La spesa è quel momento della giornata in cui ci aggiriamo come automi, tra gli scaffali di un supermercato, nell’affannosa ricerca non del Sacro Graal, ma di qualcosa di commestibile da metterci dentro.
Il reparto alimentari è come una livella, che ci rende tutti uguali davanti alla domanda: “Che cucino ‘stasera?” e non troveremo alcun suggerimento su quella lista scarabocchiata in tutta fretta, che stringiamo tra le mani come se fosse una preziosa mappa del tesoro.
Non importa chi noi siamo: ingegneri o carpentieri, commercianti o avvocati, casalinghe o impiegati, abbiamo tutti in comune la stessa fretta, la medesima approssimazione e l’uguale perplessità, quando facciamo la spesa alle otto di sera.
A quell’ora il pane non è più fresco, i prodotti in super offerta sono finiti e la frutta è stata tastata da centinaia di polpastrelli, ma noi non ci facciamo caso: va bene così.
Qualcuno indugia più lungamente nel ripiano dei prodotti light, qualcuno analizza il pedigree dei manzi che giacciono a fette nel banco della carne e qualcun altro ausculta le uova,
cercando di capire se siano nate prima della gallina e soprattutto se e dove quella gallina abbia razzolato.
Ogni scaffale ha il suo pubblico esigente, accomunato da un’identica luce in fondo agli occhi, un po’ offuscata da tutte le cose successe nel corso della giornata, ma non ancora del tutto spenta.
Può variare la qualità del taglio della carne o la marca del bagnoschiuma rilassante, ma una volta posta la merce acquistata sul rullo trasportante della cassa, ognuno svela la propria umanità, rivelando esigenze simili a tutti e denunciando al mondo, ma soprattutto a chi sta in fila subito dietro, il personale bisogno di deodoranti trifasici, carta igienica resistentissima, yogurt con il bifidus actiregularis e chissà che altro.
Fra pochi minuti verrà pagato il conto alla cassa, si accumuleranno punti per ottenere in “regalo” la padella col fondo in ghisa, i prodotti acquistati finiranno nelle buste compostabili (che profumano di cibo etnico) e ognuno andrà per la propria strada, a trasformare la spesa in cena.
A raccontare di come sia aumentato il prezzo delle zucchine.
A dare il proprio contributo per la soluzione di un problema di matematica, a togliersi le scarpe e a ridere per una sciocchezza trasmessa in televisione.
Ogni prodotto verrà sistemato nell’apposito scomparto della dispensa, comprese delle brutte mele, comprate perché costavano un po’ di meno e per la speranza che non siano state bombardate da pesticidi e lucidate con il flatting.
La spesa serale, quella fatta di fretta, mentre la voce stridula di una cassiera ci avvisa che il supermercato è in chiusura e siamo pregati di avvicinarci alle casse, porta spesso l’incontro inaspettato con un volto amico, che non vedevamo da un po’ e che ci concede un sorriso sincero, una battuta leggera e una ricetta veloce per fare bella figura, in pochi minuti, ancora una volta.
L’ultima chiacchiera del giorno, con la quale riusciamo a buttare nel calderone la fretta, le verdure di questa stagione così fredda, un paio di pensieri e lo scontrino salato q.b.
Coprire e far andare a fuoco lento, per godersi il momento, aggiungendo di tanto in tanto un mestolo di risate, finché un brontolio dello stomaco ci ricorda che è tardissimo ed è ora di correre a preparare la cena.
Altro che chiacchiere.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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