Non gioiscono di certo tutte le realtà che gravitano attorno al settore dell’automotive, a seguito dell’allarme lanciato da Anfia per il taglio di 4,6 miliardi di euro dal fondo automotive da parte del Governo previsto nella Legge di Stabilità. Nel cuore della più grande crisi di sempre del settore, sfuma così l’80% delle risorse. Stop, dunque, al sostegno forte per garantire la competitività, ma soprattutto la difesa dell’occupazione.
A tremare sono soprattutto gli addetti ai lavori, che già di mesi hanno un orizzonte degli eventi poco limpido. Esempio lampante è lo stabilimento Marelli di Sulmona, con 462 dipendenti con un contratto di solidarietà che sarà attivo fino al prossimo agosto. Ancor meno chiare saranno le ripercussioni che si abbatteranno sullo stabilimento peligno dopo il taglio delle risorse all’intero settore.
“Si ignora così un intero settore e le richieste di oltre 20.000 lavoratori – scrivono le segreterie nazionali FIM, FIOM e UILM -, che lo scorso 18 ottobre hanno partecipato allo sciopero nazionale e alla manifestazione di Roma per chiedere un supporto concreto. Questa mobilitazione, anziché trovare ascolto e una risposta positiva, è stata seguita da un provvedimento che va nella direzione opposta a quella auspicata, mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie e la sopravvivenza di una filiera
strategica per il Paese”.
La richiesta da parte delle segreterie sindacali è quella più scontata, ossia di ripristinare i fondi tagliati e di incrementarli, “per sostenere una giusta transizione ecologica e occupazionale”.
“Ribadiamo l’urgenza di una convocazione ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio – conclude la nota congiunta -, con la partecipazione delle segreterie di FIM, FIOM, UILM, dei vertici di Stellantis e delle aziende della componentistica, affinché si possa discutere insieme delle misure necessarie per salvaguardare l’industria automobilistica italiana e i suoi lavoratori”.
AWA MO IET A VUTà SCAPPET
Uè fai parte del partito evaporato ?
Occhio che il valore si trasforma in tifone ….mentre i lecchini condannati a rimanere così a vita
Stia sereno, le percentuali possono cambiare.
Anche dall’ altra parte c’erano quelli che fino a qualche anno fa erano al 32% e ora sono all’8%.
Quelli che sono stati per decenni al 4% e ora sono al 28%.
Quelli che solo qualche tempo fa erano arrivati al 6%.
Del resto disporre di tanti canali televisivi che fanno propaganda continua aiuta molto in questo senso.
Forse però dall’altra parte dovrebbero cambiare gli addetti alla comunicazione.
Trovare cioè qualcuno che suggerisca anche a loro di fingere di andare sempre d’accordo, perché l’unica cosa che conta è stare al potere.
Se da una parte questo concetto è chiarissimo, dall’altra invece stentano a capire quello che era già noto ai tempi degli antichi romani.
Di questi tempi, per moltissimi: la forma é sostanza, quindi se ancora non vi è chiaro, o davvero cambiate gli addetti alla comunicazione o meglio lasciar perdere.