Poco meno di 20mila tamponi effettuati (19938) con un indice di positivi che si abbassa a 0,47%, ma che in termini di rapporto tra popolazione coinvolta e test rapidi eseguiti è ancora troppo basso: poco più del 23% cioè rispetto agli 84813 abitanti residenti nei 34 Comuni che hanno già avviato lo screening. E’ vero, certo, che diversi centri non hanno ancora terminato le operazioni di prelievo, che alcuni le hanno prolungate proprio a causa della partecipazione troppo bassa; ma i dati finora restituiscono l’idea di un’occasione mancata, perché anche raddoppiando i numeri, oggi che si è a metà della finestra prevista, non si raggiungerebbe quel 60% di campione necessario perché la mappatura sia valida.
Gli appelli non sono bastati evidentemente e, ora, tutto è affidato alla sensibilità dei centri più grandi della provincia che da soli fanno quasi la metà della popolazione complessiva: L’Aquila, Avezzano, Sulmona e Pratola, calcolando che Celano ha già iniziato.
Oggi, a tal proposito, sarà il primo giorno di Sulmona che un po’, forse troppo, a sorpresa ha deciso nel giro di ventiquattro ore di iniziare con le scuole e, solo nella serata di ieri, di estendere la possibilità del tampone anche ai familiari degli studenti. La confusione è tanta, insomma, e non c’è neanche da sorprendersi, se si pensa che l’Alto Adige (non proprio l’ultimo dei territori in quanto ad organizzazione) ha impiegato tre settimane per organizzare lo screening, a fronte dell’Abruzzo, o meglio della provincia dell’Aquila, che ha dovuto mettere in piedi la macchina nel giro di una settimana. Fatto è, però, che la comunicazione arrivata d’improvviso ieri sulle chat dei genitori degli alunni delle scuole per una specie di sondaggio ha indispettito molte famiglie: alle Serafini-Di Stefano, ad esempio, su circa 500 alunni, solo un centinaio ieri hanno assicurato di volersi sottoporre a tampone. Alcune scuole, poi, come il Polo scientifico, faranno solo oggi la comunicazione ufficiale e il preside Massimo Di Paolo assicura che allo screening potranno partecipare non solo i 292 del Fermi, ma anche i 194 di Iti e Itcg (tutti purché residenti a Sulmona) che non erano rientrati nell’elenco fatto dal Comune.
C’è chi non è solo indispettito, ma anche preoccupato di sottoporre al tampone i ragazzi più piccoli (dai 6 anni in su) e chi, invece, lo è perché se dovesse risultare positivo (o peggio falso positivo), sarebbe costretto ad una quarantena forzata.
Per i primi ieri è intervenuta anche la pediatra dell’ospedale Annunziata Gianna Tollis: “La metodica non è dolorosa né rischiosa ma potrebbe risultare estremamente importante. Non esiste alcun tipo di rischio di contagio né dobbiamo lasciarci prendere dalla paura o dalla vergogna”. Per i secondi… beh per quelli c’è poco da dire e da fare: il senso civico è una materia che si acquisisce con il tempo e con la sensibilità. A loro, forse, potrebbe bastare sapere che il contagio nel Centro Abruzzo e a Sulmona è tutt’altro che sotto controllo: ieri ci sono stati altri 70 casi, la metà dei quali nel capoluogo peligno.
Vale la pena subire un po’ di fastidio al naso per qualche secondo e persino “rischiare” una quarantena.
Rimane sempre un modo sbagliato di procedere..ma con Gianni e Pinotto alla Regione che cosa volevi organizzare? 1) si dovevano fare tutte le case di riposo del territorio e loro famigliari compreso chi ci lavora 2) tutte le scuole di ogni ordine e grado compreso i famigliari ed insegnanti 3) poi procedere con il resto della popolazione..allora si che sarebbe stato completo..ma tantè..a proposito sempre di Gianni e Pinotto ma che fine hanno fatto i famigerati e sbandierati tamponi in farmacia? Che cinciaria ..
Si doveva, si doveva, ma adesso che si può fare non se lo fa nessuno. Penso che sia la paura di risultare positivo. Meglio non sapere.