Ai confini con il Molise

(scorrere sull’immagine per scegliere da che parte stare)

Ognuno ha scelto casa per chiudere la campagna elettorale, ognuno nella piazza del suo paese, quasi a trovare rifugio e conforto. Da Torricella Peligna per Luciano D’Amico, ai candidati locali: Angelilli a Pacentro, Scoccia a Prezza, Di Bartolo a Raiano, Taglieri a Sulmona, solo per citarne alcuni. Che un posto sicuro ci vuole, dopo le ultime due settimane, dopo il voto della Sardegna, da quando sono venute meno tutte le regole del fair-play e del politically correct: la campagna elettorale, dopo cinque mesi (da quando cioè D’Amico è stato scelto come sfidante di Marsilio) di relativo torpore, si è scatenata in una serie di colpi bassi e sgambetti che, a dire il vero, non hanno reso molto onore ai protagonisti e neanche alla politica. Ai confini della realtà: fake news, registrazioni audio, minacce, uso delle istituzioni per fini politici, persino un elenco di assunzioni fatte in Regione che ieri circolava nelle segrete di qualche redazione, come fosse l’ultimo dossieraggio di Stato. E anche ieri, per i comizi finali, ci si aspettava di risalire la china, di vedere elencate le cose da fare per il territorio e per l’Abruzzo, ma non è stato proprio così. Non per tutti almeno.

Allo scontro tra centrodestra e centrosinistra, poi, in alcuni casi si è aggiunto quello interno alle coalizioni: tra partiti e partiti e tra candidati anche dello stesso partito.  L’attacco più duro, il fuoco “amico” più feroce, in tal senso, è stato quello della candidata di Forza Italia Luisa Taglieri che, dal palco di piazza XX settembre, ha duramente attaccato la sua collega in lista, e consigliera uscente, Antonietta La Porta. Rivendicando i finanziamenti alla Giostra e, senza grandi pudori, vantando i sostegni che la Fondazione Carispaq, presieduta dal padre, ha elargito sul territorio, supplendo alle mancanze della politica. Il coraggio non le è mancato di certo.

Alle liti nell’orto, si è sommato poi lo scontro nazionale: l’Abruzzo è diventato nelle ultime due settimane l’ombelico d’Italia, la cartina al tornasole degli equilibri e dei gradimenti della politica nazionale. Mai come in queste elezioni, probabilmente, si è vista una sfilata di big di tale portata: ministri e sottosegretari, segretari nazionali e presidenti. Tutti a timbrare il cartellino due, tre, quattro volte.

Qualcuno dovrebbe fare la somma dei milioni di euro piovuti in questi quindici giorni sulla nostra regione, almeno nelle promesse. L’elenco dei mirabili miracoli che, chiunque vinca, ci aspettano. Tant’è che ci vorrebbe una elezione l’anno, se non altro per tirare su il morale di una regione, che, numeri alla mano, tanto bene non sta: con il Pil che non si è ripreso dalla pandemia (-1,1%), le minacce che arrivano nel settore strategico dell’automotive, i servizi che, nonostante gli investimenti veri e presunti, non riescono ad oggi, 9 marzo dell’anno bisestile 2024, a garantire sanità accessibile, trasporti efficienti, motivi per restare.

Dalla mezzanotte di oggi dovrebbe scendere il silenzio elettorale, ma è certo che questa regola, poco osservata in tempo di pace, non lo sarà ora in tempo di guerra. Perché fino alle 23 di domani sarà così: una rincorsa all’ultimo voto, all’ultimo amico, all’ultimo cliente.

L’augurio è che l’Abruzzo, comunque vada, decida di tornare al voto: i numeri delle precedenti tornate elettorali, dalle europee alle regionali, sono stati infatti molto bassi (il 52,6% nelle prime e il 53,11% nelle seconde), tanto da segnare uno dei dati peggiori del Paese nei cosiddetti parametri Bes (benessere equo e sostenibile). Lo devono fare, gli abruzzesi, non per capire se il vento di Sardegna spira ancora da Ovest, neanche per fare da reagente agli equilibri di partiti e parti.

Il voto in Abruzzo è per l’Abruzzo, perché le Regioni sono enti che erogano servizi e la Regione è quella che determina la qualità della nostra vita. Più di quanto possano fare i Comuni e persino lo Stato.

Anche perché l’11 marzo torneremo ad essere soli e solo la regione ai confini con il Molise. O poco più.

5 Commenti su "Ai confini con il Molise"

  1. Un mondo da favola! | 9 Marzo 2024 at 09:17 | Rispondi

    Che racconti meravigliosi ascoltati in questi giorni!
    Che imprese eroiche!
    Che prodigioso sviluppo in Abruzzo!
    Regione improvvisamente è universalmente riconosciuta come caput mundi!
    Poi però, basta guardarsi intorno per vedere tutto ciò che non c’è, per tornare alla realtà.
    E allora il dubbio viene… forse piu che al confine, ci troviamo proprio in Molise.

  2. Un mondo da favola! | 9 Marzo 2024 at 09:18 | Rispondi

    Improvvisamente e universalmente…

  3. i votanti si dividono in due categorie :
    quelli liberi di pensare e che con orgoglio fanno valere le proprie idee ………e quelli schiavi e pecore che sono stati quasi costretti a presenziare ai comizi .
    scegli tu che votante essere…….

    ps c è una terza categoria ……quella che è stata costretta ad andare ai comizi perché chiamati da falsi amici a fare la presenza e poi pero all’ultimo capiscono di essere stati sfruttati e umiliati e alla fine votano chi gli dice la testa o il cuore .
    Forza Abruzzo…..torni la serietà e l’onestà .
    buon voto a tutti

  4. E tutti i candidati della nostra valle, a scrutinio ultimato, resisi conto di aver portato acqua esclusivamente a mulini altrui,dovranno anche saldare i conti di questa lunga e dispendiosa campagna elettorale.Confidiamo in qualche miracolo.

  5. Anch’io voglio imitare tutti i candidati alle elezioni, imitarli nelle loro promesse che poi nessuno mantiene: vi prometto che andrò a votare! 😁

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