
“Sette abruzzesi su dieci pagheranno meno o non subiranno aumenti”. Così il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, commenta l’approvazione da parte della giunta regionale, arrivata oggi, sulla riforma dell’addizionale regionale IRPEF. A partire dal 2025, la riforma introduce aliquote differenziate per scaglioni di reddito. “Una misura che renderà il sistema fiscale regionale più equo e che – commenta Marsilio – favorirà oltre 488.000 contribuenti, pari al 72,23% della popolazione fiscale abruzzese”.
Le nuove aliquote IRPEF regionali per il 2025 sono pari all’1,63% per i redditi fino a 28.000 euro; al 3,23% per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro e al 3,33% (il massimo da poter imporre per legge) per i redditi superiori a 50.000 euro
Grazie a questa operazione, la Regione stima un maggior gettito di circa 44,7 milioni di euro. “In Abruzzo pagherà di più solo chi può permetterselo – ha annunciato il Presidente Marsilio – una scelta concreta per rafforzare i principi di equità e giustizia sociale. Questa riforma dimostra che è possibile coniugare rigore e giustizia sociale. Abbiamo scelto di alleggerire la pressione fiscale su oltre il 70% degli abruzzesi, sostenendo le fasce più fragili, i lavoratori e il ceto medio. L’Abruzzo tutela i più fragili e investe nel futuro. Un fisco più giusto deve essere una realtà concreta per la nostra Regione che ritengo che possa essere comprensibile dalla popolazione abruzzese. Chiediamo oggi un sacrificio solo a chi è in grado di farlo”. Il Presidente si sta facendo promotore di una riforma della ripartizione delle risorse del Fondo sanitario nazionale che attualmente è pro capite e penalizza regioni come l’Abruzzo con un territorio montuoso e con una bassa densità di popolazione”.
La sinistra non risparmia la manovra, pensata soprattutto per coprire il buco da 67 milioni della Sanità abruzzese. “Abbiamo assistito alla conferenza stampa del Presidente Marsilio con un misto di indignazione e incredulità – commenta il senatore del Partito Democratico, Michele Fina -. Indignazione per il grave danno all’Abruzzo determinato da un aumento consistente delle tasse che creerà difficoltà a famiglie e imprese; incredulità per la superficialità con la quale il Presidente e i suoi consiglieri stanno certificando il loro totale fallimento politico e amministrativo. Dopo sei anni di Governo hanno portato la Regione in uno dei punti più bassi della sua storia, con duecentomilioni di euro di debiti in Sanità, il rischio del commissariamento e un aumento delle tasse fino a 100 euro al mese per i redditi superiori ai 28 mila euro lordi annui”.
“Appena un anno fa, durante la campagna elettorale, hanno nascosto la verità dei conti e preso in giro gli elettori parlando di modello sanitario da esportare – prosegue -. Oggi invece sono costretti ad ammettere il buco di bilancio dopo aver fatto una legge mancia per accontentare gli amici politici che vale 22 milioni di contributi a pioggia, circa la metà della manovra per l’aumento delle tasse. E’ molto significativo che tutto questo accada in Abruzzo, regione nella quale è stata eletta la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quello dell’Abruzzo è un caso nazionale, dunque, che dimostra il vero volto di questa destra: meno sanità pubblica, leggi mancia e più tasse al ceto medio, con buona pace di Lega e Forza Italia. Contro le tasse di Marsilio lanciamo una raccolta firme che, come per i tribunali, possa dare voce a migliaia di cittadine e cittadini danneggiati da questo modo di Governare la Regione e il Paese. Invitiamo tutti gli abruzzesi a firmare e dare forza a questa battaglia”.
Parla di salasso il segretario regionale PD, Daniele Marinelli: “Ci vuole coraggio per parlare di equità, di fronte ad un aumento delle tasse per coprire il buco di una delle sanità peggiori d’Italia. Ci vuole coraggio per parlare di redistribuzione, di fronte a una manovra che ha come effetto quello di incrementare il gettito fiscale (+44 milioni) per fare cassa. È surreale ascoltare Marsilio che cita l’Emilia Romagna per dire che loro sono fortunati ad avere molte città allineate sulla Via Emilia, oppure per improvvisare uno spericolato paragone con l’Abruzzo: ci diano la qualità delle cure e della sanità pubblica dell’Emilia Romagna e poi potremo eventualmente ragionare di come e quanto i contribuenti pagano alla Regione per sostenere il sistema sanitario. Qui abbiamo, nostro malgrado e per colpa loro che governano da oltre 6 anni, una delle sanità peggiori d’Italia”.
“La confusione regna sovrana – prosegue – venerdì scorso Marsilio aveva dichiarato in tv che “l’85% degli abruzzesi pagherà meno tasse”; oggi siamo al 72% ma perfino le tabelle colorate del governatore non possono nascondere che la diminuzione sui redditi bassi (2,33 euro al mese nella migliore delle ipotesi) sono uno specchietto per le allodole che nasconde una mazzata per i ceti medi ed è così insignificante da sembrare una provocazione, e fa il paio con quella del governo Meloni sull’aumento di 2 euro delle pensioni minime. Le stesse famiglie, alle prese con lunghissime liste di attesa, sono costrette a sborsare centinaia di euro per le visite mediche dai privati. In alternativa sono costrette ad andare fuori regione (per esempio nella già citata Emilia Romagna), nel peggiore dei casi (120.000 persone) rinunciano a curarsi. Altra baggianata colossale raccontata in tv dal presidente della Regione è che “le Asl chiuderanno i bilanci con qualche migliaio di euro di avanzo”, e invece oggi scopriamo che ci sarà un passivo. La verità è che la sanità abruzzese è un serbatoio bucato, e oggi la destra impone altre tasse senza avere uno straccio di idea su come far funzionare il sistema sanitario senza produrre altro deficit. Quella di Marsilio è la tattica trumpiana dello “spara la balla e poi nega di averla detta”, e speriamo che le similitudini con l’inquilino della Casa Bianca si fermino qui. Questa giunta regionale di destra ha sfasciato la sanità pubblica e adesso, nella disperazione più totale, fa anche pagare il prezzo del proprio fallimento agli abruzzesi; abbiano la dignità di andare a casa”.
Cavalcano l’onda dello sdegno anche i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Erika Alessandrini e Francesco Taglieri. “Sono riusciti nell’impresa di scrivere ‘meno tasse’ su un documento che certifica il loro fallimento politico – commentano i pentastellati . Mentre a Roma si scagliano contro il Manifesto di Ventotene, in Abruzzo rispolverano il vecchio adagio marxista “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni” per giustificare l’aumento delle tasse, che a loro dire colpirà solo i più ricchi, ma non è vero. Siamo alla politica manicomio. Marsilio e la destra abruzzese, dopo anni di promesse elettorali su ‘meno tasse’, oggi certificano il loro fallimento: per coprire i buchi di bilancio che loro stessi hanno scavato con malafede e incompetenza, adesso impongono nuove tasse ai cittadini. E come se non bastasse, in conferenza stampa, Marsilio ha avuto il coraggio di raccontare l’ennesima favola, dichiarando che ‘solo una parte degli abruzzesi pagherà più tasse’ e che ‘se si vuole una sanità pubblica su un territorio vasto e con pochi abitanti, qualcuno deve pagare questo servizio’. Ma chi ha governato negli ultimi anni? Chi ha smantellato la sanità pubblica, costringendo gli abruzzesi a curarsi fuori regione e portando la mobilità passiva oltre i 100 milioni di euro? Chi ha portato l’Abruzzo al penultimo posto in Italia per servizi sanitari e prevenzione e ha permesso che una delle quattro ASL abruzzesi fosse la peggiore d’Italia su 110 per presa in carico dei pazienti? Marsilio non solo ha distrutto il sistema sanitario regionale, ma oggi ha il coraggio di dire che gli abruzzesi devono pagare di più per rimediare ai suoi errori. E mentre il governo Meloni racconta che sta tagliando le tasse, lui aumenta quelle regionali per tappare i buchi della sua amministrazione fallimentare. La verità è una sola: più tasse e meno servizi per gli abruzzesi. Questo è il disastro creato dalla destra negli ultimi 6 anni per il quale non c’è spazio per altro che non le dimissioni. Marsilio, nella sua infinita e quotidiana propaganda politica, continua a raccontare l’Abruzzo come una terra paradisiaca mentre i giovani abruzzesi sono costretti a cercare fortuna altrove”.
Marsilio difende la manovra a spada tratta. “Con la nuova struttura si prevedono benefici per i redditi medio-bassi: 488.032 contribuenti avranno un vantaggio poiché rispetto al 2024 la pressione fiscale per l’addizionale regionale Irpef diminuirà. L’aliquota scende dal 1,73% all’1,63% per i redditi fino a 28.000 euro. A titolo esemplificativo – prosegue – il risparmio stimato è di meno15 euro per un reddito di € 15.000 e meno 28 euro per un reddito di € 28.000 Tra i 488.000 che pagheranno meno o non subiranno aumenti dell’Irpef rientrano ad esempio operai, impiegati, insegnanti e forze dell’ordine, le cui fasce reddituali (tra i 20.000 e i 28.000 euro) saranno tutelate dalla riforma. Il contributo sarà maggiore per chi ha di più: per chi guadagna dai 28 mila euro ai 50 mila euro l’aliquota aumenterà dell’1,50%. Solo chi guadagna oltre i 50.000 euro contribuirà con un’aliquota massima del 3,33%”.
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