Abbattimento cervi: M5S e animalisti contro la decisione della Giunta Regionale

Non smette di suscitare reazioni la delibera approvata dalla giunta regionale in merito all’abbattimento di 500 cervi nei comprensori 1 e 2 dell’Abruzzo aquilano a partire dal prossimo 14 ottobre.

Dopo il WWF Abruzzo che non esclude azioni legali e il partito democratico regionale che nella decisione della giunta Marsilio vede una questione “ideologica”, a far sentire la propria voce anche il M5S. In un comunicato a firma della senatrice Gabriella Di Girolamo, la consigliera regionale Erika Alessandrini e il capogruppo in Regione Abruzzo Francesco Taglieri definiscono la delibera “l’ultimo delirio in ordine di tempo di una classe politica regionale palesemente inadeguata”.

Inadeguata e “superficiale”, sottolineano gli esponenti del Movimento per i quali “pensare di risolvere un problema complesso con il ricorso all’abbattimento massiccio dei cervi è ulteriore sintomo dell’incapacità di affrontare i problemi dei nostri territori”. Una decisione, continua il comunicato, purtroppo “in linea con la strana concezione della tutela dell’ambiente e delle biodiversità che caratterizza il centrodestra regionale” che “mancando di visione strategica e di pianificazione, di fronte a problemi concreti che hanno preferito sottovalutare, si ritrovano ad improvvisare”.

Tutto questo nonostante dati e monitoraggi che, affermano i pentastellati, “riesce difficile pensare siano arrivati come un fulmine a ciel sereno” su chi non ha trovato altra soluzione che ricorrere all’abbattimento. Dal Piano faunistico a quello quinquennale sulla gestione dei cervidi, di strumenti utili ad evitare l’attuale situazione ce ne sono, eppure, continuano gli scriventi, il centrodestra ha preferito “dare la responsabilità ai cervi perché si comportano da cervi”dimostrando di non avere alcuna “consapevolezza delle dinamiche e delle problematiche del territorio che è chiamato a governare”.

L’abbattimento di 500 esemplari non può essere la soluzione, ribadiscono i pentastellati, men che meno in una regione come la nostra, dove la convivenza uomo-animale “ha radici antiche e risponde a valori insiti nella popolazione abruzzese”. Senza pensare, conclude il comunicato, alle “ricadute che una decisione di tale portata rischia di avere sul turismo e sull’economia di intere zone e borghi” che proprio sulla presenza di cervi come di altre specie protette hanno costruito la loro immagine non solo turistica.

Di “azzerare la situazione e aprire un tavolo di confronto anche con le associazione animaliste” la richiesta dell’AIDAA Associazione italiana difesa animali e ambiente che di fronte alla “scelta folle e scellerata” della giunta regionale promette di opporsi in tutti i modi. Perché una “decisione presa a seguito delle pressioni di agrari e cacciatori” non solo non risolve il problema ma danneggia il territorio di cui il cervo, proprio come l’orso bruno marsicano rappresenta un simbolo.

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