Il retrogusto della “vendetta elettorale” si avverte, anche se la richiesta inviata dal presidente del Centro sociale anziani al Comune non fa una piega, o quasi, nel rispetto della legalità. Rispetto che non c’è stato negli ultimi quattro anni, a dire il vero, visto che il bar, come ha messo nero su bianco il Demanio, nella struttura dell’ex caserma Pace non poteva esserci, non era stato autorizzato e né avrebbe potuto esserlo.
In ordine: il presidente Giacomo Spinosa, riconfermato a novembre scorso dopo un’infuocata elezione che aveva visto una parte dei soci richiedere al Comune di sospendere le votazioni, ha chiesto al sindaco la disdetta del servizio bar e di poter mettere al suo posto dei distributori automatici.
Una richiesta che muove da una lettera, risalente al febbraio dello scorso anno, con la quale il Demanio cadeva letteralmente dalle nuvole sul servizio bar che da quattro anni viene svolto all’interno della struttura di sua proprietà: “Si precisa che una eventuale attività connessa alla somministrazione di bevande e alimenti – scrive il Demanio – non era stata specificata negli elaborati di progetto sottoposti alla scrivente al momento del rilascio dell’autorizzazione, e che la stessa si ritiene non compatibile con le finalità connesse alla locazione a canone gratuito dei locali demaniali”.
Insomma quel bar il Comune lo ha permesso, pagando anche il trasloco del bancone, senza avere l’autorizzazione ad aprirlo. Singolare, poi, è il fatto che a chiedere conto al Demanio non sia stato il Comune, ma lo stesso presidente del Centro anziani, a titolo cioè di subaffittuario dello spazio. Ancor più singolare è poi il fatto che il gestore del bar, munito di regolare contratto, sia lo stesso che aveva sfidato il presidente Spinosa chiedendo, insieme ad altri soci, la sospensione e annullamento delle elezioni per il rinnovo del direttivo.
Difficile non avvertire quel retrogusto e difficile comprendere come il Comune, che nel direttivo dovrebbe avere due rappresentanti (ma che non ha mai provveduto al loro rinnovo), abbia perso completamente il controllo di un organismo che dal Comune dipende e che del Comune è in qualche modo emanazione.
Una sorta di terra di nessuno, in uno spazio pubblico, dove ognuno fa quel che vuole.
Alla faccia dell’armonia e del meritato riposo della terza età.
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