(pubbliredazionale spazio elettorale autogestito a pagamento)
Continua a fare discutere l’ipotesi, messa sul piatto dalla Direzione Strategica della Asl1, di coinvolgere i medici dell’esercito nell’Alto Sangro per fare fronte all’assenza di determinati servizi sanitari sul territorio. Quale è il suo parere?
Stiamo discutendo di un’ipotesi che manifesta, per l’ennesima volta, la totale incapacità della Direzione Strategica dell’azienda di rispondere alle esigenze degli abruzzesi mediante una programmazione accurata e che tenga altresì conto della morfologia e delle peculiarità dei singoli territori. Forse perché incoraggiata da un Presidente di Regione che, non essendo abruzzese, e non conoscendo la nostra geografia, non ha il focus sulle criticità che determinate zone vivono. Lui che, in questi cinque anni, non si è minimamente preoccupato di conoscerle recandosi sul posto a dialogare con i cittadini e le istituzioni locali. Parliamo di una proposta assurda in quanto il corpo militare agisce laddove si presenta una situazione emergenziale oggettiva, imprevedibile e inaffrontabile con i mezzi ordinari e che, perché possa venire risolta, costringe a ricorrere a quelli straordinari come, appunto, l’Esercito. Anche solo prenderla in considerazione esibisce la più palese e inequivocabile ammissione di fallimento, di inadeguatezza nel risolvere le difficoltà e di assenza di dialogo con i cittadini che vivono i territori. Il governo Marsilio ha prodotto questo: instabilità, incertezza e discriminazione. Nei Comuni di Pescasseroli, Pescocostanzo, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena e Barrea non hanno più né il 118 con ambulanza medicalizzata né la guardia medica, il che è inaccettabile per un’area montana che, invece, dovrebbe poter contare su un’assistenza sanitaria continua e affidabile. Marsilio, la Verì e il centrodestra hanno preferito spostare l’attenzione altrove preferendo investire su altri territori rispetto all’Alto Sangro. In questi mesi sono sceso al fianco dei cittadini in occasione delle numerose manifestazioni di protesta fuori la Direzione Strategica della Asl1 all’Aquila, con loro ho parlato e mi sono confrontato, ho ascoltato le loro richieste e sono orgoglioso di aver ricevuto la loro fiducia. Al tempo stesso nessuno del centrodestra si è mai presentato, facendo spallucce e trincerandosi dietro il silenzio. Un atteggiamento inammissibile.
Lei ha espresso il timore che una decisione simile potrebbe avere ripercussioni sul flusso turistico della zona, elemento imprescindibile per l’economia locale…
Un intervento di questo genere paleserebbe l’instabilità dei servizi sanitari del territorio e l’isolamento di un’area rispetto al resto della provincia, fattori che andrebbero in netto contrasto con le certezze che i turisti cercano nei luoghi in cui si recano. Ciò verrebbe inevitabilmente letto nell’ottica di una zona poco sicura, senza servizi minimi assistenziali e quindi non in grado di rispondere a quelle urgenze sanitarie che potrebbero verificarsi in qualsiasi momento. Inoltre non è stato reso noto per quanto tempo questo presidio militare sarebbe garantito, né le modalità di fruizione. Quale è la prospettiva sul breve, medio e lungo termine? Come si intende mettere mano a una situazione di così gravi deficit strutturali? A queste domande nessuno ha avuto risposte e chi avrebbe dovuto darle non si è degnato di confrontarsi con chi porgeva domande. Ha preferito prendere tempo per scavallare il 10 marzo, cioè il giorno del rinnovo del Consiglio Regionale, lasciando la patata bollente a chi verrà dopo. Un ulteriore e grave scarico di responsabilità, quindi, nel mentre i cittadini attendono chiarimenti. È impensabile che i Comuni che si trovano nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise non possano contare su un’assistenza sanitaria adeguata, ed è inaccettabile che si debba ricorrere a un corpo militare per sopperirvi. Non siamo in una zona di guerra.
Il giorno dopo l’approvazione della nuova rete ospedaliera il Presidente Marsilio e l’Assessore alla Sanità Verì hanno parlato di un “modello Abruzzo” che verrà preso a riferimento anche da altre Regioni. Le sembra eccessivo?
Pura e becera propaganda, una presa in giro inaccettabile nei confronti degli abruzzesi. Cosa ci sarebbe da prendere a modello? Abbiamo subito solo tagli e depotenziamenti, cosa che ha comportato un’insopportabile discriminazione tra i territori considerati di serie A e di serie B, depotenziamenti costanti, una rete ospedaliera che fa figli e figliastri e che, come sempre accaduto negli ultimi cinque anni, ha sacrificato in lungo e in largo la provincia dell’Aquila per favorire altre zone, soprattutto quelle costiere. Con riferimento all’Alto Sangro urge ricordare come Castel Di Sangro perda tre unità operative complesse e quattordici posti letto, oppure come a Sulmona, città non distante da questa macro area, l’ospedale venga inquadrato come Dea di primo livello solo sulla carta poiché, a conti fatti, non riceve nessun reale potenziamento. Senza parlare del tanto discusso punto nascita, tutt’altro che salvo. Una rete ospedaliera mortificante che farà compiere un bruttissimo salto indietro alla nostra provincia. Per cinque anni si sono riempiti la bocca di belle parole sulle aree interne e quelle montane, ma quando si è trattato di prendere seriamente in considerazione le necessità di chi le vive tutto l’anno hanno preferito dirigere altrove le loro attenzioni. Adesso dobbiamo assistere a passerelle elettorali e inaugurazioni di sedi accompagnate da comizi carichi di buoni propositi, gli stessi che avevano cinque anni fa e che non hanno assolutamente soddisfatto. I cittadini meritano rispetto, devono finirla di prenderci in giro, la sanità è una cosa seria e non può essere sacrificare sull’altare dei giochi politici dei loro partiti. Marginalizzati e isolati, ecco come ci hanno ridotto.
Ha citato le aree interne e di montagna: come si può invertire il sempre più pericoloso trend legato al loro spopolamento e impoverimento?
Se non si investe nei servizi essenziali come scuola, trasporto e sanità sarà sempre più difficile colmare il gap con altri territori o zone morfologicamente parlando più facilmente gestibili. Se non vengono garantiti non c’è nessuna strategia che si possa adottare per fronteggiare questa crisi. Come Movimento 5 Stelle vogliamo offrire agli abruzzesi un’alternativa di governo. A loro chiediamo di darci la possibilità e responsabilità di governare questo territorio al posto di un centrodestra che non lo ha fatto e ha esercitato solo il ruolo del padrone. Luciano D’Amico è un candidato presidente perfetto, sono sicuro che saprà fare la differenza per mettere le mani alla radice dei problemi e ridare alla nostra regione e alle sue aree interne e di montagna quella dignità che meritano e quei servizi che cercano. Non a caso D’Amico ha proposto il trasporto pubblico gratuito, conosce perfettamente l’importanza di questo servizio e la necessità di renderlo capillare sul nostro territorio. Per contrastare un trend negativo occorre dare agli abitanti di queste zone i mezzi necessari per una qualità di vita migliore. Di certo non trattarli come cittadini di serie B come ha fatto il presidente Marsilio in questi cinque anni.
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