La chiamano “L’esplosione di Baumgarten e lo strano caso dell’emergenza gas” i Comitati cittadini per l’Ambiente che in una nota fanno risaltare come il tragico incidente, avvenuto ad un gasdotto in terra d’Austria, sia diventato strumento per incutere timore tra i cittadini italiani con il ministro dello Sviluppo economico Calenda arrivato addirittura a dichiarare lo stato di emergenza per una potenziale mancanza di fornitura.
Se da una parte l’incidente dimostra tutta la precarietà di questo tipo di infrastrutture, come potrebbe essere anche il metanodotto Snam previsto in Valle Peligna con centrale di compressione a Sulmona, dall’altro è sconcertante la reazione del ministro che sembra aver preso al balzo l’occasione “troppo ghiotta” commentano dai comitati che circa Calenda affermano “Non ha esitato a sostenere che il Tap è necessario per non dipendere dal gas russo: ci preme rimarcare che sia in Europa che in Italia di gasdotti ce ne sono in abbondanza e, che quanto concerne l’Italia, le infrastrutture esistenti (metanodotti e rigassificatori) hanno una capacità di importazione di 107 mld di mc annui, ben superiore ai consumi che nel 2016 sono stati di 70,9 mld di mc. e, nel primo semestre 2017, sono stati pari a 39,4 mld di mc)”.
A secco non si rimane, insomma.
Ben altra, quindi, è la logica che muove il Governo e le multinazionali sul progetto Tap e Rete Adriatica. Una logica tutta economica secondo i Comitati che vorrebbe una “grande hub del gas nel cuore del Mediterraneo con un proprio mercato da gestire”. Una corsa inutile al tempo dei cambiamenti climatici dovuti allo sfruttamento delle energie fossili e che dovrebbe condurre, invece, ad investimenti dirottati su fonti di energia alternative e sostenibili. Puntare, dunque, ad “un nuovo modello di economia che si prenda cura della terra” è quello che chiedono gli ambientalisti. D’altronde lo dice anche una ricerca universitaria, dalla Stanford arriva lo studio sull’Italia e sulla sua capacità di coprire il 100% di energia che consuma con fonti rinnovabili entro il 2050. A tirare il freno sugli investimenti alle vecchie fonti di energia è stata anche la Banca Mondiale, mentre la Banca Europea ha rimandato il suo finanziamento al progetto Tap, collegato a Rete Adriatica e quindi al gasdotto Sulmona-Foligno che attraversa una zona altamente sismica.
E poi c’è anche l’aspetto “etico” del tutto: “Importando gas dall’Azerbaigian l’Italia favorisce il regime dispotico che governa quel Paese dove vengono sistematicamente violati i diritti umani, arrestati gli oppositori e i giornalisti indipendenti, calpestate le libertà, regime che si sostiene proprio attraverso il petrolio e il gas”.
Intanto oggi si sarebbe dovuta tenere la conferenza dei servizi sul metanodotto, rimandata per la seconda volta.
oltretutto dall’altra parte dell’adriatico non e’ pronto nulla,i lavori di scavo sono fermi,quindi ci vorra’ molto tempo…sempre se sara’ ulitimato,quindi quali le ragioni dell’urgenza? Il sig. Calenda volutamente non sa,dimentica,non studia,non e’informato,
praticamente e’ quasi un idiota…appunto stato di emergenza allo sviluppo mentale,o no?
Andiamo a vedere sul sito della SNAM Rete GAS i flussi di gas del giorno gas 12 Dicembre con il punto di ingresso di Tarvisio fuori servizio. Dei tre rigassificatori ne era in servizio solo uno quello sull’adriatico (Cavarzere). Nel pomeriggio c’è stato un incremento da passo Gries e da Mazara del Vallo. Complessivamente le riserve prese dallo stoccaggio sono state di poco superiori a quelle erogate la settimana scorsa quando c’è stato freddo. Morale: le riserve erogate l’altro ieri non sono state tanto superiori a quelle di una giornata fredda di pieno inverno. Quello che balza è che, anche con le norme di sicurezza attuali, può verificarsi un incidente. Certamente le probabilità di rischio sono bassissime però è bene non tenere questi impianti nei pressi di centri abitati e luoghi suscettibili di affollamento (es. Cimitero); da considerare i possibili fuori servizio della condotta a causa di eventi non prevedibili. In caso di sisma disastroso il gasdotto sarebbe messo fuori servizio nel migliore dei casi per verifiche tecniche e questo aspetto, per una struttura definita strategica, non sarebbe da ignorare, specie se si dovesse verificare in casi di maggior richiesta gas.