Il vulnus è nel sistema o almeno anche in quello. Lo ha chiarito il sindaco di Sulmona Gianfranco Di Piero dopo una verifica fatta con gli uffici. E che conferma che il messaggio di allerta al padre del bimbo di quattro anni rimasto senza pasto lunedì scorso alla scuola materna Di Nello, non è mai partito. Come avevamo detto noi de Il Germe (le fake news le scrivono altri, anche quando le copiano).
“Abbiamo scoperto che i messaggi di alert per il credito esaurito partono dalla piattaforma dopo il quinto ticket non pagato – spiega il sindaco -, si tratta evidentemente di una stortura che abbiamo già chiesto di correggere, anche perché gli indirizzi dell’appalto sono chiari: gli sms devono partire prima che si diventi morosi, proprio per evitare situazioni incresciose”.
In pratica, per questo sistema “perverso”, al bimbo è stato negato il pasto prima che partisse l’avviso di morosità. Fermo restando che dalla piattaforma era comunque visibile il conto in rosso.
“Sono pronto a chiedere scusa alla famiglia coinvolta – aggiunge Di Piero – quando i riflettori mediatici si saranno spenti, per evitare di strumentalizzare questa vicenda e per il rispetto della privacy delle persone coinvolte. L’episodio ci è servito per correggere un problema di comunicazione e di gestione, per il quale il Comune, però, non ha responsabilità dirette. D’altro canto mi auguro che d’ora in poi si lavori insieme: scuola, Comune e genitori, per migliorare e crescere, assumendosi ognuno la propria parte di responsabilità”.
Il colpo Di Piero lo ha accusato, tanto da prendersi, ieri e oggi, due giorni di pausa dal Palazzo: “La prima volta in tre anni – confessa – questa storia mi ha addolorato, perché ci sono i bambini di mezzo e la città tutta è apparsa agli occhi dell’Italia come una città contro i bambini. Così non è”.
Non nasconde il sindaco che il problema dei morosi è un problema reale, che lo scorso anno ci sono stati quasi tremila pasti non pagati e che la Corte dei Conti potrebbe chiedere conto di questi mancati introiti.
“La refezione scolastica è un servizio a domanda individuale e la suddivisione in dieci fasce, che vanno dall’esenzione totale, fino al prezzo pieno – spiega – permette a tutti di poter fare fronte agli oneri: per questo chiedo maggiore collaborazione alle famiglie, tanto più che sono state attivate tutte le modalità più rapide di pagamento. E’ un servizio utile, anche se, come in questo caso, a volte può sbagliare”.
Alert, si scrive con una sola l.
Grande Massimo.. imparassero almeno a scrivere….. dopo aver montato un caso nazionale su un bambino che ha mangiato, normalmente per tre giorni, supportato dalle maestre e dalle operatrici della mensa per una dimenticanza dei genitori. Ma che giornalismo è questo? Il gusto di denigrare istituzioni come Scuola, Comune e insegnanti. Che tristezza
Grazie per la segnalazione, un refuso può capitare. A proposito i puntini di sospensione non sono né due, né quattro, ma tre. Per la comprensione del testo, invece, si deve rivolgere a qualche esperto.
né (…) né, senza virgola.
Il giornalismo dei click money. Altroché. Sai quanti soldi ha portato a casa questo articolo?
Francamente ok che il sindaco in virtù della sua veste debba fare da parafulmine ma vi invito a riflettere sul regolamento sottoscritto. Esiste, e viene accettato dai genitori quando si iscrive il proprio figli al servizio mensa. Quindi tutti conoscono le regole. Lamentarsi a posteriori non ha senso. Se invece vogliamo discutere sui contenuti del regolamento anche qui ci sarebbe da ridere. Io non penso che sia stato scritto di proprio pugno dal Comune ma bensì sia il frutto di un documento condiviso e sottoscritto anche da altri organi al di fuori del Comune inteso come Istituzione. Basta studiare la normativa e capire chi fa cosa
Ma cosa sta dicendo? Il Sindaco, da persona per bene, ha ammesso del grave errore creato ed ancora a gettare fango?
Per fortuna che è stato sollevato questo problema, altrimenti sarebbe capitato anche a tante altre famiglie.
Questa acredine dovrebbe essere usata nei confronti di altre testate che proprio poco prima del mea culpa del Sindaco hanno utilizzato una versione completamente inventata e soprattutto oggi ci aspettiamo le dimissioni dell’Assesore che ha utilizzato queste falsità con tanta disinvoltura.
#CiufelliOut
Concordo.. Mi fecero notare documento pubblicato da lui e se ricordo bene senza firma… Cosa che feci notare… Dimissioni subito… E scuse pubbliche da chi ha attaccato la famiglia… Contenta di aver pensato ad un inchippo
Finalmente il Sindaco si è dimostrato davvero una persona per bene. I complimenti ai genitori che non hanno avuto timore di esporsi per sollevare un problema che in realtà molto più civili sarebbe stato considerato importantissimo ed ottima questa testata.
Invece vogliamo parlare di chi la butta sempre in casciara?
Ieri hanno creato un articolo ad hoc per screditare l’accaduto e L’ ASSESSORE “ BOCCALONE” lo ha condiviso tronfio!!!!
Se fossimo una comunità giusta… comprenderemo che il vero sconfitto è lui.
Di tendenza oggi #CiufelliOut
Il sindaco da persona per bene (ne vedo poche nella politica locale) fa bene a chiedere scusa,
Ma per un disguido burocratico montare tutta questa polemica mi sembra a dir poco esagerato
Mi scusi, ma ancora non è stato capito che non deve più accadere che un bimbo debba più subire una simile privazione.
I problemi si superano quando si affrontano.
Una comunità dovrebbe essere felice dei passi in avanti.
Non dimostriamoci MERIDIONE più chiuso che vogliamo insabbiare tutto o far passare per normale ciò che che è inaccettabile!
Avrà tanti difetti ! Ma DiPiero e’ un signore rispetto agli arroganti che lo circondano .
La gentilezza e’ un valore e va riconosciuto ….specie in questo mondo di fregnoni e tiranni .
Scuse accettate
Non pensa che i genitori siano stati disattenti? Tra l’altro toglierei la possibilità di commentare sui social a tutti quelli che hanno letto solo il titolo ad effetto. Al Germe comunque piacciono i like. Finalmente alla Cultura un uomo di cultura! Ah già non si fa i “cicchetti”.
Ancora non è chiara la questione, qui si parla del problema vero, i bambini devono mangiare sempre ed i crediti e morosità sono altro.
Da una persona presentata come Cultura e portatore di ideali progressisti non ci si può parlare soltanto di disattenzione e morosità.
Se non paghi non mangi o tolleranza zero si usa per altro.
Qui parliamo di cibo e bambini.
L’Assessore in questione si è dimostrato più attento a scaricare le colpe che ad affrontarle, come fatto dal Sindaco.
#CiufelliOut
Concordo
Il bambino ha mangiato grazie all’intervento delle insegnanti.
Altrettanto vero che il servizio refezione partito con settimane di ritardo con la totale impunità del Comune.
Va certamente criticato il sistema fallace dell’invio dell’sms, e le scuse andavano date anche per questo DISAGIO.
Va anche detto che ogni famiglia deve preoccuparsi di verificare la disponibilità dei buoni pasto per il proprio figlio e credo non dica un’eresia.
Si è mancati da entrambe le parti… Comune e genitori, come va un plauso agli insegnanti che hanno compensato le mancanze ed errori degli altri due.
Mah
Va dato atto al sindaco per la sua umanità e onestà intellettuale e al Germe per la serietà. Purtroppo non si può dire altrettanto per qualche amministratore e i difensori di una burocrazia ottusa. Come si dice: quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito
Si, in effetti l’assessore di riferimento non ci ha fatto una gran figura.
Poteva essere più cauto e accertare la dinamica dei fatti come sarebbe stato suo dovere istituzionale. Quindi scusarsi per il disguido. Alla prima emergenza non si è dimostrato all’altezza….
Domanda… Ma il documento da lui pubblicato era firmato o no?
La cura e l’attenzione, la responsabilità verso i bambini riguardano in misura, maggiore o minore e a diversi livelli, tutti noi: genitori, scuola, istituzioni…
Saranno gli adulti di domani.
Se in questo caso “disattenzioni” ci sono state, mi pare evidente, che non possono essere riferibili esclusivamente al sindaco.
E a noi tutti può capitare di essere molto intransigenti verso gli errori altrui ed estremamente indulgenti con i nostri.
Apprezzo molto il comportamento del sindaco.
In questo mondo di arroganti è importante anche saper chiedere scusa.
avete creato un caso sul nulla, senza alcuna vergogna e senza alcun rispetto per chi opera con dignita’ e impegno nel mondo della scuola!
Immagino che se qualcuno si sfoga e racconta un episodio increscioso al giornalista di una testata giornalistica, lo fa proprio perché quello “sfogo” venga pubblicato.
quindi ora mancano le scuse dei genitori al figlio visto che non si sono preoccupati di controlla’ il conto dei ticket!
Io genitore quando ho iscritto mio figlio alla mensa ho accettato tacitamente la sottoscrizione anche del regolamento annesso. Poi che sia “troppo rigido” come regolamento è un altro discorso. semmai su questo bisogna battersi per rivederlo. Ma poi, dubito fortemente che questo documento sia stato redatto “esclusivamente” dal Comune e non condiviso e accettato anche da altri soggetti coinvolti
ABBIAMO CREATO UN MOSTRO EDUCATIVO E SOCIALE INDECENTE E VERGOGNOSO.
UNA SCUOLA PUBBLICA IMMORALE ED INGIUSTA A PAGAMENTO, DOVE MANCA
IL PRINCIPIO DI GRATUITÀ E DI EQUITÀ, CHE MERCIFICA I SERVIZI OFFERTI,
RIDUCENDO GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI AL RUOLO DI GABELLIERI.
E tutti noi, siamo subito diventati dei “tifosi contro”, arruolati nell’esercito contro l’organizzazione scolastica o contro la negligenza dei genitori. Ci fosse uno tra di noi che si arruoli tra le fila dei “tifosi a favore”, a favore verso un accesso socialmente ed INTEGRALMENTE GRATUITO al sistema scolastico-educativo.
Il caso riportato da Il Germe di Sulmona, dove un bambino è stato escluso dal pranzo scolastico a causa di un debito di soli 8,97 euro, è un esempio lampante di quanto possa essere ingiusto un sistema scolastico-educativo a pagamento. Questa vicenda non rappresenta solo un episodio isolato, ma riflette una disparità di trattamento sistemica e pianificata che penalizza i bambini provenienti da famiglie meno abbienti o comunque diverse. Quando una Scuola, luogo che dovrebbe essere un rifugio di equità e inclusione, discrimina in base alle capacità economiche e alle diversità, viene meno il suo principio fondante universale: quello di garantire a ogni individuo le stesse opportunità di accesso all’istruzione e ai servizi connessi.
Nel dibattito che ne è seguito, si sono levate, come al solito voci contrastanti, spesso ridicole. Da una parte, c’è chi si scaglia contro l’organizzazione scolastica, accusandola di insensibilità e di aver trattato con freddezza burocratica un caso umano. Dall’altra, ci sono coloro che puntano il dito contro i genitori, ritenuti colpevoli di negligenza per non aver pagato in tempo la quota e di aver creato un debito nelle casse comunali. Entrambi i punti di vista, tuttavia, trascurano colpevolmente una verità più profonda: il problema non risiede né nella presunta inefficienza scolastica né nella responsabilità dei genitori, ma in un sistema che fa dipendere l’accesso ai servizi scolastici dalle capacità economiche individuali. Non vogliamo sapere, non ci interessa, se il contributo è più o meno accessibile, non lo è mai del tutto, ma anche se lo fosse sarebbe comunque ingiusto e inappropriato far pagare un servizio scolastico, perché nel momento stesso in cui avviene, crea disparità, differenze, diseguaglianze, ingiustizie.
Una Scuola pubblica deve essere realmente gratuita e sostenuta integralmente, in tutte le sue forme e in tutti i suoi contenuti, dalla comunità a cui appartiene, nessun bambino rischierebbe di essere escluso per una questione di possibilità o differenze.
In un sistema scolastico pubblico che richiede pagamenti per i servizi, come la mensa o il trasporto, si creano inevitabilmente divisioni tra chi può permettersi di pagare e chi no. Questa realtà, lungi dal promuovere una comunità scolastica coesa, rafforza le disuguaglianze sociali e marginalizza ulteriormente le famiglie in difficoltà economica, lacera il tessuto sociale della comunità creando emarginazioni. Non è accettabile che un bambino venga discriminato e lasciato fuori dalla mensa o dal trasporto o da una gita scolastica per una questione economica, creando in lui un senso di esclusione e umiliazione.
La Scuola dovrebbe essere uno spazio di inclusione, non un luogo in cui si manifesta l’iniquità sociale.
Ribadisco con forza e con sofferenza il principio di una Scuola pubblica realmente sociale, universale, che accoglie la gratuità per tutti i servizi connessi all’istruzione e all’educazione, inclusi quelli relativi alla mensa e al trasporto, ai materiali didattici, alle gite scolastiche e ai servizi di doposcuola, extrascolastici che siano. Devono essere tutti gratuiti, tutti pagati da tutta la comunità con le nostre tasse perché, se questi servizi vengono pagati dalle singole famiglie, si crea sempre e comunque una disparità di trattamento evidente, poiché non tutte le famiglie hanno le stesse possibilità economiche, si fa pesare la condizione sociale. Questa accoglienza scolastica non solo garantisce l’accesso a tutti, ma dimostra che la comunità riconosce l’importanza dell’istruzione come diritto fondamentale e come investimento per il proprio futuro.
Questo increscioso episodio ha comunque il merito di farci riflettere su che tipo di società vogliamo costruire: una società che esclude i più vulnerabili o una che li sostiene e li include?
Vogliamo una Scuola privata a pagamento dove vi accede solo chi ha le possibilità economiche per farlo o vogliamo una Scuola pubblica, veramente sociale, universale che riconosce l’istruzione come diritto inalienabile e che non permette che nessun bambino resti indietro per appartenenza a ceti sociali differenti.
La soluzione non può essere quella di scaricare la responsabilità sui singoli genitori o sulle singole scuole, ma deve essere un approccio civile, sociale, etico e morale che garantisca equità e accesso a tutti quanti.
Almeno dentro la Scuola ci dovrebbe essere equità e giustizia, pari opportunità, ognuno è sé stesso ed è uguale agli altri, parte di uno stesso insieme, con le medesime possibilità degli altri e chi, nel percorso, rimane indietro, gli altri rallentano, si fermano e lo aspettano.
Infatti, abbiamo anche abbandonato l’insegnamento di don Milani “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi” (nel nostro caso pena l’esclusione), lui che aveva creato veramente la Scuola universale, quella vera ed accogliente, la Scuola di tutti e per tutti.
Avanti tutti insieme, nessuno rimanga indietro o si senta escluso, o tutti o nessuno. Non vi preoccupate vi aspettiamo.
E così sia.