Il consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco è assolutamente contrario a qualunque tipo di risarcimento per Rockhopper Italia, società che propose il progetto di trivellazione Ombrina Mare, che fu in principio autorizzato e poi le venne annullata l’autorizzazione. “Un risarcimento – scrive Bracco in una nota – pari a oltre 532 miliardi di vecchie lire per i danni causati dall’illegittimo ritardo riguardo il rilascio dell’autorizzazione per il progetto petrolifero Ombrina Mare. Una cifra smisurata verso la quale la Regione Abruzzo ha il dovere di mettersi di traverso e dunque fare in modo che nemmeno un centesimo di denaro pubblico finisca nelle tasche di società che fino a poco tempo fa avevano l’obiettivo di devastare il nostro territorio per ricavarne benefici assai dubbi”.
Nel 2015, decine di migliaia di persone – si parla di sessantamila – scesero in piazza a Lanciano per protestare contro l’opera, che poi venne definitivamente bocciata all’ultimo giorno utile. “Alla fine di aprile scorso – spiega il consigliere di Sinistra Italiana – il Ministero dell’Ambiente ha presentato al TAR del Lazio un ricorso per ottemperanza in merito alla vicenda Ombrina Mare. Come noto il progetto prevedeva, oltre alla perforazione di pozzi per l’estrazione di petrolio, anche la costruzione di una raffineria galleggiante davanti all’incantevole Costa dei Trabocchi. L’iniziativa venne fermata grazie alla sollevazione popolare e all’attività di diverse associazioni che riuscirono a ottenere il divieto di trivellazioni nelle zone di mare poste entro le 12 miglia nautiche (ossia 22 chilometri) rispetto alla costa, limite introdotto con l’approvazione della Legge di Stabilità 2016. La battaglia fu lunga e condotta anche a suon di carte bollate davanti alla giustizia amministrativa”.
Poi però è arrivata la richiesta di arbitrato internazionale da parte della Rockhopper Italia al fine di ottenere un risarcimento pari a 275 milioni di euro per danno derivante da illegittimo ritardo nel procedimento di rilascio autorizzativo (rilascio autorizzativo poi annullato dalla modifica legislativa intervenuta). “Il ricorso proposto dal Ministero dell’Ambiente dinanzi al TAR del Lazio – evidenzia ancora Bracco – avrebbe lo scopo di ottenere chiarimenti in ordine alla modalità di esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato n. 943/2016 nella quale è stata affermata la legittimità dell’applicazione al progetto della procedura AIA e dunque, di fatto, escluso ogni tipo di ritardo e di conseguenza la pretesa risarcitoria. Non posso non domandarmi quale sarà la modalità di agire che attueranno sia la Regione Abruzzo che l’avvocatura regionale considerando il fatto che altre amministrazioni sono pronte a costituirsi e in quella sede far rilevare come la sentenza del Consiglio di Stato abbia già chiarito in maniera inequivocabile la circostanza che riguarda il risarcimento danni. E’ dunque basilare che anche la nostra Regione assuma una posizione netta affinché non si assista a un’atroce beffa a discapito dei cittadini che rischiano di assistere impotenti al riconoscimento di un danno milionario a favore di una società che avrebbe voluto realizzare un progetto altamente impattante le cui molteplici conseguenze si sarebbero protratte per generazioni e generazioni”.
S.M.
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