“A Lembe'”: a Raiano il centenario della morte di Umberto Postiglione

Anarchico e scrittore, poeta e antifascista, maestro elementare ma anche operario. Umberto Postiglione era tutto questo. Raianese e abitante del mondo, morto il 28 marzo del 1924. Raiano lo celebrerà domani, con una doppia deposizione di corone floreali in suo omaggio. La prima alle 11:00, ai piedi della lapide dei tre cipressi, con un corteo che a piedi partirà alle 8:30 dalla piazza intitolata al poeta. Dopo la cerimonia, si potrà sostare per condividere cibi e bevande portate da chi parteciperà al momento commemorativo. La seconda corona di fiori, invece, sarà deposta nel pomeriggio, alle 16:00, al cimitero di Raiano.

Italiano emigrato oltreoceano, nel 1910, a neanche 18 anni. Prima banchiere, poi scrittore. Mai soldato per la leva obbligatoria di inizio secolo. Perché Postiglione la rifiutò. Non per paura di perdere la vita in trincea. Il ripudio alle armi arrivò per nobiltà, per non macchiarsi “mano col sangue dei miei fratelli. Perché sono miei fratelli, anche se figli di un altro padre, e nati sotto un altro tetto, i soldati dell’Austria“. Queste le righe della lettera inviata al padre nel 1915, quando l’Italia si affaccia nel primo conflitto mondiale. Niente leva, ma il rischio del rimpatrio forzato lo porta a lasciare gli Stati Uniti. Un addio sofferto a quella che per cinque anni è stata la sua casa, anche se una dimora fissa non l’ha mia avuta sotto la bandiera a stelle e strisce. Massachusetts, Iowa, Pennsylvania, Ohio, Wisconsin, California, Illinois e New England sono solo alcuni degli stati dove ha tenuto comizi. E poi il sostegno agli scioperanti di Little Falls o la partecipazione a Boston, in solidarietà a Joseph Ettor e Arturo Giovannitti. Impossibile ricostruire gli spostamenti di Corfinio, uno dei vari pseudonimi utilizzati da Postiglione durante la collaborazione per Cronaca Sovversiva, iniziata con l’incontro con Luigi Galeani.

Parte verso sud, Postiglione. Oltrepassa il confine messicano e alle pendici della Sierra Madre Oriental dà vita a un gruppo di anarchici: gli ultramilitants galleanisti. Tra loro Riziero Fantini, Nicola Sacco, Bartolomeo Vanzetti, Emilio Coda, Giovanni Scussel e Amleto Fabbri. Il poeta raianese visita tutta l’America Latina. Un percorso al contrario di quello narrato (e compiuto) da Ernesto “Che” Guevara in Notas de Viaje, a cavallo tra il 1951 e il 1952. Perù, Cile, Argentina e Bolivia, passando per Paraguay, Uruguay, Ecuador e Brasile dopo i mesi da insegnante di lingua italiana e inglese in Costarica, all’Università agraria di San José.

Dopo dieci anni, Postiglione solca l’Atlantico per tornare a casa. Partito da Buenos Aires, deve prestare servizio militare a Cava dei Tirreni. Poi il congedo e l’attivismo militante in Abruzzo.

Anarchico ma anche pedagogista. Alla sua terra dona l’istruzione: promuove ad Avezzano una scuola libera. A Raiano istituisce la Casa del Popolo nel 1921, la prima d’Abruzzo, in concomitanza con una scuola libera e gratuita donata al paese. Due anni dopo sale in cattedra, a San Demetrio ne’ Vestini, nonostante la sorveglianza della polizia fascista. Dona banchi ma anche testi agli studenti, redigendo il sussidiario La Terra d’Abruzzo e la sua Gente. Il testo edito da Paravia finirà sulle scrivanie di tutti gli studenti delle scuole elementari abruzzesi.

La vita di Blankett-Stiff (altro pseudonimo utilizzato in terra americana) viene spenta da una polmonite il 28 marzo 1924. Prima di morire, indirizzò ai familiari le seguenti parole: “Voglio essere portato a braccia dalla Casa del Popolo fino all’ultima dimora. Non tombe, non croci. Sul colle soprastante il paese pianterete tre cipressi e questa epigrafe: “Vorrei ancora vivere per avvicinarmi di più al Gesù Cristo del Vangelo”.

1 Commento su "“A Lembe'”: a Raiano il centenario della morte di Umberto Postiglione"

  1. Ci sono comunque ruoli militari all’archivio di Stato di L’Aquila di ragazzi del circondario, classe 1893 e dei quali non parla nessuno, emigrati in USA, chiamati alle armi dal consolato di Boston, giunti e arruolati a maggio 1916, dispersi in combattimento località Monte Zebio a luglio 1916. La faccenda di centinaia di migliaia di disertori in America e specialmente in Argentina e Brasile si sarebbe dovuta considerare nella concessione della cittadinanza italiana agli attuali discendenti , quando per il fronte di guerra non si sentivano italiani.

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