Accordo raggiunto per la giunta regionale. In consiglio entra La Porta

Si compongono le fila della nuova giunta regionale che vedrà, grazie alla nomina di Emanuele Imprudente a vice presidente della giunta, l’ingresso della sulmonese Antonietta La Porta in quota Lega tra i banchi del consiglio.

Un accordo quello raggiunto oggi tra le forze politiche di centrodestra molto sofferto e che domani sarà ufficializzato nella presentazione dell’esecutivo dell’era Marsilio.

Ad avere la peggio è stato alla fine Gianluca Zelli e la sua Azione Politica che resta nei fatti fuori dalla spartizione delle poltrone. La Lega tiene la barra dritta e ottiene quattro assessorati tra cui, come detto, la vicepresidenza della giunta. A Forza Italia, invece, vanno un assessore, il presidente del consiglio e il sottosegretario alla presidenza, una sorta di assessore senza portafoglio introdotto da Luciano D’Alfonso. L’altro assessore andrà invece a Fratelli d’Italia.

Tra gli assessori dovrebbero esserci Nicoletta Verì alla Sanità, forse Piero Quaresiamle e come esterno Gianfranco Giuliante. Ipotesi quest’ultima che però farebbe sollevare più di qualche problema dentro la coalizione.

Il primo consiglio regionale dovrebbe tenersi il prossimo 12 marzo, con appunto la presentazione e l’insediamento della nuova giunta e l’immediata surroga dei cinque consiglieri che diveteranno assessori e quindi con l’ingresso di Antonietta La Porta, secondo consigliere in Regione del territorio del Centro Abruzzo insieme a Marianna Scoccia.

“La Lega in Abruzzo fa il pieno di assessorati, dimostrando che il vero e solo uomo al comando sarà Bellachioma e che, di fatto, la Lega ha già commissariato Marsilio – commenta il segretario regionale del Pd, Renzo Di Sabatino – La Lega ha imposto quattro assessorati e la vicepresidenza della giunta per sé, lasciando le briciole agli altri e zero all’unico movimento civico in coalizione. Non è stato rispettato alcun equilibrio, come dichiarato da Marsilio, bensì, come primo atto, il nuovo presidente si è piegato ai diktat di un partito, che ha la forza nel suo leader nazionale”.

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