Non c’è da allarmarsi, ma dopo la morte sospetta di Alexey Navalny, comunque, un po’ di preoccupazione è comprensibile. Nella lista degli indesiderati, anzi dei ricercati, dalle forze di polizia russe, infatti, ci sono anche due abruzzesi: il sulmonese Giovanni Di Massa e il pescarese Matteo Angelucci. La black-list è stata pubblicata ieri da Alessandro Orlowski, esperto italiano di propaganda informatica che a sua volta ha estrapolato i venticinque nomi italiani tra gli oltre novantamila nel mondo pubblicata da Mediazona, testata giornalistica russa indipendente e antiregime.
Giovanni Di Massa, sessantadue anni ingegnere della ISS Energetiche, venne fermato nel giugno scorso a Mosca mentre si trovava a bordo di un’auto (non si è mai capito se un taxi o un’auto privata). La polizia russa lo accusò di detenere una bustina contenente 1,15 grammi di mefedrone, una specie di metanfetamina. Il giorno dopo, però, il professionista sulmonese lasciò la Russia, imbarcandosi su un aereo diretto ad Abu Dhabi e da qui tornò in Italia, affidando alla Farnesina la gestione legale e diplomatica della vicenda. Lo stesso Di Massa dichiarò al Germe di aver lasciato la Russia legalmente, su un aereo che aveva prenotato da venti giorni e con il suo passaporto. Nessuna fuga, insomma, come inizialmente si era pensato. Fatto è che ora il suo nome compare tra i venticinque italiani della lista nera russa, non è chiaro se per la vicenda del mefedrone o se per altri motivi. Di Massa, fino a giugno scorso, frequentava spesso la Russia dove ha molti amici, anche per aver lavorato a Mosca in passato, Paese che ha continuato a frequentare anche dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina e il deterioramento delle relazioni internazionali con l’Occidente. Dagospia aveva persino ipotizzato che l’ingegnere sulmonese si trovasse a Mosca su mandato dell’intelligence occidentali per indagare sulle aziende che forniscono materiale strategico a Putin.
Nulla di più si sa dei motivi che hanno fatto iscrivere tra i ricercati l’altro abruzzese, Matteo Angelucci, trentaquattrenne pescarese inserito forse nella black-list per la sua attività di informatico.
Tra i ricercati italiani spiccano i nomi di Giulia Shiff, la venticinquenne pilota di elicotteri che si arruolò nelle forze ucraine dopo l’invasione del Donbass e il giudice Rosario Aitala, accusato e condannato in contumacia dai Russi per aver incriminato Vladimir Putin.
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