Sarà un lavoro lungo e certosino, assicurano dall’Istituto superiore di Sanità (Iss). L’indagine epidemiologica voluta dalla Regione Abruzzo per la valutazione dell’impatto a seguito dei fenomeni di contaminazione delle acque nel sito di Bussi sul Tirino muove i primi passi. L’area interessata sarà molto vasta e il campione per lo studio dovrà essere estrapolato da un ambito territoriale che coinvolge 20 comuni del pescarese e circa 260 mila abruzzesi.
Dopo qualche balbettio iniziale, l’Aca, l’azienda che dal 1996 gestisce i servizi di fornitura di acqua potabile nell’area interessata, ha fornito i dati sui quali si dovrà costruire il campione che sarà oggetto di indagine e analisi da parte dell’Istituto superiore di Sanità. Si vuole capire, insomma, se su quest’area la contaminazione delle acque derivante dalla discarica di Bussi ha lasciato negli ultimi anni segni sulla salute pubblica.
In particolare l’attenzione è concentrata sul Campo pozzi di Sant’Angelo, attivatati nel 1980 tra i comuni di Bussi, Popoli, Tocco Da Casauria e Castiglione a Casauria e chiusi nel 2007 dall’allora Commissario Goio dopo che la Forestale ne accertò la contaminazione. L’Aca ha spiegato che l’acqua di quei pozzi confluiva nell’acquedotto Giardino ed arrivava a Pescara, miscelandosi con l’acqua pura della sorgente Giardino in una percentuale che va dal 20 al 100%.
L’individuazione del campione di studio è solo il primo atto di un lavoro che è destinato a coinvolgere i comuni, le Asl di Chieti e Pescara e l’Agenzia sanitaria regionale. I comuni saranno chiamati a fornire i dati anagrafici dei titolari delle utenze, lo stato di famiglia, lo stato in vita e per i deceduti il certificato di morte con causa iniziale, intermedia, terminale e altre condizioni morbose rilevanti. Importanti per l’Iss anche altri due elementi: i dati relativi ai ricoveri ospedalieri e la disponibilità del Registro Tumori regionale.
Ma il grosso interrogativo che aleggia sull’indagine epidemiologica, semmai, è un altro: il percorso a ritroso di studio fino a che data potrà spingersi? E cioè quale disponibilità di dati hanno Comuni, Asl e Agenzia sanitaria tenuto conto che l’informatizzazione dei sistemi conta solo qualche decennio di “anzianità”? E soprattutto, i certificati di morte solo da qualche decennio hanno un protocollo definito di riempimento che prevede una causa iniziale, intermedia e terminale. In quelli precedenti, e redatti nel periodo che interessa l’indagine epidemiologica, c’era una generica indicazione dalla quale sarà difficile capire la causa principale del decesso.
Ma da una parte bisogna pur cominciare se si vuole capire se e quanto ha inciso la vicenda della discarica di Bussi sulla salute pubblica degli abruzzesi
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