La caduta libera delle imprese artigiane abruzzesi non si arresta: il 2021, infatti, ha confermato ancora una volta una crisi del settore che pone l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale (peggio solo le Marche) e in particolare le province di Chieti e dell’Aquila che si piazzano rispettivamente al quintultimo e sestultimo posto con 69 e 60 aziende in meno rispetto al 2020.
Lo rileva uno studio di Aldo Ronci per la Cna e dal quale si evince che la nostra regione ha avuto lo scorso anno un saldo negativo di ben 200 imprese artigiane, passando da 1614 a 1414, dato tra l’altro epurato delle cessazioni d’ufficio.
In termini percentuali l’Abruzzo è una delle quattro regioni (insieme a Marche, Molise e Umbria) ad avere un saldo negativo ovvero dello 0,68% di attività in meno, a fronte di una media nazionale che registra invece un incremento dello 0,79%.
Quanto ai settori, a subire decrementi sono stati ovviamente un po’ tutti i comparti, con punte nelle manifatture (-93), dove a pagare di più sono stati abbigliamento, articoli in pelle ed alimentari, oltre che nella riparazione di auto e prodotti per la casa (-38). Meno evidente il calo nell’area delle costruzioni (-11), forse in ragione della ripresa assicurata dalle misure legate al Superbonus.
“Il quadro che si delinea – spiega il presidente regionale della CNA, Savino Saraceni, che da qualche settimana è anche vice presidente nazionale – è quello di una regione in evidente stato di sofferenza, e che proprio a causa di ciò avrebbe bisogno di misure rapide ed efficaci di sostegno. Purtroppo, assieme ad altre associazioni che rappresentano con noi il mondo della micro impresa, abbiamo dovuto constatare come spesso alle promesse non seguano in fatti: è avvenuto ad esempio per la legge regionale sul credito, approvata lo scorso mese di maggio dal Consiglio regionale, che benché forte di una cospicua dotazione finanziaria da 10 milioni di euro, tutti destinati a favorire l’accesso ai prestiti bancari con la garanzia offerta dai confidi, non è sin qui mai entrata in vigore. Di tempo per riparare ce n’è davvero poco, perché con l’inizio dell’anno sono state abolite tutte le moratorie legate ai prestiti e riavviato il pagamento di imposte e tributi: quanto basta per temere che, in assenza di interventi tempestivi, saranno in tanti stavolta a non farcela”.
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