Per il perito del tribunale non era in grado di intendere e di volere e per l’avvocato della parte offesa andava fermato prima dal Centro di salute mentale nel quale era in cura. Non si arrende l’avvocato Alberto Paolini che ha presentato ricorso in Appello alla sentenza che scagiona la Asl dalla responsabilità di quella coltellata che, nel 2012, attinse un suo cliente, un polacco, all’addome provocandogli una invalidità parziale.
L’uomo venne accoltellato da un suo collega che una settimana prima si era recato al Centro di salute mentale per una crisi bipolare. I medici, sostiene ora l’avvocato della parte offesa, si limitarono ad aumentargli il dosaggio dei farmaci, anziché disporre un trattamento sanitario obbligatorio o il ricovero in una struttura specializzata. Cosa che se fosse stata fatta, non avrebbe portato all’accoltellamento.
Per questo Paolini ha presentato una richiesta di risarcimento danni alla Asl (circa 65mila euro), anche perché nel frattempo l’aggressore è morto suicida, facendo decadere anche il giudizio penale a suo carico.
La perizia di incapacità di intendere e di volere è arrivata solo nel 2019 e a marzo scorso la causa civile, l’unica rimasta in piedi, si è risolta in primo grado con il rigetto della richiesta risarcitoria.
Secondo il giudice del tribunale di Sulmona, infatti, l’aggressore era un paziente volontario del CSM e quindi i medici non potevano prevedere una degenerazione dei suoi comportamenti.
L’avvocato della parte offesa, però, contesta questa lettura: l’uomo era in cura al Centro di salute mentale da oltre dieci anni, spiega nel ricorso, e quindi assolutamente in carico al servizio.
A novembre si discuterà il ricorso in Appello che, se accolto, rappresenterebbe un caso.
Sulmona? Non ne parliamo.
La corruzione giudiziaria allo stato puro. Speriamo che Paolini riesca nella ricusazione del tribunale per affidare il procedimento ad una sede imparziale il più lontano possibile. Moussa Sangare che aggredisce una italiana provoca questo sconcerto nazionale, mentre per un caso di malattia psichiatrica ereditaria simile dove è vittima un immigrato colpito ugualmente
senza motivo, per non avrebbe diritto a nulla, SOLTANTO PERCHÉ L’AMBIENTE DI FAVORE W DI CONOSCENZE È RISTRETTO.
Piuttosto che l’avvocato qui e sempre stato assente l’impegno dei sindacati e della sinistra italiana e locale. Si dovrebbe immediatamente organizzare una manifestazione politica a sostegno di questo immigrato polacco che non è di
seconda serie rispetto ad una Sharon Verzeni colpita con
stesse modalità da un Moussa Sangare. Il polacco ha l’esistenza compromessa per sempre e non può essere trattato come un animale . Perciò le associazioni locali dovrebbero fare sentire una sola echeggiante voce per l’affermazione dei diritti umani di ognuno.
Perché citare in giudizio la asl? I referti medici portano nome e cognome.
La responsabilità del medico è ascrivibile a lui solo per colpa grave o dolo. Per la colpa generica è responsabile la ASL. Dimostrare la colpa grave però è molto difficile…
A me sembra fantagiusisprudenza ma siccome ignoro completamente la materia vediamo come si pronuncia la legge.
Io conosco bene l’immigrato Polacco che ha subito la coltellata che lo ha lasciato sanguinante e moribondo,
Io stesso sono un immigrato in Australia proveniente dalle vicinanze di Sulmona e ritengo che quello che è accaduto a questo amico Polacco è una grande ingiustizia! ed è una grande vergogna per un paese che si ritiene fra i primi paesi avanzati del mondo dove la giustizia dovrebbe essere uguale per tutti,
Infatti il contrario sembra essere la verità quando i diritti ai risarcimenti dovuti dovrebbero essere obbligatori , e avrebbero dovuto aver fatto giustizia da tanto tempo fa giacché e passato 12 anni ormai, non è giusto ! Il sistema giudiziario a come sembra di certo non dimostra di essere all’alto livello di nazioni avanzate come quello Australiano ad esempio, spero che la giustizia prevalga facendo ciò che è giusto a favore di questa vittima che ha sofferto abbastanza, non solo del dolore fisico e mentale ma anche dalla disumanità di cui ha subito da anni.