Sarà un’assemblea al calor bianco quella prevista oggi nella sede di Noce Mattei del Cogesa dove è all’ordine del giorno la nomina del presidente, oltre all’approvazione del bilancio consuntivo.
L’imposizione fatta dall’assessore regionale Andrea Gerosolimo, che ha fatto avanzare dal sindaco di Sulmona, la candidatura di Vincenzo Margiotta, infatti, ha provocato una serie di reazioni a catena delle quali, al di là della forza dei numeri data dai coefficienti di voti, bisognerebbe tener conto per l’amministrazione di un bene pubblico che coinvolge sessanta soci-Comuni. In fondo sono e saranno loro, con gli affidamenti diretti, a decretare il futuro della società pubblica.
Tanto più che la prova di forza di Gerosolimo, non ha solo spaccato il territorio, ma anche i singoli Comuni e le piccole comunità: con deleghe ritirate dai sindaci in disaccordo con i propri delegati e firme apposte sotto pressioni stringenti.
Dopo le critiche mosse dal capogruppo di Forza Italia Elisabetta Bianchi, così, arrivano a cascata anche quelle del Pd e di Sbic.
I Dem della Valle Peligna, da Pratola a Raiano, da Corfinio a Vittorito, da Pacentro a Sulmona (“del gruppo interno di Fronte Democratico”), sottolineano come l’elezione del presidente del Cogesa “è prerogativa esclusiva dei sindaci dei Comuni soci e non può essere tollerata alcuna ingerenza esterna, come quella dell’assessore regionale Andrea Gerosolimo che, con un colpo di mano, mira ad imporre un proprio uomo alla guida del Consorzio, con un’operazione che porterà a disgregare la tradizionale condivisione con la quale i Comuni hanno sempre scelto gli amministratori della società”.
Insomma la nomina di Margiotta (molto impegnato nella campagna elettorale di Pratola con la candidata di Gerosolimo), e in particolare l’imposizione di un nome dall’alto, ha di fatto frantumato il difficile percorso dell’unità territoriale: “Auspichiamo davvero, da parte di tutti i sindaci – continuano i circoli del Pd -, uno scatto di reni che permetta ai Comuni di rivendicare quella autonomia e quell’unità che ha finora permesso di giungere ad una sintesi condivisa e consentire l’individuazione di un presidente che sia esclusiva espressione degli enti soci e del territorio”. Parole che sono ancor più di peso, se si pensa che l’uscente Giuseppe Quaglia è comunque espressione del centrodestra.
Tira il freno anche Sbic, che ricorda al sindaco Casini i suoi freschi rimproveri di scarsa collaborazione: “Ecco la nostra proposta: niente frettolosa nuova elezione del presidente al Cogesa – scrive Sbic -. Prendiamoci un po’ di tempo per capire tutti insieme quale debba essere il ruolo dell’azienda di cui il Comune è socio. Ci dica il sindaco qual è la sua visione sulle aziende a capitale pubblico e se esse possano essere considerate ‘bene comune’ da salvaguardare o si voglia prendere un’altra strada.
Questa è una proposta di buon senso, si tratta solo di discutere e aprire un dibattito con la città. Al sindaco la parola: sì o no; prenderemo il silenzio come un no alla nostra proposta”.
Ma Gerosolimo ha fretta di chiudere la partita, prima che si riorganizzino i partiti all’indomani del turno di ballottaggio, tanto più che L’Aquila, ora tornata al centrodestra, è tra i maggiori finanziatori del Cogesa.
Una partita che si gioca tutta sul predominio politico, mentre di curriculum, esperienze, capacità, non si sente parlare.
La principale società pubblica del territorio, insomma, usata come un giocattolo.
Chi rompe, in fondo, non paga.
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