Come dopo una nevicata, lo scenario appare illibato, candido, intatto. Sotto la neve: macerie e distruzione. Se la metafora può apparire in forte contrasto col caldo torrido di questi giorni di sicuro non lo è con lo scenario politico della provincia dell’Aquila. Centrodestra e centrosinistra escono con le ossa rotte dalla tornata delle elezioni provinciali senza che queste nemmeno ci siano state. Alla consegna delle liste infatti, un solo candidato presidente: Angelo Caruso, sindaco di Castel Di Sangro. Tre sono le liste presentate per il consiglio: Provincia Insieme, che fa riferimento all’assessore regionale alle Aree interne Andrea Gerosolimo, Forza Popolare, di centrodestra sponsorizzata dal consigliere regionale Emilio Iampieri di Forza Italia e da Filippo Piccone e Massimo Verrecchia di Alternativa Popolare e Uniti per la Provincia, lista del Partito Democratico, le prime due appoggiano Caruso, mentre i democrat non hanno presentato un candidato.
Il 30 luglio, giorno delle elezioni, Caruso prenderà il posto che fino al 12 giugno è stato di Antonio De Crescentiis. Dopo la riforma Delrio, con il riordino delle funzioni delle Province, queste hanno visto ridimensionato il proprio potere, oggi si occupano di edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, trasporti e strade provinciali mentre non sono più previste elezioni dirette. Gli organi, consiglio e presidenza, vengono scelti con elezioni di secondo livello dove vi partecipano solo gli amministratori locali – consiglieri comunali e sindaci.
Un ente che di questi tempi può portare più rogne che benefici, con poche risorse finanziarie a disposizione, nel nostro caso poi, con un territorio sismico e montano, con le scuole in situazioni drammatiche dal punto di vista della sicurezza sismica e le strade che franano e restano chiuse per anni. Deve aver pensato pressappoco questo il neosindaco aquilano Pierluigi Biondi, quando il centrodestra ha fatto il suo nome come possibile candidato alla presidenza. Da settimane il nome che si ventilava era però un altro, quello del forzista Paolo Federico sindaco di Navelli, protagonista della campagna elettorale che ha riportato il capoluogo di Regione a destra e uomo di fiducia del vice sindaco dell’Aquila Guido Liris.
Ma le Province, anche se contano poco ed amministrarle con il portafoglio ristretto è impresa titanica, sono un passaggio cruciale nella guerra di posizionamento in vista delle prossime scadenze elettorali – politiche e regionali –, tutti hanno interesse a contarsi. È così che Emilio Iampieri, nel tentativo di non rafforzare troppo il centrodestra aquilano, ha provato a silurare qualsiasi proposta di candidatura unitaria. Il centrodestra con L’Aquila e Avezzano dalla sua, più una serie di centri numericamente minori come Pratola Peligna e Celano, poteva con la desistenza del Partito Democratico, ambire ad eleggere alla presidenza un suo uomo.
Fino all’ultimo c’hanno provato, quando dopo il ritiro della disponibilità di Biondi e Federico – quest’ultimo impallinato da Iampieri –, gli aquilani accettano un candidato marsicano, Mario Quaglieri sindaco di Trasacco, che ha aspettato invano che arrivassero le firme dei consiglieri aquilani, che invece hanno spento i cellulari e sono andati al mare o più probabilmente sul Gran Sasso.
Biondi, convinto da Giorgio De Matteis – consigliere comunale aquilano di Fratelli D’Italia nonché ex consigliere regionale e uomo di spicco dell’Udc abruzzese – ha ritirato la disponibilità sua e dei suoi uomini ad essere inseriti nelle liste e a firmare per la presentazione delle stesse.
Il perché è presto detto: Biondi e la sua schiera di consiglieri, neoeletti in una delle città più difficili da amministrare attualmente nel Paese vista la situazione post sisma, hanno tutto l’interesse a concentrare i propri sforzi solo sul capoluogo, senza disperdere energie nel territorio provinciale mentre De Matteis ha potuto in questo modo mettere l’ennesimo freno – dopo quello di Iampieri – al centrodestra provinciale unito che rischiava di rafforzare troppo i forzisti. Lo stesso De Matteis nei mesi scorsi aveva lanciato la sfida ai “quarantenni” del centrodestra aquilano che avrebbe con piacere affrontato alle prossime regionali.
Tutte queste trame però, avrebbero poco senso, se dall’altro lato – o forse sarebbe meglio dire nel mezzo – non ci fosse stato qualcuno a tirare le redini di un progetto politico che in questo momento ha un solo mantra: inglobare quante più posizioni di potere. Stiamo parlando dell’assessore regionale alle Aree interne Andrea Gerosolimo, che dopo i comuni di Sulmona, Prezza e Avezzano, l’imposizione di suoi uomini a dirigere Saca e Cogesa, doveva piazzare il suo ultimo uomo prima dell’impegnativa volata per le elezioni politiche. Un ultimo colpo di fioretto che però passava per un intreccio di alleanze.
Il nome di Angelo Caruso infatti è opera sua, la collaborazione fra i due, iniziata dopo essere divenuto assessore regionale, si è rafforzata con l’elezione di Annamaria Casini a Sulmona. Alto Sangro e Valle Peligna del resto sono territori continuamente depredati dalle politiche regionali pertanto è stato facile fare fronte comune per limitare le perdite dei servizi, a cominciare dal riordino del piano ospedaliero regionale.
Un primo asse è stato così poggiato.
A quel punto bisognava indebolire il centrodestra in quel momento maggioritario. Gerosolimo lo ha fatto andando a spaccare ogni possibile tentativo di unità, alleandosi con la Marsica a scapito degli aquilani, sfruttando gli ottimi rapporti che ha costruito e che hanno contribuito ad eleggere ad Avezzano Gabriele De Angelis – suo uomo. Così ha stretto accordi con Iampieri e Verrecchia, il nome che mette tutti d’accordo – Caruso – è un amministratore stimato, di navigata esperienza, per di più di un territorio terzo, così da non scontentare nessuno. L’Aquila accentra, ingloba, consolida, lascia le briciole ai territori, c’è bisogno di coalizione contro i politici del capoluogo, se non si vuole che il resto della provincia diventi irrimediabilmente spoglio e marginale.
Un secondo asse è stato poggiato.
Non restava che mettere d’accordo anche L’Aquila, si è trattato in un incontro direttamente col sindaco Biondi. Il patto è una vera e propria “alleanza delle Aree interne” volta a ridistribuire più risorse all’entroterra rispetto alla fascia costiera, da sempre privilegiata. I presenti oltre al sindaco del capoluogo erano i sindaci di Sulmona, Avezzano e Castel Di Sangro – tutti uomini di Gerosolimo. Il pontiere è stato De Matteis che conosce Gerosolimo dai tempi della comune appartenenza all’Udc.
Anche il terzo asse è stato poggiato.
Mancava solo la chicca: il beneplacito del presidente della Regione Luciano D’Alfonso che è arrivato a stoppare qualsiasi velleitario tentativo di candidatura alla presidenza del Partito Democratico. Quest’ultimo dal canto suo ha provato a mostrare un barlume di dignità attraverso le parole del segretario provinciale Mario Mazzetti che ha definito la lista presentata “una lista forte e rappresentativa dell’intero territorio”. Dichiarazioni che hanno il vago sentore della farsa perché il disastro s’intravede leggendo fra le righe della lista Provincia Insieme. Dei sette candidati consiglieri presentati da Gerosolimo e i suoi, cinque sono uomini del centrosinistra. Inoltre lo stato del partito in provincia è pessimo, ad Avezzano i Di Pangrazio si sono allontanati, a L’Aquila lo scontro interno fra “la triade” Pezzopane-Lolli-Cialente e “l’asse dei quarantenni” Di Benedetto-Pietrucci ha portato alla sconfitta che sembrava impossibile ai molti. A Sulmona il partito è un oggetto strano, metà in maggioranza, metà all’opposizione mentre il segretario cittadino Sergio Dante, espressione di Bruno Di Masci – silenziosamente all’opposizione – si è complimentato con Vincenzo Margiotta – quindi indirettamente con Gerosolimo – per l’elezione ad amministratore unico di Cogesa. Un partito dilaniato da sconfitte e fughe verso la forza centrifuga di Gerosolimo.
“Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente” direbbe Mao, ma eccellente per chi se non per l’unico che in tutto questo marasma si ritrova truppe organizzate e compatte e una linea politica chiara da perseguire?
A sintetizzare ci pensa Marianna Scoccia, sindaco di Prezza “Né Pd né Forza Italia sono stati in grado di trovare candidati presidenti. In Valle Peligna (e non solo ndr) c’è un movimento civico territoriale, avanti tutta Abruzzo Insieme”.
In fin dei conti tutta questa smania di fare e disfare le carte non avrebbe senso se non ci fosse quell’ambizioso progetto che è Abruzzo Insieme. L’asso nella manica dell’assessore Gerosolimo, un contenitore politico che raccoglie il malcontento degli amministratori verso i partiti, in ogni parte d’Abruzzo in maniera funzionale.
Abruzzo Insieme è un’operazione di maquillage politico, che tiene uniti peligni e sangrini contro il resto della provincia sui presidi ospedalieri, peligni, sangrini e marsicani contro L’Aquila quando cannibalizza il resto della provincia. Che mette insieme peligni, sangrini, marsicani e aquilani – le Aree interne – contro il fronte costiero e che infine compatta l’Abruzzo intero contro Roma, dai cui rubinetti escono rivoli di risorse finanziarie sempre più esigue verso le periferie. È un movimento pigliatutto con le sembianze del carro del vincitore, dove salire è facilissimo, basta una stretta di mano, dire sempre sì e garantire la devozione al capo-guida-regista-stratega.
La presentazione di Abruzzo Insieme avverrà solo dopo l’estate ma già si annunciano numeri importanti, quattrocento amministratori affiliati e una “truppa” di consiglieri regionali – Andrea Gerosolimo, Lorenzo Berardinetti, Mario Olivieri, Maurizio Di Nicola e Donato Di Matteo – che potrebbero diventare presto la causa degli incubi del presidente regionale D’Alfonso, intenzionato a governare questi ultimi mesi nella maniera più efficace possibile, prima di essere candidato al Senato. Una sfiducia da parte della “truppa” potrebbe screditare D’Alfonso agli occhi di Renzi e del partito nazionale, in Regione infatti la situazione è molto tesa.
Resta per il neonato movimento, da sciogliere il nodo delle elezioni politiche che però è prematuro affrontare senza la certezza della legge elettorale, quindi le mosse decisive si capiranno solo più avanti.
La Valle Peligna in questo scenario così complesso vive due situazioni: quella di chi ha il vento in poppa – gli uomini di Gerosolimo – come Mauro Tirabassi che sarà probabilmente eletto consigliere provinciale e quella a cui il vento spira contro – Pd e Forza Italia. Il Partito Democratico peligno va sostanzialmente alla conta in queste provinciali, con i consiglieri Fabio Ranalli e Silvio Cappelli, rappresentanti rispettivamente del Pd sulmonese dimasciano e del Pd del resto della Valle Peligna. Proveranno a capire chi conta di più in ottica delle prossime scadenze elettorali.
Forza Italia invece, che era pronta a far sentire il suo peso in una lista provinciale di partito e che avrebbe potuto eleggere almeno un consigliere peligno, venuta meno l’ipotesi dell’unità ha visto ridursi quasi a zero le chance di elezione di consiglieri ed oggi vede un unico candidato: Osvaldo Lupi, vicesindaco di Bugnara.
Infine non è mancato il commento di Italica, attraverso il suo coordinatore Alberto Di Giandomenico, che augura “un proficuo lavoro al futuro presidente”. Aggiunge Di Giandomenico di aver scritto una breve lettera a Caruso nella quale chiede: di risolvere gli annosi problemi degli edifici scolastici, di farsi garante per la sicurezza stradale e i collegamenti nell’entroterra e di essere maggiormente presente nel territorio.
Savino Monterisi
bene,tutti dei politicialtroniladroni vogliono avere visibilita’.di certo non per annunciare risultati ottenuti per il mandato ricevuto, quali i benefici,le aspettative degli elettori,in termini economici,servizi efficienti e fruibili, lavoro,infrastrtuure,aggiornamento e sicurezza di quelle esistenti,viabilita’,trasporti,ammodernamento,cura degli attrattori turustici,iniziative ,progetti,piani per attirare investimenti privati di produzioni industriali,artigiane,agricole ecc,ecc ..questi fanno accordi solo per dividersi le poltrone,illuminante l’elezione del sindaco di Avezzano,destra,sinistra e centro insieme per vincere…dunque? Qui non esistono valori,principi,ideologie di riferimento,progetti certi di cui la visione degli Interessi generali,la Cosa pubblica non e’ prioritaria,il benessere del Territorio e dei Cittadini non e’ importante,l’amministrare per gli Interessi collettivi non e’ fondamentale….essenziale sono solo gli spot pubblicitari,gli annunci,le dichiarazioni,i comunicati stampa,le tavole rotonde,le note per l’ incarico,la visibilita’ per il momentaneo ruolo,la poltrona di scambio,di passaggio….o no?
Si annunciano intense pioggie di denari sulla provincia….mentre le Corti hanno bocciato i bilanci regionali…quindi cari amici vi scrivo una lettera !
Tutti in fila con il cappello in mano a chiedere l’elemosina (finti posti di lavoro, rendite di posizione ecc.. ) sembra di essere tornati ai gloriosi tempi della DC..