Associazione a delinquere finalizzata alla truffa: a giudizio 23 persone

La truffa sarebbe iniziata dieci anni fa e conclusasi nel 2016, quando la procura di Sulmona emise nove ordinanze di custodia cautelare contro quella che fu poi catalogata come un’associazione a delinquere, finalizzata a truffare banche, finanziarie e assicurazioni, alle quali venivano chiesti prestiti a nome di dipendenti fittizi di società fittizie, prestiti che poi non venivano restituiti, con i proventi della truffa poi utilizzati a loro volta per alimentare il mercato dell’usura.

Oggi, dopo quasi sette anni dagli arresti, è arrivato il rinvio a giudizio per 23 persone delle 25 indagate, essendo nel frattempo deceduti due dei protagonisti, e in particolare Luigi Camera e Vincenzo Cotardo, che erano tra i tanti “reclutati” per creare buste paga fittizie con le quali accedere al credito.

Motore del sodalizio era, secondo gli inquirenti, una famiglia di etnia Rom di Sulmona che aveva ricapitalizzato due società, la “RZ elettronica” e “I sapori del Fucino”, una delle quali con sede legale in una casa parcheggio del Comune, con le quali facevano le false assunzioni e relative buste paga. Un giro d’affari che aveva prodotto circa 700mila euro, soldi, secondo la procura, poi utilizzati per alimentare le estorsioni.

Con le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere, truffa aggravata, estorsione e falso, dovranno così comparire il prossimo 13 giugno davanti al collegio del tribunale di Sulmona: Mario, Luigino, Sonia e Pasquale Di Rosa, Bruno Spinelli, Lucia D’Amato, Pasquale Di Rosa (figlio di Mario) e Luigi Morelli, che, insieme al consulente finanziario Cesare Mariani vennero arrestati nel 2016.

Con loro anche chi si era prestato al gioco: Fabio Di Bernardo, Nino Verrocchi, Gaspare Scognamiglio, Davide Lo Stracco, Adriano Sonsini, Pierpaolo D’Annolfi, Federica Morelli, Rinaldo Francani, Alessio Mancinelli, Roberto Terrasi, Dino Ferrante, Alessandro La Civita, Fabrizio Trotta, Costantino Lucarelli.