Addio Ilio, il preside latinista

Quando il prof ti spediva dal preside, il timore non era tanto quello del provvedimento disciplinare, ma la domanda a brucia pelo, in latino o in greco, che ti faceva appena entrato nella sua stanza.
Ilio Di Iorio era fatto così, di bontà e cultura che lui, latinista fine, metteva davanti a tutto. Il preside e professore, è morto oggi all’età di 96 anni. Una vita d’amore per i ragazzi e per gli studi, per la cultura, per la sua Sulmona, che descrive con passi autobiografici nel volume “Cultura nel Centro Abruzzo dal 1890 al 1930”, ma soprattutto per il suo liceo, quello che lasciò come preside nel 1987, ma che nei fatti non ha mai abbandonato. E quanto dolore, ogni volta, a passare davanti alla sede di piazza XX settembre chiusa, per lui che era convinto che anche le mura insegnassero qualcosa.
Socio della Deputazione di storia patria per la quale aveva curato molte recensioni, traduttore delle opere Muzio Febonio, appassionato di Celestino V, ma soprattutto convinto sostenitore dei giovani con cui amava intrattenersi e parlare. Lo aveva fatto nella sua carriera di preside e professore e lo aveva continuato a fare da pensionato, quando, con l’istituzione del Certamen ovidiano, si era messo subito entusiasticamente a disposizione, occupandosi della selezione degli studenti del suo liceo Ovidio per il concorso.
“Tutta la comunità del liceo Ovidio e del Polo umanistico, perché lui fu preside anche della Magistrali a cui diede il nome di Vico – commenta la dirigente Caterina Fantauzzi – lo ricorda con affetto e stima. E’ stato una figura importante per la nostra scuola e per la nostra città, molti degli insegnanti di oggi sono stati suoi alunni e ognuno di loro serba un ricordo straordinario della sua persona. Sempre in prima linea nelle attività del liceo, ad incoraggiare ed aiutare. Ricordo bene quando mi insediai come dirigente – prosegue la Fantauzzi – mi venne a trovare spiegandomi quale fosse il delicato ruolo di essere preside di un liceo classico come quello di Sulmona”.
Negli ultimi due anni, a causa di una caduta, Ilio Di Iorio era un po’ uscito di scena, anche se aveva continuato a seguire con attenzione e lucidità quanto accadeva in città.
Una città che domani lo saluterà con partecipazione in occasione del funerale che si terrà alle ore 15 nella chiesa di Santa Maria della Tomba.

1 Commento su "Addio Ilio, il preside latinista"

  1. Fui studente del liceo classico, quello vero,quello della scuola selettiva e della licenza liceale da incubo, che aveva una media di bocciati di almeno il 30%. Vi insegnavano professori di alto livello culturale , tra i quali Ilio Di Iorio. Quando entrava in classe scendeva un silenzio tombale, specie quando prendeva il registro per le interrogazioni. Una suspense che nemmeno nei film di Dario Argento,poi appena usciva il nome del predestinato, si sentiva un unanime sospiro di sollievo. E che dire di quando riportava i compiti di latino in classe? Cominciava dal voto infimo per salire di volta in volta di livello, sino all’immancabile nove, dato al solito alunno che di latino sapeva tutto e di più. Suoleva ripetere tra il serio ed il faceto, penso più al serio, che prima di lui,come latinista c’era solo il chiarissimo prof.Paratore della Sapienza di Roma. Quando la classe montava un po’ su in confusione e rumoreggiava,il prof.Di Iorio metteva l’indice sulle labbra sussurrando silenzio. Tutti tacevano. Insomma era un prof.temuto e rispettato, uno che non trascurava chi valeva veramente e consigliava di cambiare indirizzo scolastico a chi non era portato, per il liceo classico. Lo faceva senza demoralizzare l’alunno, ma con profonda umanità, facendogli capire che non era necessario per studiare ,frequentare assolutamente il liceo classico. Ricordo quando prendeva un brano di Seneca o Cicerone e lo traduceva a vista, come leggesse una prosa del Manzoni. Lo ritrovai da pensionato in un concerto della camerata musicale sulmonese,lo salutai e volle sapere chi fossi. Chissà se si rammentava di me, lui disse che mi ricordava, ma erano passati alcuni lustri. Si accompagnava spesso con il prof.Raffaele Russo ORL, ai concerti erano sempre insieme. Il loro tempo è trascorso,anche se longevi; hanno intrapreso quel lungo viaggio “dal quale nessun pellegrino è mai tornato indietro”(Shakespeare) Chapeau bas,caro professore, che la terra le sia lieve. Ed alla latina: parce sepulto(Virgilio).

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