Analisi del voto: Di Masci e la fantasia senza potere

Il tentativo di dissimulare la sconfitta è un po’ goffo, perché i dimasciani si aggrappano ad un risultato, quel 21% ottenuto dal Pd a Sulmona, che non è certo loro merito. Se poi di merito si vuol parlare. Risultato “conseguito grazie ad un lavoro meticoloso del gruppo – scrivono i dimasciani – effettuato in campagna elettorale, pur considerando le difficoltà riscontrate a causa dell’indebito commissariamento del circolo di Sulmona”.

Una forzatura che diventa anche un po’ comica quando i tre sottolineano che “il consigliere comunale Fabio Ranalli, in qualità di avvocato ha infatti espresso la preferenza per Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo” volendosi così insomma intestare le preferenze (362) date al capolista del Pd che era portato anche dall’altro gruppo che fa capo a Di Benedetto. Omettendo di aggiungere, invece, se di relazioni professionali ci si vuol vantare, gli appena 64 voti dati alla dottoressa Elena Gentile che il dottor Antonio Di Rienzo (uno dei tre del gruppo Di Masci) aveva annunciato di voler votare per affinità di camice. Restando ai numeri la sfida interna lanciata da Bruno Di Masci e con la quale intendeva convalidare il gradimento della base per la linea di appoggio all’amministrazione Casini si è rivelata un boomerang doloroso: i suoi candidati (Picierno e Ferrandino) hanno infatti ottenuto rispettivamente 273 e 195 preferenze, abbastanza meno dei 363 di Cozzolino e dei 355 di Kechoud portati invece dal resto del partito; ma soprattutto molti meno, quasi la metà, di quelli che lo stesso Di Rienzo aveva ottenuto alle elezioni regionali di febbraio, quando nonostante la variegata concorrenza di area (Di Benedetto, Pingue, De Crescentiis) aveva totalizzato 433 preferenze.

“Bruno di Masci e i suoi sodali sono stati sonoramente sconfitti – ribatte il gruppo del direttivo che si era dimesso dalla segreteria dopo l’appoggio dato dai consiglieri alla Casini -, la finta giunta di salute pubblica è stata bocciata, a nulla servono i tentativi di sminuire il risultato da lui inconsciamente cercato con tanta veemenza. La parola ha un valore, aspettiamo le dimissioni dal Pd dei tre consiglieri comunali che invitiamo anche ad un gesto di dignità personale e quindi alle dimissioni da consiglieri comunali”.

Anche se dal tenore del comunicato post-voto, i dimasciani non sembrano avere alcuna intenzione di dimettersi né da consiglieri, né dal partito.

Anche perché, e questo è il vero punto di riflessione, mentre nel Pd si azzuffano per qualche decina di voti in più o in meno, il resto della città, a questa tornata, sembra aver dato un segnale netto di orientamento politico, tanto più perché epurato dei legami di “sangue” con candidati locali che, ad esempio, avevano falsato il risultato politico delle urne a febbraio con il bottino intascato a nome dell’Udc da Marianna Scoccia: 1.718 voti alle regionali diventati 155 per Lorenzo Cesa alle europee. La Lega, innanzitutto, che passa da 2.771 a 3.179 voti con un balzo di quasi 10 punti percentuale, Fratelli d’Italia che passa dai 520 ai 694 voti, Forza Italia che dai 420 torna ad 837 preferenze e persino i 5 Stelle, crollati in tutto il Paese, che guadagnano rispetto alle regionali oltre 6 punti percentuale passando da 1.747 voti di febbraio ai 1.995 di domenica scorsa (secondo partito in città).

Ma soprattutto, quando sarà finito il gioco dell’interpretazione del pallottoliere, Bruno Di Masci e i suoi consiglieri, dovrebbero cominciare a contare i risultati portati da febbraio scorso ad oggi all’amministrazione della città e indicati come priorità assolute: la rivoluzione della macchina amministrativa che era stata annunciata per venerdì scorso e che non si è ancora vista (a meno che la nomina di un dirigente a tempo non si debba considerare rivoluzionaria), i cantieri nelle scuole di cui non si vede la luce e neanche il tunnel, il decoro della città che per essere considerato anche solo minimamente risolto o affrontato è necessario uno sforzo di fantasia almeno pari a quello usato per interpretare i risultati delle urne.

 

 

 

1 Commento su "Analisi del voto: Di Masci e la fantasia senza potere"

  1. Antonio Rossini | 28 Maggio 2019 at 21:22 | Rispondi

    Ancora Di Masci! Quando lascerà finalmente la politica tornerà la democrazia e la trasparenza.
    A Di Masci non interessa il bene di Sulmona, interessa di essere al centro di tutte le operazioni di politica sotterranea, oscura, di tutte le trame. E’ un ragno velenoso della politica dei quattro cantoni.
    E Sulmona è ferma, soprattutto a causa sua.
    Liberiamocene! Finalmente!

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