraggio, verifiche e controlli previste dal parere motivato di conclusione favorevole alla Valutazione ambientale del Piano faunistico-venatorio non v’è traccia. Non sul sito web della Regione dove l’ente per legge ha l’obbligo di provvedere alla “tempestiva pubblicazione periodica dei monitoraggi” né nella relazione tecnica allegata alla delibera, né tanto meno nel parere favorevole di ISPRA. “Cosa quest’ultima assai grave” prosegue De Sanctis che sottolinea come proprio l’ISPRA, ente incaricato dalla Regione Abruzzo di redigere il Piano faunistico-venatorio “ottenendo anche cospicui finaziamenti” avrebbe dovuto sollevare la questione dell’inadempienza relativa al monitoraggio.

E invece quegli indicatori, molti dei quali da misurare con cadenza annuale o biennale, non sono mai stati valutati, compresi “i censimenti per la fauna protetta o specialmente protetta” tra cui quelli relativi alle specie che vengono “impattate dal prelievo del cervo”. Come il lupo e l’orso bruno marsicano che del cervo sono predatori e gli uccelli necrofagi che dall’Aquila Reale al Nibbio bruno fino al Grifone si nutrono delle carcasse di animali predati e uccisi. Dati che la Regione Abruzzo non ha raccolto, come pure quelli relativi “a quanti euro si dovevano investire in prevenzione per gli ettari interessati dai danni oppure agli incidenti di caccia, alla mappatura degli incidenti stradali con la fauna, al rumore prodotto dagli spari, ecc.”

Senza dimenticare, continua il comunicato a firma di De Sanctis, quanto previsto dalla stessa delibera di giunta che esclude la caccia al cervo nei territori di connessione per l’orso. Tra i quali andrebbe considerata non solo quella compresa tra il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco della Maiella individuata nel Piano faunistico del 2020 ma anche quella di connessione tra il Parco d’Abruzzo e i Simbruini dove di recente si è verificata la morte dell’orso investito sulla fondovalle del Liri fino a quella compresa tra le Gole del Sagittario e il Parco Sirente Velino “ampiamente utilizzata dagli orsi in questi ultimi anni”. Territori mai individuati per l’orso come per altre specie protette quali per esempio il camoscio d’Abruzzo presente nell’area tra Terratta e le Gole del Sagittario, con la conseguenza che invece di vietare l’abbattimento del cervo anche in altre nuove aree, “l’inadempienza della Regione fa si che oggi rimanga un’unica area di connessione individuata”.

“Un’inadempienza gravissima” che riguarda anche altri piani a partire da quello del demanio marittimo regionale del 2015 forse perché, si legge nel comunicato, “gli uffici regionali sembrano un po’ allergici a procedere alla valutazione costante dei risultati raggiunti oppure non hanno dotazioni finanziarie adeguate”. Sia quel che sia, conclude Augusto De Sanctis, non è consentito “bypassare norme e obblighi chiarissimi a vantaggio dei cacciatori”, motivo per il quale De Sanctis è determinato a fermare la caccia al cervo percorrendo ogni strada possibile, non esclusa quella “tecnico giuridica” dell’autotutela, del ricorso al TAR e al Consiglio di Stato.

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