Alessia sparita dai social, ascoltati altri testi per capire se c’è stata istigazione al suicidio

Sparita improvvisamente: dai social, dalla vita della comunità, dai rapporti interpersonali. Con il profilo Facebook cancellato e i contatti Whatsapp rimossi. Da un giorno all’altro. E’ scattato qualcosa nella mente e nella vita di Alessia Puglielli, la quarantenne di Sulmona deceduta sabato scorso al Policlinico Gemelli di Roma dopo quattro giorni di coma. Qualcosa o qualcuno che le ha fatto cambiare rotta, rivoluzionare la sua vita, indebolito, evidentemente, quella sicurezza e consapevolezza di se stessa che pure aveva raggiunto.

Gli inquirenti vogliono ora capire, se c’è stata istigazione al suicidio, se i segnali di allarme lanciati dalla donna possano essere indizi utili e dare una risposta.

Ieri, dopo il super teste che ha raccontato di quel video strano inviato a marzo e di cui per primi ha parlato Il Germe, la polizia di Sulmona ha ascoltato il gestore della palestra di Sulmona che Alessia frequentava. Uno dei quattro ulteriori testimoni che la procura di Roma ha incaricato di ascoltare per avere un quadro più chiaro. Uno dei testimoni sarà ascoltato anche a Montesilvano, dove Alessia si era trasferita prima di raggiungere il suo nuovo compagno a Roma. Colui cioè che ha chiamato l’ambulanza del 118 il 4 luglio scorso spiegando che Alessia aveva ingerito dei farmaci, colui sul quale, ora, si stanno concentrando le indagini della procura di Roma.

In attesa dell’autopsia, ovviamente, che dovrà confermare l’ipotesi del cocktail di farmaci e che sarà disposta nei prossimi giorni dalla procura di Roma ed eseguita alla Sapienza.

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