Aggressione al centro migranti: “La pugnalata poteva uccidere”. Resta in piedi il tentato omicidio

Una pugnalata data alle spalle, che aveva finalità offensive e non difensive e che poteva uccidere, anche “se non vi è stato pericolo di vita”. La perizia del medico legale Ildo Polidoro, depositata oggi in occasione dell’incidente probatorio, sul giovane del Gambia accoltellato la sera del 12 giugno scorso da Serafino Di Lorenzo e Nicola Spagnoletti nel centro di accoglienza per migranti della Casa Santa dell’Annunziata, non alleggerisce la posizione dei due indagati, attualmente detenuti il primo ai domiciliari e il secondo in carcere.
“La regione attinta, individuata nell’area posterobasale sinistra dell’emitorace omolaterale – scrive il medico legale – risulta in corrispondenza di organi vitali, quali in particolare la milza e il polmone sinistro, che non sono stati raggiunti esclusivamente a motivo della deviazione del colpo determinato dalla VII costa di sinistra, che ha indirizzato la lama e la punta del coltello in senso tangenziale rispetto all’emitorace”.
Insomma che quel ragazzo di colore sia ancora vivo è solo un caso: quanto basta perché l’ipotesi di tentato omicidio resti in piedi.
Ora le carte tornano alla procura che dovrà valutare indizi e prove e chiedere eventualmente, come molto probabilmente farà, il rinvio a giudizio per i due con l’accusa di tentato omicidio aggravato dall’odio razziale.

1 Commento su "Aggressione al centro migranti: “La pugnalata poteva uccidere”. Resta in piedi il tentato omicidio"

  1. Peccato essere tornati a vedere per le vie di Sulmona, certa monnezza.

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