Il preavviso partirà probabilmente oggi, perché l’Asm di trovare un accordo proprio non ne vuole sapere e, soprattutto, di conferire rifiuti trattabili neanche.
Dopo oltre dieci contestazioni, l’ultima l’altro giorno con bici, aspirapolveri, resti di animali e materassi gettati nei cassonetti, per rifiuti portati all’impianto fuori dai formulari previsti, così, il Cogesa chiuderà l’impianto alla monnezza aquilana.
Una decisione inevitabile, soprattutto dopo la piccata e spocchiosa risposta che la stessa partecipata aquilana ha inviato a Cogesa che, nei giorni scorsi, aveva avanzato un piano di accordo per stabilire i rapporti economici presenti e passati.
Con una nota inviata a Cogesa e al sindaco dell’Aquila, infatti, Asm spiega che per le annualità 2021 e 2022 non caccerà un solo centesimo in più di quello che prevedeva il contratto firmato nel 2018 (ovvero 110 euro a tonnellata), nonostante la stessa Asm si fosse detta disposta a riconoscere una cifra (reputata ancora troppo bassa) di 117 euro a tonnellata, a fronte delle 120 euro che erano state deliberate dall’assemblea (di cui Asm fa parte).
Non solo: anche per il 2023, con un contratto scaduto, l’Asm ha intenzione di pagare la stessa cifra, che al contrario l’amministratore di Cogesa Franco Gerardini ha calcolato dovrà essere tra i 145 e i 160 euro a tonnellata: “La proroga del servizio prestato dal Cogesa che, si badi, è prevista dal Piano Regionale della Provincia dell’Aquila dal punto di vista giuridico – scrive l’amministratore Lanfranco Massimi – non può che essere definita come proroga contrattuale, con tutte le conseguenze giuridiche che ne derivano”.
Non solo, gli aquilani fanno la voce grossa: “Diversamente opinando, Asm seppur socia, non avrebbe titolo per conferire presso il Vostro impianto – continua la nota – e si vedrebbe costretta a proporre una gara ad evidenza pubblica e a segnalare alla competente Regione Abruzzo e all’Agir la questione”.
Alla gara, però, a quanto pare dovrà ricorrere per forza, perché di fronte a questa chiusura e in virtù del mancato rispetto contrattuale sulla qualità dei rifiuti conferiti, ora Gerardini, sempre che resti insella, ha intenzione di dare il ben servito al capoluogo: un preavviso di trenta giorni dopo di che Asm dovrà trovarsi un altro impianto e un’altra discarica dove portare la sua monnezza, sporca e non trattata.
Il resto finirà probabilmente sui tavoli del tribunale, ma questa ormai, a Cogesa, non è una novità.
PRIMO PUNTO: I CONTRATTI SI RISPETTANO, da una parte e dall’altra. Se ben fatto, nel contratto sono previsti i termini temporali (validità, eventuali proroghe ecc.), i termini economici, i termini operativi (cosa, quando e in che modo l’immondizia deve essere inviata dal capoluogo e come la discarica Sulmonese deve riciclare e smaltire).
SECONDO PUNTO: L’ARTICOLO È FAZIOSO E OSTILE. Parla e straparla degli “Aquilani” quasi che invocasse “dalli all’untore!” (ovviamentegli untori sarebbero “gli Aquilani”). Addirittura l’articolo definisce “piccata e spocchiosa” la ferma risposta dell’ amministrazione Aquilana!
TERZO: COGESA NON PUÒ “DARE IL BENSERVITO AL CAPOLUOGO” (usando la stessa espressione de “Ilgerme”). Mi spiace, ma è così. In trenta giorni Asm non riuscirà mai a “trovarsi un altro impianto e un’altra discarica dove portare la sua monnezza, sporca e non trattata” (come testualmente cita l’articolo).
Siccome l’Aquila è una città internazionale, pulita e decorosa, un bijou pregevole dal punto di vista architettonico e urbanistico, E TALE DEVE RIMANERE, si corre il rischio che i camion di monnezza comunque arrivino all’impianto di Cogesa e, se respinti, siano poi costretti a riversare i propri rifiuti in corso Ovidio, a Sulmona. Vogliono questo i Sulmonesi?
QUARTO PUNTO. Scrive l’autore: “Asm si vedrebbe costretta a proporre una gara ad evidenza pubblica e a segnalare alla competente Regione Abruzzo e all’Agir la questione”. E, francamente mi pare la cosa migliore. Poi chissà: vuoi vedere che magari un giorno saranno proprio i Peligni a rimpiangere la monnezza che non arriva più dal loro capoluogo?
Perché i nostri corregionali che vivono in una città ‘pulita e decorosa” non si decidono a fare la raccolta differenziata ? Bello essere ‘puliti e decorosi” e mandare i propri rifiuti, in violazione a qualsiasi contratto, lontano dalle proprie case !
signor Mingaver, che lei sia un provocatore anche di bassa qualità (di solito i provocatori non si fanno scoprire come tali) è fuori dubbio. Ma una cosa è provocare, una cosa è fare disinformazione come sta facendo lei. Le ricordo che un contratto Asm con Cogesa non ce l’ha, che i rifiuti aquilani sono sporchi e incoferibili a differenza di tutti gli altri sessanta comuni che portano i rifiuti a Cogesa. Che gli untori, e tali sono, continuano a scaricare solo in virtù della correttezza istituzionale. Ora è ora che si trovino qualche altro impianto e discarica da sfruttare, messo che lo troveranno. Certo, da braccetti corti quali sono, vorranno spendere il meno possibile dopo aver incassato fiumi di denaro pubblico per una ricostruzione che si poteva fermare anche metà cantiere fa per dare una casa ai quattro gatti rimasti. Ma questa è un’altra storia…
D”accordissimo.
Sentimento antiaquilano?Siiiiii
Se lo sono meritato sul campo ci stanno lavorando da anni per alimentarlo sempre di più.
Imparate a fare la differenziata come fanno in tutta l’Italia
Che fosse la volta buona !
Un po’ di orgoglio tanto si va comunque a gambe all’aria
La monnezza indifferenziata aquilana la si può scaricare nel giardino di minghiavera situato nella valle del Sagittario.
Non mi piace il provocatore ma si due cose ha ragione, la prima la faziosità dell’articolo scritto con aggressività e rancore la seconda che i contratti vanno rispettati. Orbene se il prezzo pattuito era X quello fine a termine contratto, purtroppo, va rispettato fermo restando la equiparazione della tariffazione dopo la scadenza a quanto versano gli altri comuni
Nel contratto non c’è sicuramente scritto che nella monnezza ci puoi mettere di tutto.
I contratti vanno rispettati da entrambi i contraenti, stabilito un tot a quintale per un DETERMINATO tipo di rifiuti. Venuta meno la determinata tipologia di rifiuti, va da sé che verrà meno anche il prezzo pattuito. Le è abbastanza chiaro?
Sign Cralo, le cose non stanno proprio così. Non c’è nessun rancore e aggressività nell’articolo, quanto la narrazione di un clima che è diventato incandescente e, aggiungo, indegno di un confronto tra istituzioni. Il contratto prevede tra le altre delle possibilità di cambio delle tariffe in caso di situazioni mutate (come ad esempio l’impennata dei costi energetici), tanto più che Asm, che è socio di Cogesa oltre che “fornitore”, ha votato per il 2022 l’aumento delle tariffe a 120 euro. Per il 2023, ad oggi, non esiste contratto e trovo sì spocchioso voler pagare una cifra fuori da ogni mercato e una lettera così categorica, a fronte di una trattativa aperta tra istituzioni, prima che tra società. Perché, è bene non dimenticarlo, si tratta di società partecipate, cioè di proprietà di tutti
Quella di COGESA mi sembra una strada che non porterà lontano. Ormai è chiaro che la “mon ezza” puzzolente andrà altrove, assieme a qualche milione che non avrebbe fatto difetto ai propri bilanci disastrosi.
In compenso nel sito continueranno a scaricare i “doni profumati” degli altro comuni.
Ma va bene così.
L’importante è che vi teniate la vostra
Un appello al Sindaco: è la volta buona,sbarazziamoci della monnezza altrui e gestiamo solo la nostra così diventiamo il comune più riciclone della regione…grazie.
Chapeau!
Errata corrige.
Il cappello va tolto davanti a quanto afferma Mingaver.
Mah.. qui si leggono i soliti commenti (piuttosto irritanti, fatemela dire tutta) di provincialotti che non arrivano a capire quanto sia fondamentale avere un capoluogo ben tenuto, anche per le innegabili ricadute positive che ne deriverebbero per l’economia della propria cittadina.
Cogesa riceve i rifiuti dell’Aquila perché la Conca Aquilana è tutta area protetta (per ragioni ambientali, storiche, archeologiche.. ecc.) e certamente l’amministrazione Aquilana è ammirevole perchè non butta via i soldi (come invece fanno in altri capoluoghi regionali) per spedire la propria sporcizia altrove, in altre regioni o, addirittura, all’estero.
L’Aquila mantiene tutto nella propria provincia con costi ridotti e con la città che luccica: un esempio di amministrazione capace e oculata. Anzi, diciamolo pure: una gestione virtuosa.
… “ Siccome l’Aquila è una città internazionale, pulita e decorosa, un bijou pregevole dal punto di vista architettonico e urbanistico, E TALE DEVE RIMANERE, si corre il rischio che i camion di monnezza comunque arrivino all’impianto di Cogesa e, se respinti, siano poi costretti a riversare i propri rifiuti in corso Ovidio, a Sulmona. Vogliono questo i Sulmonesi? “…. frasi deliranti e profondamente ingiuriose verso l’intera comunità Peligna… è arrivato il momento di chiudere Noce Mattei e licenziare chi ha gestito la discarica negli ultimi venti anni.
Se non vogliono adeguarsi a fare la differenziata è giusto che la merda aquilana resti a L’Aquila lì dove ha origine. Si facessero la loro di discarica e non venissero a rompere i cogxxoni da noi. Da L’Aquila non arriva mai una buona notizia per Sulmona.
Non esiste da nessuna parte che la piu’nobile è bella città d’Abruzzo sia costretta ad essere ostaggio di un capoluogo “diversamente pulito”.
Egregio Mingaver, il nostro meraviglioso Abruzzo non ha bisogno dell’Aquila per luccicare.
Del capoluogo non c’è ne può fregare di meno. Per quanto riguarda la storia penso che non abbiate da impararci niente.
Una cosa a lei si, l’italiano….. Forse avrebbe dovuto scrivere “insegnarci”.
Non si discute sulla puzza, ma sulla tariffa riguardo a rifiuti non differenziati nel giusto modo, o per dirla tutta, non differenziati affatto, tanto noi viviamo nella città bijoux, e l’immondizia la mandiamo a quei poveracci in provincia, che anzi, dovrebbero pure ringraziarci. Chiaro così?
Bravo, ora sappiamo che lei è un purista della lingua, questo aiuta, consiglia o risolve il tema su cui si discute o serve solo a solleticarle l’ego?
… avete letto e compreso bene lo spregevole commento di un sedicente Aquilano… VOI politici che da oltre vent’anni vi siete alternati alla guida dei Comuni amministrati e nelle decisioni della società Cogesa, prima S.R.L. e poi trasformata in S.p.A., sicuramente pedine forse inconsapevoli e forse anche NO, di uno scellerato progetto di “ allargamento” a far scaricare la monnezza da ogni dove, con gli occhi e la coscienza ammantata dalla prospettiva di farla diventare, attraverso finanziamenti pubblici, sempre più grande… con sempre più persone da “ infilarci” dentro… con sempre più consulenze e progetti da elargire a destra e a manca.
Tanto CIECHI e INETTI, da non accorgervi dove vi avrebbe condotto “ il pesce pilota”… quello di far diventare un’ intero territorio vocato al turismo, intriso e circondato da bellezze archeologiche , Ambientali e pregno di Storia – con due cittadine orgoglio del forte popolo Peligno, Corfinium dove Italia nacque… e Sulmo che oltre a essere vanto dei Natali al sommo poeta Publio Ovidio Nasone era considerata, unitamente a Siena, la città più bella d’Italia – … il più grande immondezzaio del centro Italia.
Ecco, adesso vi si chiede un piccolo scatto d’orgoglio, rinsavite e CHIUDETE definitivamente questa discarica… e riportatela al solo servizio di smaltimento e recupero dei rifiuti del circondario.
P.S.
I lavoratori che sono transitati nel Cogesa… che tornassero alle Amministrazioni comunali di provenienza ed impiegati per le competenze per cui sono stati assunti.
Spazzare le strade, raccolta dei rifiuti, cura del verde pubblico, lavori di riparazioni varie con la chiusura delle buche stradali.
Questa guerra tra poveri, altro non è, che il frutto avvelenato di un certo modo di intendere la politica. Quella, che non persegue lo sviluppo della regione attraverso equità, buon senso, studi, criteri oggettivi, priorità da seguire, opere da realizzare, per altro in un momento storico in cui ci sono grosse opportunità e risorse. Al contrario, agisce per favoritismi, opportunismi, logiche di potere, antiche amicizie e militanze da privilegiare, soldi e vantaggi a pioggia, solo per gli amici cari. Tutti in regione sanno, perché una città è la favorita rispetto a tutte le altre. Ma non viviamo forse, in una nazione democratica, in cui tutti i cittadini che pagano le tasse, meritano, dal politico che li rappresenta, la stessa considerazione? E i sindaci che non possono vantare antichi legami di militanza e amicizia, vanno ignorati? Se non addirittura ostacolati? E questa città, a cui nel corso degli anni è stato tolto tutto, e che ora sta faticosamente cercando di rinascere sulla via del turismo, non va incentivata su questo? Perché, chi persegue questa sciocca logica prevaricatrice, desertificando i territori circostanti, chi non agisce perseguendo lo sviluppo armonico della Regione che amministra, impoverisce non solo questa città e il territorio circostante, ma tutti i cittadini che in quella regione vivono. Le logiche e i criteri di sviluppo della nostra Regione dovrebbero essere armonici, chiari ed efficaci, mentre ora, i favoritismi appaiono chiari ed evidenti. L’Italia è un paese civile e democratico, certi comportamenti meglio lasciarli alla Russia di Putin e ai suoi oligarchi.
Una discarica o la si chiude perché il territorio ha altre vocazioni più nobili, o la si tiene aperta. Non puzza solo la monnezza aquilana.
Non si discute sulla puzza, ma sulla tariffa riguardo a rifiuti non differenziati nel giusto modo, o per dirla tutta, non differenziati affatto, tanto noi viviamo nella città bijoux, e l’immondizia la mandiamo a quei poveracci in provincia, che anzi, dovrebbero pure ringraziarci. Chiaro così?
Appunto, allora quella può tenersela l’aquila.
Concordo con qualche concetto espresso da chi mi ha preceduto pur aggiungendo come sarebbe il caso, dopo anni di politiche ottuse e di parte, cambiare completamente paradigma sul governo del territorio abruzzese. Se le scelte dei destini di detto territorio continuano ad essere prese solo ed esclusivamente a L’Aquila e dintorni non ci sarà mai un reale e strutturale riequilibrio territoriale per le ragioni che si perpetuano dalla notte dei tempi e che sono note a tutti. Per il riequilibrio della Valle Peligna,ventre molle abruzzese, servirebbero investimenti decisi, cospicui e mirati. Pensate forse che il nostro stitico(con gli altri) capoluogo sia disposto a rinunciare a risorse che potrebbe tenere per sé?
E poi sappiamo che far crescere Sulmona sarebbe un problema per L’Aquila vista la sua nota collocazione geografica decentrata e scomoda nulla a che vedere con quella baricentrica della nostra bella Sulmona.
Sarebbe fondamentale, a mio avviso, che una commissione ad hoc a livello di governo centrale animata da buon senso e priva di interessi di parte coadiuvasse le decisioni dei governi regionali orientandone e ottimizzandone strategicamente le scelte verso le reali necessità, ma mi rendo conto, ahimè, che questa è fantapolitica.
Dieci minuti di applausi.
OK, ottima scelta.
Ma dopo con chi ce la prenderemo più?
Le consiglio, a questo proposito, di leggere un articolo, che ho letto ieri, sulla testata omonima, del capoluogo. Si pubblicava una lunghissima lettera di lamentele di una turista sulla transiberiana e sulle capacità di fare turismo di Sulmona. Il solito peccato originale:la volontà di non far crescere questo territorio. Poi mi dirà chi se la prende con chi…
…è la storia di sempre. L’Aquila non perde mai occasione per mettere in cattiva luce il nostro territorio. È un peccato originale che fa emergere il senso di inferiorità di cui da sempre soffre il capoluogo aquilano riguardo al nostro territorio ed a quello costiero.
Certi commenti hanno il potere di innervosire persino uno come me, pacato, equilibrato e attento alle vicende della provincia e dei suoi territori.
E allora eccomi qui a segnalare all’ utente “SALVIAMOSULMONA” che già ci fu all’inizio degli anni ’90 “una commissione ad hoc a livello di governo centrale animata da buon senso e priva di interessi di parte” (come codesto “SalviamoSulmona” scrive). La commissione doveva valutare se staccare la Valle Peligna dalla provincia dell’Aquila per crearne una ad hoc (capoluogo? Neanche a dirlo: Sulmona!) e, analogamente, se staccare la Marsica e creare la provincia di Avezzano (dove già circolavano i fanatici con l’etichetta “AZ” accanto alla targa “AQ”). Al contrario di quanto avvenne in provincia di Milano (da cui furono staccati i territori di Monza-Brianza e di Lodi) e di Catanzaro (col distacco del Marchesato – ossia Crotone – e del Vibonese – Vibo Valentia -) nel caso della provincia dell’Aquila GIUSTAMENTE si ritenne di non fare alcuna ulteriore amputazione, oltre a quelle giàfatte nel 1927: si opponeva pure la giunta Aquilana dell’ epoca. Quindi quel che propone “SalviamoSulmona” è un inutile “dejavu”.
Quel che scrive “RUDY” (“senso di inferiorità di cui da sempre soffre il capoluogo aquilano”) non sta nè in cielo nè in terra. L’Aquila, città universitaria, dotata di centri di ricerca e di industrie di dimensione nazionale e sovranazionale, non ha da invidiare niente a nessuno nel mondo, se non per la cronica assenza di collegamenti decenti (alta velocità e aeroporto civile) che invece hanno altre insignificanti città d’Italia. Leggendo i commenti sembrerebbe semmai il contrario: che siano i Peligni un po’ invidiosetti? E se anche così fosse, francamente li capirei benissimo: in fondo, anche Pacentro è legittimato a rimpiangere di non essere Los Angeles (col sogno, magari, di farvi tornare la Ciccone!).
… facciamo subito un referendum per diventare territorio della Provincia di Pescara… ne abbiamo la contiguità con la montagna del Morrone e parte della Maiella… e, forse, al tempo dei Peligni la stessa Interpromiun ( antica città situata nei pressi dell’abbazia di Castiglione a Casauria) doveva essere territorio amministrato dagli stessi Peligni… quindi che abbiamo da spartire e condividere con questi spocchiosi Aquilani se non la spoliazione sistematica del nostro territorio dal dopoguerra ad oggi?
I nostri interessi, da tempo, ci portano verso il mare… e quindi che stiamo aspettando?
Proviamo a far decidere i cittadini… forza un po’ di coraggio e di amor proprio.
Scrolliamoci di dosso queste sanguisughe una volta per sempre.
Da queste parti, nessuno è venuto mai, nottetempo a rubare alla sua città ciò che non gli apparteneva. Questo comportamento secondo noi, attiene più ai ladri. Né a Pescara hanno fatto mai la rivoluzione per essere considerati capoluogo. Come ricorda sempre la premier, cara amica del suo sindaco e del presidente di regione, è il popolo che sceglie. E se gli abruzzesi non si sentono rappresentati dalla sua città ma dalla città della Costa, dovrebbero essere loro democraticamente a decidere.
Sig. SMPE, non esiste proprio, né in cielo né in terra, che Sulmona passi alla provincia di Pescara (una città che peraltro – giova qui rammentarlo – un secolo fa neanche esisteva).
Smettiamola con queste stupidaggini, per favore.
Sulmona avrà pure i suoi problemi ma se li risolva con la propria laboriosità e con la buona amministrazione, rimanendo ferma nei ranghi, senza cercare a tutti i costi la causa dei propri mali nel suo capoluogo!
Lo decide lei?
Proprio la sua città, in questo particolare momento storico ricoperta di soldi, uffici, scuole, promozioni,ci mostra che non è solo questione di laboriosità ma anche di volontà politica. Mentre, se vuole, le faccio il lungo elenco di tutto ciò che a questa città è stato tolto nel corso degli anni. Provi a far crescere L’Aquila o qualsiasi altra città, alle stesse condizioni…
Fa sempre un certo effetto leggere che le speranze di Sulmona risiedano in nuovi padroni(PE) piuttosto che nelle sue forze e nella sua storia. Penso che la crescita di Sulmona non stia in cima ai desiderata pescaresi. Basta assistere al TG3 regionale edito a PE, dove non si parla quasi mai delle aree interne, come non esistessero proprio. A proposito, non sarà sfuggito il nuovo nome scelto per la Grande Pescara: la Grande Pescara si chiamerà Pescara,
eppure Montesilvano conta quasi tre volte gli abitanti di Sulmoa. È questa l’attenzione che aspettiamo dai nuovi padroni?
Nessuno si fa illusioni, è proprio il modo di concepire la politica e i modelli di sviluppo della regione che andrebbero riformati, non più amici e militanti, ma studi e progetti mirati ed efficaci per la crescita di ogni territorio. Solo una piccola precisazione, i cittadini di Montesilvano hanno scelto liberamente di unirsi alla città di Pescara, mentre, come ci ricorda il signor Mingaver, già nel 1927 i cittadini di Bussi e Popoli hanno deciso di fuggire dalla città dell’Aquila. Questo non le suggerisce qualcosa?
Bussi e Popoli uscirono dalla provincia dell’ Aquila per passare a quella di Pescara in epoca fascista, per accontentare il “Vate” (D’Annunzio) che voleva che la sua cittadina (appena formatasi unendo due borghi di miseri pescatori) fosse capoluogo di provincia. Ognuna delle tre province Abruzzesi dovette cedere qualcosa.
La storia non si riscrive, egregio SMPE. Nessuno voleva “fuggire dall’Aquila”, come scrive Lei.
1927, cioè anno V dell’era fascista. Potevano scegliere in autonomia le popolazioni quando già il Capo aveva deciso per Rieti e Pescara?
Per la Grande Pescara di oggi vedo molti ripensamenti, tali da fare rinunciare, per esempio, ai 10mln di premio per il primo step, già andato.
Le assicuro signor Mingaver, che invece oggi come ieri, ce ne sarebbero molti disposti a farlo…
Seppure si migliorassero i collegamenti con la capitale,L’Aquila rimarrebbe un paese piccolo piccolo e non potrà mai essere il “centro pulsante dell’Abruzzo”,come a Mingaver piacerebbe che fosse, finchè continuerà a pensare solo a se stessa
e non almeno a tutta la Provincia di cui tanto si vanta di essere il capoluogo
Egregio Mingaver, se certi commenti la fanno innervosire è segno che evidentemente la verità fa male.
In ogni caso, la sua ancorche’ commovente quanto sterile difesa del postaccio che le ha dato i natali, cade miseramente quando si capisce che persino Federico secondo di Svevia, fondatore della sua cittadina, si rese protagonista di una esplicita dichiarazione d’amore per la nostra splendida Sulmona quando, udite udite, la elevò a capitale del Giustizierato d’Abruzzo di fatto riconoscendole lo status di città più importante d’Abruzzo che, la informo, prima del violento terremoto del 3 novembre del 1706 era chiamata, in pieno rinascimento, la Siena d’Abruzzo per l’imponenza, la bellezza e l’importanza del suo patrimonio artistico e culturale.
Sono dispiaciuto per lei,tenero aquilotto, ma come vede anche lo stesso fondatore della sua cittadinella dimostrò esplicitamente di avere un debole per la nostra meravigliosa città. Dia retta a me, le sue arringhe difensive le riservi contro altre città consorelle abruzzesi se proprio vuole sfogare i suoi istinti repressi perché con Sulmona non c’è trippa per gatti.
Ah, dimenticavo:
Anno di fondazione dell’Aquila:1254,
(l’altro ieri).
Anno di fondazione della città di Sulmona:
2810 A.C. presumibilmente ad opera di Solimo compagno di Enea al ritorno dalla distruzione di Troia seppur la remota origine della città e della sua fondazione si perdano nel velo della leggenda.
M sembra che non ci sia nient’altro da aggiungere.
LA CENTESIMA CANNELLA.
Tanto per cambiare, siamo partiti da un annoso problema specifico di Sulmona (uno dei tanti di questo disgraziato ma adorabile paesotto; in questo caso la questione “Cogesa”) e, al solito, siamo finiti con un attacco frontale contro quella che, di fatto, è una delle città più belle d’Italia e, certamente, la città più prestigiosa e rappresentativa dell’intero Abruzzo, il capoluogo (l’ “ALMA MATER”, se vogliamo) degli Abruzzesi e dei Sulmonesi, quella nobile e storica città un tempo conosciuta ovunque – e non solo a Sulmona – come “Aquila degli Abruzzi”.
Qual è il motivo di tanto astio antiaquilano? Vallo a sapere! È però ravvisabile a tutti i livelli:
1) A LIVELLO ISTITUZIONALE, ossia dall’ amministrazione Sulmonese (contro cui di recente la municipalità Aquilana ha dovuto muovere il proprio ufficio legale per difendere l’ onorabilità del capoluogo)
2) A LIVELLO MEDIATICO. Per esempio, non ci vuole molto a capire la tendenza della redazione de “Il Germe” a sparlare del capoluogo, dei suoi abitanti e dai servizi ivi forniti alla collettività.
3) A LIVELLO DI POPOLAZIONE.
Basta passeggiare per Sulmona (gran bella città, va pur detto) per rilevare non solo un dialetto e una cadenza più sguaiate che all’Aquila (più “napoletaneggiante” oserei dire, con un eloquio però ben più rozzo che all’Aquila) ma soprattutto un diffuso sentimento antiaquilano.
PERCHÉ?
Ci sarebbe da fare uno studio storico (anche antecedente alle sommosse antiaquilane del 1957) e sociologico.
LA MIA PERSONALE ANALISI,
mi porta ad affermare che illo tempore Sulmona ambiva essere la “CENTESIMA CANNELLA” dell’Aquila ma che, data la notevole distanza , non poteva ovviamente esserlo. Si è sentita quindi respinta dalla sua madre naturale, quasi come una figlia bastarda o un aquilotto scaraventato giù dal nido, con un trauma collettivo che, a livello subliminale, ha segnato per sempre la comunità peligna.
Mingaver,
non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire o, meglio, di chi non vuol capire.
La informo che Sulmona non ha bisogno di madri perché è madre essa stessa da molto tempo prima che il suo scomodo e decentrato paesone emettesse i primi vagiti. Lei dovrebbe aver capito spero, a questo punto, che le rivendicazioni e le critiche di Sulmona verso certe vicende storiche stranamente sfavorevoli per la città, ma che le hanno comunque segnato il destino, non sono frutto di capricci o di elucubrazioni anacronistiche
fuori tempo massimo, ma scaturiscono per reazione a gestioni approssimative da parte delle varie amministrazioni locali, ma anche di omessa( a voler essere buoni) gestione da parte di quelle regionali. Le richieste di attenzione verso questo territorio e quelle ricorrenti di autonomia amministrativa sono, pertanto, una conseguente manifestazione di libertà tendente a recuperare il tempo perso ed una giustizia mancata senza per questo dover chiedere l’approvazione dell’Aquila e degli aquilani, lei compreso.
Relativamente alla questione del centesimo pisciarello..su, non sia ridicolo.