A conti fatti spetteranno tra le 80 e i 120 euro a testa di buoni spesa, per un platea di residenti che oscilla tra il 5 e il 10% della popolazione. Questi almeno sono i calcoli, per il momento solo indicativi, fatti dai diversi uffici dei servizi sociali dei Comuni, che ieri hanno dovuto fare un sforzo non indifferente per definire modi, metodi e criteri per l’assegnazione del beneficio economico che il governo ha affidato loro al fine di permettere ai più bisognosi di approvvigionarsi dei beni di prima necessità. I cosiddetti buoni spesa, insomma.
Gli atti veri e propri verranno in gran parte definiti oggi con apposite delibere, ma la linea che stanno seguendo i Comuni del Centro Abruzzo, destinatari in totale di circa mezzo milione di euro, è pressoché la stessa.
Per accedere al beneficio occorrerà innanzitutto fare una domanda con autocertificazione nella quale si dichiara la propria difficoltà a garantire i mezzi di sussistenza familiari. Dalla lista saranno esclusi quelli che hanno già un sostegno economico con un budget di circa 800 euro: quindi niente per i percettori del reddito di cittadinanza, di pensioni piene, dipendenti pubblici o del privato che stanno continuando a lavorare o coloro che hanno un conto corrente bancario con più di 10mila euro a credito (almeno a Sulmona). Accesso possibile, invece, per quelli che hanno le pensioni sociali e per quella vasta categoria di commercianti e liberi professionisti a cui andranno i 600 euro promessi dal governo.
I buoni spesa, che saranno stampati perlopiù in settimana, dovrebbero essere pronti tra il fine settimana (a Pratola) e la prossima settimana (a Sulmona) e saranno da “piccolo taglio”, ovvero da 10 o 20 euro, per permettere di potersi approvvigionare da diversi punti vendita: dalla grande alla piccola distribuzione. I negozi ovviamente dovranno essere convenzionati e per questo nelle prossime ore i Comuni oltre all’avviso per le domande dei richiedenti il buono spesa, faranno anche un avviso rivolto agli esercizi commerciali, la cui lista dovrà essere pubblicata sui siti dei Comuni.
Diverse le modalità di consegna dei buoni: a Pratola se ne occuperà la protezione civile, mentre a Sulmona si dovranno ritirare allo sportello comunale “nel rispetto delle distanze di sicurezza” chiarisce l’assessore Marina Bianco.
Varia anche l’approccio al riconoscimento del beneficio: a Pratola si è calcolata una platea di 150/200 nuclei familiari che ne avranno diritto (con un budget di 58mila euro complessivo) e l’intenzione della sindaca Antonella Di Nino è comunque quella di non escludere nessuno: “Abbiamo calcolato che ogni famiglia avrà in media circa 300 euro di buono spesa – spiega – ma se dovessero esserci più nuclei ad aver diritto, ovviamente questa cifra sarà abbassata, nella speranza di rimpinguarla con ulteriori fondi successivamente”.
Più netta invece dovrebbe essere la scelta di Sulmona che alle 400/450 famiglie potenziali, distribuirà con i 150mila euro a disposizione un buono spesa di 100 euro per ciascun componente e 120 euro per i figli piccoli. “Si farà una graduatoria – aggiunge l’assessore Bianco – se avanzeranno dei fondi penseremo eventualmente ad incrementare il bonus”.
Entro Pasqua, insomma, tutte le famiglie dovrebbero avere i soldi sufficienti per comprare la colomba.
Bene, massima trasparenza, please!
Verifica degli aventi diritto da parte dell’intero Consiglio comunale, in ogni Comune maggioranza e opposizione
devono controllare scrupolosamente tutti i nominativi e nuclei familiari dei beneficiari.
In particolar modo controllare se sono soggetti che si ubriacano o drogano. Per evitare che ne venga fatto un mercato nero…i buoni che siano NOMINATIVI e non spendibili da parte di persone terze.
Questi sono soldi degli italiani tutti, quindi pubblici, ricordatevelo!
Publio, se i criteri sono quelli riportati nell’articolo, c’è poco da fare. Spero queste risorse vadano a chi ne ha più e veramente bisogno, ma la probabilità che finiscano anche a zingari, nullafacenti drogati e spacciatori, nonché evasori totali è altissima. Io sono molto pessimista.
infatti MarioS sono piu’ che certa che i soldi finiranno proprio a quelle categorie. approccio a mio parere del tutto sbagliato. in questa fase ci voleva la supervisione e coordinamento dell’agenzia dell’entrate. bastava applicare dei filtri (al di sotto di un certo reddito) nei loro database e con un click avevano la lista corretta precisa e dettagliata delle famiglie bisognose. davvero bisognose. ma mi domando… possiamo vincere la guerra noi? cosi???
Buongiorno.ma cosa vogliamo vincere? Siamo come soldati allo sbaraglio con ordini dai vertici sempre confusi e non sempre veritieri… Si salvi chi può!!!
bene,e’ l’italietta con i suoi politicialtroniladroni,dove ognuno e’ libero di farsi una propria legge,un proprio diritto,il paese dell’incontrario,circa 160 database, caos ,disorganizzazione,confusione,inutilita’,inefficacia,volute negligenze,ecc,ecc…
tutto pianificato dalla partitocrazia,basta dare un ‘occhiata sui siti istituzionali,per esempio quello del comune,minuscola di rigore,amministrazione trasparente(a chiacchiere) contributi,sussidi,vantaggi economici..beneficiari i soliti prenditori privati,e pochissime persome meritevoli…nessun critero,requisito,regola,principio,legge,ognuno puo’ fare come meglio crede,nessuna responsabilita’,o no?