C’è un’altra infermiera della clinica San Raffaele che si sospetta abbia contratto il Cornavirus, si tratta di una quarantenne di Sulmona che ieri è stata trasferita all’Aquila con una polmonite bilaterale e che, per questo, è stata sottoposta a tampone. Nel dramma il dramma, perché la donna ieri mattina ha perso il bimbo che aspettava e bisognerà capire ora se e in che modo il virus abbia contribuito all’aborto spontaneo.
Il caso del focolaio al San Raffaele, d’altronde, rischia di avere anche una coda giudiziaria, perché la famiglia dell’operatrice sanitaria già risultata positiva al Covid, ha chiesto di acquisire la cartella clinica della paziente proveniente da Bergamo (anche lei risultata ora positiva) per capire se ci sono state eventuali responsabilità e negligenze nella gestione della paziente, nella decisione di trasferirla a Sulmona nonostante provenisse da una zona rossa e con un tampone, che seppur negativo, era stato eseguito solo una volta una settimana prima.
La donna, oltretutto, il giorno successivo al suo arrivo a Sulmona, era stata portata in visita ginecologica, passando per il pronto soccorso, all’ospedale Annunziata e qui trattata quasi da tutti gli operatori (tranne quelli di ginecologia che hanno voluto indossare le protezioni per forza) senza dispositivi di protezione individuali.
Per le verifiche della diffusione di un eventuale contagio, però, c’è da aspettare (come se ci fosse tempo): agli operatori sanitari dell’Annunziata entrati in contatto con la settantaquattrenne teramana “importata” da Bergamo, infatti, la Asl ha negato il tampone se asintomatici. Per quelli che lavorano alla San Raffaele, a parte i due in isolamento che continuano a lavorare e a cui il tampone è già stato fatto, invece, c’è da attendere le indicazioni della Asl. Ma è probabile che nella clinica si proceda nei prossimi giorni al tampone a tappeto su tutto il personale e sui quarantasette pazienti ospitati. Essendo un ambiente coatto e nel quale le cure prevedono un contatto fisico stretto tra operatori e pazienti, infatti, il rischio che si sia sviluppato un vero e proprio focolaio è concreto.
Dovete vergognarvi….scrivere informazioni private per farvi pubblicità…fate schifo.
Vergognarsi? Informazioni private? Lei è completamente fuori strada. Si chiama giornalismo. E questo articolo è un perfetto esempio di buon giornalismo. Riporta fatti di straordinario interesse pubblico, limitando all’essenziale i dati, e riporta fatti veri.
Poi che significa per “farsi pubblicità”? E’ il loro lavoro. E’ come dire a un dottore che quando fa un’operazione perfettamente riuscita lo fa per farsi pubblicità. MI associo a Giulio e Enzo: questa è esattamente l’informazione che un giornale dovrebbe dare.
esempio di buon giornalismo??? ahahahah ahahahahah ahahah ahhaha
Buon giornalismo???lo sa che per rendere pubblico informazioni della vita privata di una persona ci vuole l’autorizzazione con firma dell’interessato?? Poi è convinto che il fatto personale sia andato così come è stato riportato???e poi a me cittadina cosa caspita può interessarmi se fosse incinta o meno??? Non so volete sapere anche se è sposata,se ha figli,dive abita???ma vi rendete conto di cosa è stato scritto e soprattutto che dall’altra parte c’è una persona che sta affrontando una situazione delicata???un po di tatto porca miseria… con questo chiudo perché per me è inaccettabile. Saluti
Rita, capisco il suo punto di vista e sto accorato per questa ragazza. Siccome la questione se ci sia una correlazione tra coronavirus e esito della gravidanza é questione dibattuta sotto il profilo scientifico, l’interesse della collettività é in ordine a questo aspetto, non al mero fatto che fosse incinta. D’altra parte ogni volta che si da la notizia su qualcuno, la notizia contiene inevitabilmente elementi personali. Il fatto che serva l’autorizzazione dell’interessato non é sempre vero. Ripeto, se la notizia é corretta ed essenziale, prevale la funzione di informazione, che ha rilievo costituzionale tanto quanto la protezione dei dati personali. Se ha occasione di leggere il codice deontologico dei giornalisti, vedrà che é così.
Buongiorno. La colpa non è della redazione,è dei responsabili della clinica.la procura deve aprire un inchiesta e punire severamente i responsabili.
Ora basta!! Noi cittadini siamo stanchi di sopportare queste negligenze, perché poi siamo sempre noi a pagarne il prezzo.
Queste tristi vicende giustamente raccontate e denunciate dimostrano che c è carenza nei piani di emergenza ! non ve la prendete con chi ci sbatte in faccia la verità prendetevela con tutti i manager direttori asl e altri dirigenti INCOMPETENTI messi lì dalla politica ! porca puttana
Ma la magistratura cosa aspetta ad intervenire e indagare sulla direzione sanitaria? Ma ci rendiamo conto di cosa ci è accaduto?
Questi politici,li avete votati voi.!!!!
Sono d’accordo con MarioS!!
Intervengo per chiarire una cosa che sta suscitando reazioni probabilmente esagerate. Premesso che nessuno si diverte a raccontare le tragedie, il giornalismo ha delle regole che vanno rispettate. Tra queste c’è quella dell’essenzialità della notizia, se cioè una notizia sia utile alla narrazione di un fatto di cronoca e quindi di interesse pubblico. Nel caso in specie l’aver indicato il dramma nel dramma che ha colpito questa donna (alla quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà) ha una ragione e cioè il fatto (come sostenuto dagli addetti ai lavori) che possa esserci una correlazione tra l’aborto e il virus. Abbiamo dato la notizia nel modo più neutro possibile, senza pietismo e cinismo. Ci dispiace se qualcuno si è sentito turbato, ma la cronaca a volte è cruda. Buona giornata
Oh mio Dio, ho scritto esattamente la stessa cosa un attimo fa. Grizzly, stavolta siamo perfettamente allineati, soprattutto nell’esprimere solidarietà a questa persona.
Per quale motivo gli addetti ai lavori hanno diffuso queste informazioni dirette a voi e non tramite comunicato ufficiale asl? Ma la privacy dove sta? Piuttosto perché non indagate sulla cartella clinica della signora di Bergamo? Per quale motivo il secondo tampone (risultato positivo) è stato effettuato dopo diversi giorni visto il persistere di sintomi legati al covid (come da voi giornalisti riportato). Perché il tampone solo al personale in servizio e non anche a chi sta fuori per altre motivazioni? E magari saranno asintomatici e nel mentre potenziali untori per chi gli sta vicino. La cittadinanza vuole sapere perché le negligenze scaturiscono da chi ha un nome ed un cognome e non sono dovute al fato!
Verissimo Grizzly, infatti siamo al 43 posto per libertà di stampa nel mondo. Il giornalismo a delle regole che vanno rispettate.
Siete convinti che il fatto personale indicato sia avvenuto così come descritto…questo è il problema di base.
Comunque va bene così…mi dispiace per la ragazza che si trova ad affrontare questa situazione e si trova anche a leggere ciò.
Saluti
Rita, certamente non esiste un diritto dei giornalisti a scrivere fesserie! Se lo fanno, ne rispondono eticamente e penalmente. Io non ho elementi per valutare se ci siano inesattezze, non so neanche chi sia questa ragazza. Chiunque sia a conoscenza che i fatti sono andati diversamente può chiedere una rettifica o, se ricorrono le condizioni, adire le vie legali.
Scusi, ma a lei risulta che i fatti siano differenti? Altrimenti non capisco.
Io penso che la notizia sia utile anche per la ragazza stessa perché ogni lettore non può che esternarle solidarietà e conforto…ed è anche giusto che si sappia anche per mettere in guardia eventuali futuri utenti della clinica(che dovrà assolutamente pagare per il malfatto,perché a mio parere e per le notizie recepite il malfatto è evidente)…per quanto riguarda l’attacco ai dirigenti Asl penso che sia del tutto inopportuno(senza togliere che di schifezze ne hanno fatte tante)perché si tratta di clinica privata i cui dirigenti hanno guardato solo all’aspetto economico e trascurato completamente quello della prevenzione e della sicurezza
Per la redazione, indagate, fatevi fornire i verbali di consegna dei DPI come prescritto dal dlgs 81/08, contattate Rspp, RLS, medico competente aziendale, indagate da quanti giorni la paziente di Bergamo presentava sintomi, e per quale motivo non si è proceduto in maniera celere al secondo tampone. Per la cronaca anche il cogesa ha messo in quarantena 13 persone. Indovinate perché.