Non è un semplice o complicato trasferimento, ma una chiusura a tutti gli effetti del servizio bibliotecario e del Centro regionale dei beni culturali. Il provvedimento preso dalla Regione l’altro giorno di chiudere la sede dell’Agenzia di promozione culturale di piazza Venezuela, infatti, non prevede l’accesso del pubblico nella sede temporanea individuata in via Quintino Sella (traversa di via Crispi) dove si trovavano una volta gli uffici Arssa (uno dei tanti presidi regionali sottratti a Sulmona).
Nella nota inviata ai diversi dipartimenti regionali per predisporre la chiusura e datata 15 maggio, infatti, si legge, a firma della dirigente del Patrimonio, Eliana Marcantonio, tra l’altro, che “la suddetta sede temporanea non dovrà pertanto, essere aperta al pubblico” e ancora che la ex sede Arssa è stata individuata “per l’allocazione temporanea dei soli dipendenti regionali che attualmente prestano servizio presso l’Apc in argomento, eccetto i beni librai ivi presenti”.
La relazione che indica “la non verifica dei parametri di sicurezza” è stata depositata dal tecnico incaricato, nell’ambito di controlli predisposti in tutte le sedi degli uffici regionali, l’11 maggio scorso, per cui la dirigente ha ritenuto “nelle more dello stanziamento delle somme occorrenti al relativo adeguamento strutturale” di disporre la chiusura dell’immobile.
Non è chiaro se gli altri uffici regionali siano tutti agibili e sicuri (ma qualche dubbio lo nutriamo) o se le relative relazioni dei tecnici non siano ancora state depositate, certo è che, finora, Sulmona è stata l’unica ad essere investita da uno sgombero così violento.
E questo nonostante l’edificio a torri, progettato dall’architetto Paolo Portoghesi nei primi anni Settanta (ed inaugurato nei primi anni Ottanta), è lo stesso che lo stesso Portoghesi e le stesse ditte eseguirono in quegli anni anche a Vasto ed Avezzano (nelle foto).
Ce n’è abbastanza per battere i pugni, come ha annunciato di voler fare il sindaco Annamaria Casini, sul tavolo che è stato convocato per domani mattina in Regione. Anche perché l’indice di vulnerabilità di 0,26 non è certo il più grave negli edifici pubblici, regionali e non, e con questa logica bisognerebbe davvero chiudere la città.
Due sono i motivi di sconcerto nella vicenda Apc. Il primo è che in regione non sia trapelato nulla tanto da lasciare basito anche l Assessore di riferimento delle aree interne e il secondo è che “ancora devono essere stanziate le somme occorrenti al relativo adeguamento strutturale” dell edificio. È forse appena iniziato un altro dei tanti tunnel bui della nostra Città?
“nelle more”, a Sulmona, si fanno tante marmellate